Brutage
Il trio norvegese supera il decennale di attività con questa doppia uscita in vinile per la Drid Machine Records (che ha base a Stavanger, città della band). Ne è passato di tempo dall’ultima pubblicazione “grossa” (il self titled per Load Records era uscito nel 2006), ed è pure cambiata la line up: oltre a Kjetil D Brandsal (basso) e Jan Christian Lauritzen (batteria), adesso c’è il chitarrista dei Jazzkammer John Hegre, col fine ultimo del gruppo che rimane però il medesimo, cioè risultare pesante, tellurico, noise nell’anima. I Noxagt ci riescono ancora, anzi, si rinnovano riuscendo a essere ancora più marziali e coscienziosamente fuori di testa del solito. Due uscite separate, quindi: la prima, Brutage (il disco nuovo) è, sin dal titolo, un programmatico rimestare tra brume rumoriste mai sopite (l’amore per quel suono qui è totale, mai però fine a se stesso). Le composizioni: tre nel primo lato e un paio nel secondo. Titoli a parte (che sono chiaramente un richiamo “minaccioso” all’intestazione vera e propria del lavoro, per inciso notevolissima), i pezzi sono tutti come delle sonore mazzate nei denti (e qui ci vengono in mente anche i loro conterranei Staer, stessa voglia di far del male e di devastare a suon di note corpi persi nel moshpit). “You Were Followed By A Man From…” ha un finale pirotecnico e quella batteria che sarebbe in grado di abbattere un toro inferocito, la traccia successiva è ottusa e melmosa come poche, col giro di chitarra che ricorda da lontano le timbriche degli Swans di Cop (e gli Unsane più arcigni). Chiude in bellezza l’ira funesta della quasi “ambient” “A Drunken Person Kicked You At The Station…”, e sono immagini di spettri che si animano improvvisi davanti ai nostri occhi, ancora più atterriti dopo aver subito le precedenti frustate nelle orecchie.
Collection 1
Collection 1 è invece un viaggio a ritroso nel passato remoto dei tre: qui le cacofonie sono più insistite – ricordiamo che sono agli esordi – e pure la foga è controllata con “difficoltà” (la bastarda circolarità della nervosa “Mek It Burn” dice più di qualcosa). “Thurmaston”, catturata dal vivo, è come un masso che arriva in faccia all’improvviso (e ricordiamo che all’epoca la chitarra non c’era, era tutta sezione ritmica e la viola elettrificata che ne faceva, egregiamente, le veci). “Titanic” dal canto suo, nel suo essere semplice, è rock and roll con gli attributi come poche volte ci è stato dato di ascoltare, e “Gravy & Blood” (sempre dal vivo) nel secondo lato fa il suo dovere come si deve: spacca timpani e spazza via tutte quelle certezze che un determinato linguaggio musicale aveva espresso fino a quel momento. Chiude degnamente la raccolta “Acasta Gneiss”, con urla belluine e vigoroso andamento bluesy & doomy, tanto per sottolineare che i Noxagt fanno sul serio da sempre.
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