Nozze con orgia

Creato il 23 luglio 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

di Iannozzi Giuseppe

Il mio migliore amico s’è sposato da pochi giorni, poco prima di Natale.
Un vero inferno.
Non si capiva niente, una bolgia di mani morte, non c’era deretano che non avesse subito almeno due o tre grottesche palpatine. Tutti toccavano tutti, gliene importava un cazzo che fossero uomini donne, giovani o anziani: l’importante era mettere la mano sul culo di qualcuno.
Visto che c’eravamo, s’era deciso di festeggiare le nozze del mio amico e il Natale lo stesso giorno: le camere libere, e gli sgabuzzini anche, furono presto occupati da coppie a farlo alla boia d’un Giuda, in piedi, per terra al freddo, in un angolo come topi da laboratorio. Il mio amico finì a letto col suo peggiore nemico, la novella sposa invece perse per la millesima volta la verginità con tre albanesi che s’erano imbucati alla festa. Insomma, la novella sposa non ebbe di che lamentarsi: la sua piccola orgia se la fece. Solo al mattino fu un po’ dispiaciuta scoprendo che se l’erano scopata sì, con gran foga, ma con uguale foga s’erano poi dileguati ma non prima d’aver portato con sé gioielli e qualche carabattola che noi invitati avevamo regalato agli sposi. Fatta questa constatazione, cadde in un sonno profondo: s’addormentò – o meglio, tornò a dormire – con una faccia d’angelo che a guardarla uno non l’avrebbe mai detto ch’era proprio una gran puttana. Il mio amico si svegliò con un gran dolore nella regione lombare: ricordava vagamente, e non intendeva approfondire, temeva che il ricordo cocente della notte appena passata potesse affacciarsi alla sua mente in maniera troppo vivida.
La sposa la trovò in quello che doveva essere il loro talamo: a culo all’aria, ancora addormentata, accanto a lei stava il prete che li aveva sposati, il colletto slacciato, le mutande giù sulle ginocchia e un’aria cadaverica. Dopo averlo palpato un paio di volte chiamandolo col suo nome di battesimo, dopo avergli tastato pure il pipino, con orrore il mio amico comprese che il prete c’era rimasto secco. A questo punto cercò la faccia della moglie per darle un paio di schiaffi che la riportassero nel regno dei vivi: ma quella dormiva come un sasso, e manco a sculacciarla sonoramente si riebbe, solo bestemmiò, così il mio amico, triste e mogio, decise che era il caso di venirmi a cercare per sfogarsi.
Mi beccò che ero sulla porta, pronto ad andarmene.
“Puoi aspettare?”
Non ce l’avevo il coraggio di dirgli di no: se solo fossi riuscito a fuggire da quella porta in tempo… Mi arresi.
“C’è un posto…”
“E’ tutto occupato”, disse il mio amico: “non c’è una sola stanza libera. Parliamo qui. Ci sediamo dove capita.”
In un angolo.
“Di che vuoi parlarmi?”
”Te la sei sbattuta pure tu mia moglie?”
Mi grattai la testa: non me lo ricordavo mica.
Il mio amico mi tolse subito dall’imbarazzo: “Ho capito, non te lo ricordi. Comunque non importa: par proprio che se la siano fatta tutti. Se te la fossi fatta solamente tu, che sei il mio migliore amico, non me ne sarebbe fregato niente: anzi, sarei stato felice per te e per me. Invece! Tutti. E’ in camera nostra, a culo all’aria. L’ha preso pure in quel posto.”
Continuai a grattarmi la testa, imbarazzato ma soprattutto stanco.
“Ti chiederai a questo punto perché diavolo me la sono sposata? E fai bene a domandartelo. Ero stanco, stufo marcio d’esser sempre solo, di tornare a casa dal lavoro e non trovare nessuno ad attendermi. Adesso credo che il problema l’abbia risolto: rientrando dal lavoro dovrò fare solo attenzione a dove metto i piedi, onde evitare di calpestare gli amanti di mia moglie.”
“E’ stata solo una cosa così. L’alcool. Capisci, due feste, le nozze e il Natale insieme: è capitato. Non è come te la stai immaginando la tua vita.”
“Stai mentendo.”
“Sì, è vero.”
“Secondo te, che dovrei fare?”
“Il divorzio ti ridurrebbe in mutande.”
”Se è per questo, in questo momento non ce le ho neanche.”
Scoppiammo a ridere entrambi: “E per giunta ho un male cane nella regione lombare.”
Lui smise di ridere. Io no.
“Il prete ha detto finché morte non vi separi. La vuoi sapere una cosa buffa? Se l’è scopata pure lui. E’ nel nostro letto, coi calzoni giù, morto stecchito, un infarto probabilmente. E la vuoi sapere un’altra cosa buffa? Ad avermi convinto è stato quel suo volto d’angelo: a guardarla non lo diresti mai che è una di quelle.”
”E che vorresti fare? Io direi che ti conviene far finta di niente.”
“Amico, se la sono sbattuti tutti.”
“Ma questo lo sapevi anche prima di dire il fatidico . Non è che prima fosse casta e pura.”
“Sì, ma ora è mia moglie.”
“Vero: una moglie puttana. Pensa ai vantaggi, non vedere tutto nero.”
“Quali vantaggi? Fammi un esempio… uno, me ne basta uno…”
“Non saprei… Però quando ti viene il prurito, be’, non avrai bisogno d’andare a puttane: ti basterà tornare a casa. Sarai un marito modello.”
“Ma vaffanculo!”
Non avevamo finito ancora, o meglio: il mio amico era proprio giù e fosse stato per lui sarebbe andato avanti una vita intera a lamentarsi, ma a fermarlo fu la vista della mogliettina nuda che ci venne incontro con un vassoio in mano.
“Siete insieme: ci avrei scommesso.”
Io e il mio amico ci guardammo negl’occhi.
“E siete ubriachi fradici. E scommetto che state qui soli soletti a spettegolare.”
Entrambi negammo con il capo.
“Vi ho portato qualcosa…”
“No, niente più drink…”
“Non è alcool, Caro. Per che razza di moglie m’hai preso! Aspirina effervescente al gusto di limone, per il mal di testa.”
Stavo per scoppiare a riderle in faccia, in maniera boccaccesca: ma mi limitai a raccogliere il bicchiere dal vassoio. Altrettanto fece il mio amico.
Tutt’e tre insieme buttammo giù la nostra aspirina preparata da quella faccia d’angelo.


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