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Nozze gay, il ministro Orlando: “Al più presto serve una legge sulle unioni civili e sono favorevole alle adozioni”

Creato il 29 ottobre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

“Al più presto la legge sulle unioni civili, e personalmente sono favorevole alle adozioni”. Lo afferma dalle colonne del quotidiano “La Repubblica”, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.

(lanotiziagiornale.it)

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Nozze gay, il ministro Orlando: “Al più presto serve una legge sulle unioni civili e sono favorevole alle adozioni”. Secondo il Guardasigilli, inoltre, il ddl Cirinnà “Procede con fatica per le evidenti differenze di posizione che esistono all’interno della maggioranza e delle diverse forze politiche. Ci si accapiglia sui massimi sistemi, si provano a fare anche campagne di propaganda, ma si tralascia di dire che l’Italia ha un obbligo giuridico a intervenire su questo tema sulla base di una sentenza della Corte di Strasburgo del 21 luglio 2015. In cui si dice chiaro e tondo che l’attuale assetto normativo non tutela i diritti di una parte dei cittadini italiani. Da qui – aggiunge – si deve partire”.

Circa il dissenso di Alfano all’interno della maggioranza e quanto questo possa aver pesato sul rinvio: “Indubbiamente – prosegue il ministro – pesa perchè è chiaro che Ncd è un alleato fondamentale all’interno della coalizione. Tuttavia vorrei ricordare che nella storia del riconoscimento dei diritti civili nel nostro Paese le maggioranze parlamentari su provvedimenti come divorzio e aborto sono sempre stata diverse da quelle che sostenevano i governi dell’epoca. E’ fisiologico che si possa sostenere un programma di governo, senza per questo avere le stesse opinioni su questioni eticamente sensibili”.

Non le sembra che già nel ddl Cirinnà ci sia più di un compromesso, come sulla formula stessa dell’unione civile anzichè del matrimonio? “Unioni civili e matrimoni sono due cose oggettivamente diverse. Oggi in Parlamento ci sono le condizioni politiche per realizzare le prime, rispondendo così a quel richiamo di Strasburgo. Questo non pregiudica la possibilità di individuare in futuro altri strumenti che riconoscano più organicamente questi diritti. Molti Paesi europei, tra i quali la Francia, hanno seguito proprio questo percorso”.


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