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‘Ntonello: il misterioso caso del coniglietto rubato

Da Robedamamma @robedamamma

‘Ntonello è il nuovo compagno di giochi marmocchi, un piccolo pupazzetto a forma di coniglio, dono del Ninnatore perSan Valentino. Sebbene sia arrivato da così poco nella nostra famiglia, ‘Ntonello vanta già un certo numero di esperienze: una visita pediatrica (ve l’ho detto che la nana dopo le trentasette otiti in due mesi e i tre giri d’influenza uno dopo l’altro, si è fatta venire una terribile dermatite atopica, così tanto per variare un po’?), alcuni giochi marmocchi estremi e una bella lezione d’inglese.

Ecco, quest’ultima esperienza è stata per il nostro amico roditore particolarmente avventurosa. Siamo a lezione da Helen Doron e stiamo proprio ripassando nomi e versi degli animali (qui un breve resoconto in proposito). La Marmocchia abbandona ‘Ntonello accanto a lei per una frazione di secondo, quanto le basta per mimare con le mani le orecchie da asino. Terminata la performance allunga la manina per riprendere possesso del piccoletto orecchiuto. Il piccoletto orecchiuto è scomparso.

Accanto a lei una nana dall’aria furbetta sogghigna. La manina stringe qualcosa all’interno della tasca della tuta e lì rimarrà per tutto il resto della lezione.

Ora, la nana in questione di famiglia molto più che abbiente (e molto più che latitante) viene normalmente mollata al corso da elementi vari: la tata british, la nonna stordish, una ragazzina poco più che maggiorenne (la sorella? la cugina? una comparsa?) e molto raramente la Madre (sì, la Madre, quella con la M maiuscola, lo sguardo che gela e gli orecchini di madreperla, con l’accento inglese e il portafogli gonfio, che parla alla figlia di quattro anni come al suo commercialista di quarantasei).

E siccome ieri, dopo la dermatite, la caldaia e il videocitofono che hanno dato forfait contemporaneamente ed eventi vari che non sto a raccontarvi (noi il venerdì 17 lo si inizia a festeggiare con un giorno d’anticipo, ci piace così), ci aveva sicuramente detto bene, ovviamente all’uscita dal corso c’era lei.

Mi faccio coraggio e mi avvicino alla nana accovacciandomi benevola davanti a lei: “Piccola, credo che tu abbia qualcosa della mia Marmocchia“.

Non penso proprio“, risponde gelida. “Ahem, io temo proprio di sì“, cerco di mantenere la calma, ma di far capire alla piccola ladruncola che non ho intenzione di cedere. Intanto dall’alto una ventata di gelo mi ghiaccia il collo. Devono aver scordato una finestra aperta. Alzo lo sguardo e mi trovo la regina dei ghiacci che mi guarda piuttosto irata.

Che cosa sta insinuando? Non starà forse dicendo che mia figlia è una ladra?“.

Ecco, veramente..“.

Spero si renda conto della gravità delle sue accuse!” m’interrompe urlandomi in faccia.

“Si-signora” balbetto in preda al panico “la sua bambina si è messa in tasca il coniglio di mia figlia”. Certo, detto così non suona benissimo. Ma è pur sempre la verità.

Come si permette? Mia figlia non farebbe mai una cosa del genere!“. Deglutisco. Ha lo sguardo iniettato di sangue e le narici le fumano. Voglio la mia mamma.

Mi guarda dritta negli occhi senza poferire verbo. Le gambe non mi reggono e mi formicola un braccio. Provo ad immaginare il mio epitaffio “Deceduta nel tentativo di farsi restituire ‘Ntonello, il coniglio nano della figlia treenne“.

Silenzio intorno a noi. All’improvviso estrae una mano dal giubbotto. Ecco, ora mi mena.

E invece la infila nella tasca dei pantaloni della figlia, che si divincola, urla, inizia a menare le mani. Senza batter ciglio la madre tira fuori il nostro coniglietto e me lo piazza in mano. Poi si allontana con la bambina come se nulla fosse. Niente scuse, niente convenevoli, nemmeno una parola. E mentre vanno via la sento chiedere alla piccola peste cosa abbia imparato quest’oggi a lezione d’inglese.

Che rubare è sbagliato certo no.

Ecco, con questo post non voglio dire cosa è giusto e cosa sbagliato in tema di educazione marmocchia. Che se a quattro anni tua figlia si frega i conigli, se li mette in tasca e poi nega fino alla morte, forse un problema c’è. Che ai bambini bisogna parlare. Spiegare. Rispondere alle loro domande. Soprattutto bisogna ascoltare. Anche quello che non dicono con le parole ma con i gesti.

No, niente di tutto ciò.

Quello che volevo dire è solo “abbattetemi”. Subito, senza pensarci. Stendetemi con un mattarello, tiratemi un pugno in faccia e quando riprendo i sensi tiratemene uno ancora più forte. Prendetemi a ginocchiate, calci, mozzichi e tutto quello che vi viene in mente, se mai vi accorgerete che un giorno l’amore per mia figlia (o peggio ancora per me stessa) mi avrà accecata a tal punto da comportarmi in questo modo incivile e orrendo.

Ecco, solo questo.


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