“Vorrei vederti rinchiuso in prigione
Fra quattro mura
Prostrato
Là avresti modo di riflettere
Si farebbe più tenero il tuo cuore
E finalmente capiresti
Dietro di te le porte si chiuderebbero
Sbarrando ogni via di uscita
Strappandoti anche il mio viso
Vorrai parlarmi ma sarà troppo tardi
T’ho dato tanto
Non potrò più dare
E per te verrà il tempo
Della solitudine
Di te seppelliremo anche il ricordo
Allora conoscerai
L’amarezza del mio dolore
Lo strazio della mia privazione”.
Rimasta orfana da bambina, Nuara, una giovane donna cabila, è stata data in sposa ben cinque volte in quanto ostaggio dei suoi parenti. Sono stati loro, ogni volta, come vuole la tradizione berbera, a decidere per lei.
Questo meccanismo sociale ineluttabile che , ancora oggi, in certi villaggi berberi non può essere eluso, tragicamente non consente alla donna alcuna autonomia.
Un giorno, con il nuovo marito, l’ultimo, un uomo che lei detesta perché le è stato imposto, Nuara si ritrova dall’Algeria in Francia senza conoscere la lingua.
E, per di più, continuamente oggetto di pesanti offese da parte del marito-padrone a causa della sua sterilità.
Inizia così ,quasi senza rendersene conto, a scrivere poesie di nascosto.
Sono poesie nate “dall’odio duro che è peggiore della morte” – lei stessa dice.
Sono poesie che raccontano in prevalenza il peso di una vita cupa a causa di un matrimonio infelice.
Altre ,tuttavia, con tono di rimpianto rievocano magari un passato pieno di promesse amorose.
E tutte ,comunque, stilisticamente si rifanno al patrimonio della poesia orale berbera, gli “izlan”, brevi componimenti orali di tema amoroso, cantati dalle donne alla fontana, quando s’incontrano, unico spazio tutto loro.
La storia di Nuara e le sue poesie,scoperte da Tassid Yacine,una ricercatrice algerina del Centre d’études et de recherches Amazigh, poesie che ricordano cosa è stata e forse ancora cosa può essere oggi, in certi contesti, la condizione femminile e neanche logisticamente troppo lontano da noi, possiamo leggerle anche in italiano.
“Nuara. Quaderno poetico di una donna cabila “ è stato, infatti, pubblicato anni fa dalle Edizioni del Lavoro (Roma).
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Il dipinto in alto, "Ritratto di giovane donna", è dell'artista palermitano Maurizio Barraco