Roma, Traffic.
Ogni tanto capitano quelle occasioni veramente imperdibili, che, anche con un clima difficile da vivere, non possono non essere colte al volo, come la calata romana dei Nuclear Assault. Non credo ci sia il bisogno di alcuna presentazione per un gruppo del genere, né sul perché non venire questa sera (salvo motivi di lavoro) sia un’opzione non contemplabile: in molti però sono in dubbio riguardo alla buona riuscita di un live al chiuso, in un’estate con temperature caraibiche che tanto spazio occupa nei telegiornali.
Iniziamo molto presto con i Murder Spree, band thrash metal locale con voce un po’ moderna, che ricorda molto i Pantera. Non gradisco molto queste derive e non amando granché i gruppi con uno stile vocale simile, non voglio esprimere un parere. La resa sul palco però è buona ed la band è anche apprezzata, stando al numero di persone presenti (una cinquantina), oltretutto con un clima già vagamente irrespirabile.
Seguono gli Enforces, formazione di Viterbo già apparsa su queste pagine un anno fa, quando era spalla agli Onslaught. Non si vedevano in giro da diverso tempo e non posso che confermare quanto scritto in quell’occasione (con la differenza che questa volta gli spettatori sono molti di più). Sono molto migliorati a livello di performance ed è un vero piacere ritrovarli questa sera. Il loro sound, inoltre, è anche ben più equilibrato e personale. Rimango invece un po’ dubbioso riguardo agli Assaulter, che musicalmente sembrano un bel po’ acerbi, ma hanno una padronanza della situazione che compensa nettamente le carenze della loro proposta.
Cresce l’attesa per i Nuclear Assault, che sin dalla prima nota mettono subito le cose in chiaro: pur non suonando più spesso come un tempo e mancando da più di dieci anni dall’Italia (per la precisione dal 2003, in occasione del Bonded By Metal a Milano), sono in una forma incredibile: sembra di sentire i dischi, specie nel caso della voce di John Connelly, che è ancora acuta come un tempo. Alla chitarra c’è Erik Burke, che molti ricorderanno assieme ai Brutal Truth nei primi anni della loro reunion (io lo beccai nel 2008 quando si fecero un mini-tour italiano assieme ai Cripple Bastards). La scaletta è impeccabile, il locale esplode per il caldo, ma il moshpit è furioso e implacabile, e tutti fanno stagediving come non mai. Pezzi come “Brainwashed”, “F#”, “Critical Mass”, “Game Over, “Buttfuck”, “S.I.N” e “Betrayal” vengono accolti con un entusiasmo raro. Rivedere Dan Lilker è ogni volta un’emozione: quando aveva dato l’addio alle scene (o più che altro ai tour) sul palco dell’Obscene Extreme l’anno scorso credevo che non l’avrei mai più incontrato, invece è di nuovo qui a far casino come non mai. Dopo un time out forzato (“we stop 5 minutes so we can breathe”), durante il quale il locale si svuota e si riempie, terminano uno show perfetto con “My America”, “Hang The Pope”, “Lesbians” e con le conclusive “Trail Of Tears” e “Pounder”.
Questo dei Nuclear Assault è stato uno dei migliori concerti di quest’anno e non posso fare a meno di ribadire come ottenere certi riscontri il 23 luglio al chiuso – suonando per più di un’ora – sia possibile solo ai migliori: canzone dopo canzone, hanno motivato tutti non solo a rimanere, ma a partecipare più che attivamente. Non sappiamo ora se Lilker, dopo questo tour inaspettato, ribadirà la sua decsione di non portare più la sua musica in giro per il mondo o se darà un seguito ai Nuclear Assault. È certo però che, se sceglierà quest’opzione, avrà davanti a sé posti sempre pieni e gente sempre scalmanata a fare mosh fino alla fine.
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