Il nucleare è sicuro?
Nonostante le rassicurazioni ambigue che vengono date dal milieu interessato a guadagnare valanghe di soldi dalla costruzione e gestione delle centrali, l’energia ricavate da fissione si è rivelata tra i sistemi più insicuri concepiti per la produzione di energia e tra i puù insicuri in assoluto. Qualunque cosa ne dica il gruppetto di scienziati abbastanza anziani per considerare le centrali atomiche come il futuro o quelli che devono mantenere buoni rapporti con l’ambiente accademico o quelli che dicono di fare i matematici, ma non sembrano riuscire a fare tre conti in croce, il rischio è altissimo.
In 35 anni si sono avuti 3 incidenti gravi (Three Miles Island, Chernobyl, Fukushima) più altri 30 che hanno avuto conseguenze notevoli sulle comunità locali o sui lavoratori delle centrali, oltre alle contaminazioni ambientali le cui conseguenze “lavoreranno” nel tempo. Considerando che in questi 35 anni sono state in funzione mediamente 300 centrali questo significa un tasso di incidentalità superiore al 10%. Nessuno guiderebbe mai un’auto o prenderebbe un aereo se avesse le stesse probabilità di avere un incidente grave.
Anche senza bisogno di incidenti, numerosi studi tra cui uno britannico molto approfondito e uno tedesco, particolarmente importante realizzato dal Bundesamtes fur Strahlenschutz, indicano un aumento di tumori del 60% e un raddoppio del 100% o anche più di leucemie infantili in un raggio di 5 chilometri dalle centrali, dato che va a scalare, man mano che ci allontana dai reattori. Sebbene si discuta se questo sia dovuto a radiazioni ionizzanti o a isotopi (trizio) che vengono dispersi e immessi nella catena alimentare, il fatto è incontestabile. E difatti i medici oncologi dicono no al nucleare, a scorno del prof. Veronesi e della sua fondazione in gran parte finanziata da aziende implicate nell’ affare nucleare.
La necessità di smaltire le scorie e i costi che ciò implica hanno portato a numerosi casi di smaltimento clandestino se non criminale, destinato ad avvelenare l’ambiente nella sua globalità. Questo senza nemmeno affrontare il problema di fondo di dove mettere i materiali radioattivi.
Il nucleare è conveniente?
Assolutamente no, è una balla grande come una casa. Innanzitutto i costi non sono uguali dovunque e dipendono dal tipo di reattore, dai tempi di costruzione, dai costi di manutenzione, dalla esperienza delle aziende e dei Paesi implicati, dagli investimenti messi in piedi e infine dalle strutture parallele che è necessario realizzare (per esempi0 un invaso) . E’ una cosa complicata sulla quale i nuclearisti giocano parecchio e tanto per dare un’idea ecco la formula base di calcolo del costo del chilowattora atomico:
CkWh = (H)-1{[QN/(1-T)][1- T(q/d)(1/Qd)] +
QN[KR(1+s)0,8N/(1+r)0,8N] + – QNKS[1/(1+r)N+1]}CI +
{[QNSt[(1+s)t/(1+r)t] (cf/H)]+
QNSt[(1+s)t/(1+r)t]cv} – fCO2VCO2 +
(QN/H)Su (Uu/P) [1/(1+r)Tu] + QNSt[(1+e)t/(1+r)t] (fc/hEs)
Tutto questo però contiene un inganno perché non considera alcuni costi reali che vengono bellamente dimenticati: quello relativo allo smaltimento delle scorie, alla manutenzione che è particolarmente onerosa e soprattutto quello che riguarda la dismissione e la bonifica alla fine del ciclo della centrale che ha costi stratosferici. Quindi se dal semplice e ingannevole calcolo del costo del combustibile e degli ammortamenti si passa al calcolo reale, le cose cambiano. Non abbiamo più lo specchietto per le allodole che contempla i 3 centesimi al chilowattora con i 4 del gas e i 7 dell’eolico, ma ben altre cifre.
Il Mit per esempio calcola un costo di 80 dollari per megawattora contro i 65 del gas, mentre Moodys arriva ai 150 dollari contro i 120 del gas. Per non parlare del carbone. Le stime di enti di ricerca o economici sono molte, ma tutte danno il nucleare in testa come costi reali.
Il nucleare è necessario?
Tutti i Paesi già prima di Fukushima si erano orientati sulle rinnovabili. Cina compresa. La ragione è per certi versi ovvia: sono infinitamente meno pericolose, hanno ormai costi paragonabili al nucleare e in continua discesa, sviluppano un’economia molto più vivace di quella atomica, sono passibili di grandi sviluppi tecnologici, non producono polluzione e non hanno bisogno di tempi biblici per la loro realizzazione. In Germania, l’anno scorso le rinnovabili avevano superato già la quota totale di energia prodotta da fissione.
Dunque parlare di necessità in vista di un esaurimento delle fonti fossili è quanto meno singolare. L’Italia che ha una potenza installata superiore alle sue necessità ha però anche un sistema elettrico disordinato e fatiscente: con i soldi necessari alla costruzione di una sola centrale potrebbe recuperare l’energia prodotta da cinque centrali Epr, che oggi se vanno in pura dispersione. E per i particolari vi rimando a questo post . Vi sarebbe tutto il tempo necessario a sviluppare adeguatamente le rinnovabili prima di trovarsi di fronte a una carenza di energia.
Il nucleare è pulito?
L’energia atomica non produce direttamente gas serra e quindi i nuclearisti la spacciano come un’energia pulita, a parte incidenti e fughe radioattive che pesano sull’ambiente per generazioni. Le cose non stanno però proprio così: la polluzione del nucleare è a monte e a valle. Innanzitutto va detto che i gas serra immessi nell’atmosfera da centrali con combustibili fossili è solo una piccola frazione dell’ inquinamento atmosferico totale che è dovuto per la quasi totalità agli autoveicoli, ai riscaldamenti e alle industrie.
Comunque sia a monte ci sono i gas serra necessari all’estrazione dell’uranio e del suo arricchimento. Per fare un esempio l’arricchimento di uranio al 3,5% per la “carica” di un reattore di media potenza che può durare qualche anno, richiede lo scavo 6 milioni di tonnellate di minerale, l’uso di 16.000 tonnellate di acido solforico e un miliardo di tonnellate di acqua. Questo gigantesco meccanismo di gas serra ne produce parecchio. Per non parlare di tutto il lavoro e i prodotti necessari alle ricariche e allo stoccaggio delle scorie. Man mano che si esauriscono i terreni uraniferi più ricchi il lavoro necessario a rifornire le centrali aumenterà enormemente e l’Oxford Research Group calcola che nel 2050 una centrale nucleare produrrà indirettamente la stessa polluzione di una a gas.
C’è poi un effetto ambientale a valle l’energia nucleare richiede enormi quantità di acqua dolce per il raffreddamento diretto o indiretto del nocciolo e in Francia le centrali consumano il 57% di tutte le risorse idriche. Una certa percentuale viene rilasciata in atmosfera sotto forma di vapore, un’altra torna ai fiumi o al mare a temperature notevolmente più alte. Viste le quantità di acqua in gioco questo ha un impatto ambientale tutt’altro che modesto.
Sempre l’Oxford Research Group attribuisce al nucleare un impatto intermedio tra le energie fossili e quelle rinnovabili.
Abbiamo molte centrali nucleari ai nostri confini, a questo punto tante vale farle anche noi
Questo è l’argomento principe dei nuclearisti più sciocchi. Perché se si riconosce che c’è un rischio dire che tanto vale aumentarlo è piuttosto incoerente a dir poco. Anzi è decisamente una stupidaggine. In secondo luogo gli incidenti nucleari possono essere di vario tipo e non tutti danno origine a problemi globali come Chernobyl. La maggior parte degli incidenti possibili coinvolgono un’area fino a cento chilometri dalla centrale. Una distanza superiore a quella del reattore francese più vicino. Quindi i signori del tanto vale sono pregati di accomodarsi, Veronesi compreso. Dove decidetelo voi.