Con tantissimi titoli e la solita, generosa, varietà di contenuti prosegue la stagione 2015-2016 del Teatro Ermete Novelli di Rimini, punto fermo della vita culturale della città romagnola e delle due principali sale cittadine. Un cartellone, come detto, adatto a tutti i gusti: classici senza tempo, nuova drammaturgia, le grandi firme, la danza e la solita passerella di volti noti del mondo teatrale e cinematografico.
Uno tra gli spettacoli più attesi dal pubblico riminese ha avuto per protagonisti Paolo Calabresi, trasformista e poliedrico attore cinematografico, nonché apprezzata "iena" televisiva e Maria Amelia Monti, divenuta ormai una presenza fissa sul palcoscenico del Novelli.
The Clothes They Stood Up In, romanzo inglese del 1996 di Alan Bennett, pubblicato in Italia da Adelphi nel 2001 col titolo di Nudi e crudi, è la surreale storia dei coniugi londinesi Mr e Mrs Ransome, definiti, nelle note della regista Serena Sinigaglia, due archetipi: lui, un avvocato londinese pedante e grigio, lei, una casalinga limitata ed apatica. Una coppia di mezza età della buona borghesia britannica, che conduce un annoiato ménage, scandito da stanche abitudini e dalla ripetitiva quiete di una vita agiata e priva di stimoli.
Fino al colpo di scena: tornando dall'Opera, dopo aver assistito al Così fan tutte di Mozart, i coniugi trovano la casa completamente svaligiata ("Rapinata - disse Mrs Ransome. Svaligiata - la corresse Mr Ransome. Le rapine si fanno in banca; una casa si svaligia"); un imprevisto tanto grave quanto beffardo, perché i ladri hanno portato via dall'abitazione la moquette, la carta igienica, i mobili della cucina, persino il forno con annessa pirofila con lo sformato pronto.
Chiaro sin dall'incipit, per gli spettatori, che il presunto furto nasconde altro ("Di solito un ladro sceglie, fa una cernita, prende un oggetto e ne lascia un altro. C'è un limite a ciò che riesce a far sparire: per esempio è raro che porti via una poltrona, ancor più raro un divano. Questi ladri però l'avevano fatto. Avevano preso tutto"). Tra lo sconforto iniziale e i goffi tentativi di far luce sulla verità, i coniugi iniziano percorsi diversi: il marito con una reazione cupa e rabbiosa, Mrs Ransome, invece, scoprendo il piacere di piccole evasioni, quali la televisione, la fuga dai rigidi schemi della vita borghese, assaporando il piacere di una esistenza da prendere con entusiasmo.
Ed è lì che le novanta pagine del romanzo di Bennett, adattate per il teatro da Edoardo Erba, lasciano la comicità ed affrontano temi ed argomenti su cui riflettere: la debolezza dei rapporti di coppia, in cui talvolta ci si scopre, per l'appunto, nudi e crudi, l'esigenza di ripartire da zero, in alcuni momenti, la critica alla tendenza consumistica di accumulare oggetti che, il più delle volte, si rivelano inutili ("La gente può fare a meno di tante cose; il problema è che non riesce a non andare a comprarle").
Fino alla scoperta, nel secondo atto, della verità: ovvero, che la casa dei Ransome è stata letteralmente traslocata. Un esito che permette alla donna di riappropriarsi della propria vita, di voltare decisamente pagina; a differenza del marito, per nulla guarito dalla sua ottusità.
Bravi i due protagonisti, a rendere con efficacia i toni macchiettistici della coppia e della vicenda, così come il giovane Nicola Sorrenti, terza presenza del cast della commedia, a cui va il merito, anche canoro, di dare brillantezza alla rappresentazione e velocizzare il ritmo, talvolta lento, dell'eterno contraddittorio tra marito e moglie.
Quello che difetta, alla pièce, è la comicità, che solo a sprazzi riesce a coinvolgere, e che resta confinata alla dimensione del sense of humour britannico, all'ironia tagliente e dissacrante, alla freddura che non riesce quasi mai a divertire; così come il testo, che pure alla sua pubblicazione ha riscosso in Italia un enorme successo, rimane un'opera intelligentemente comica ma anche piuttosto fredda, che appare più come una barzelletta che come un ritratto sentito ed acuto della middle class britannica.