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Nulla di nuovo, eppure….

Creato il 04 giugno 2013 da Conflittiestrategie

 

http://www.ilgiornale.it/news/interni/923844.html

 

Non dice nulla di nuovo per noi. Non abbiamo certo l’audience né di questo giornalista né degli autori de “La ghigliottina italiana”. Tuttavia, i passi di questo libro riportati nell’articolo e quanto scrive Guzzanti (al quale per una volta credo se non al 100%, quasi) riportano proprio l’interpretazione di una certa stagione italiana, che io sostenni fin dal 1994. E in uno scritto, mi sembra, dell’86 (massimo inizio ’87) misi in luce la funzione liquidatoria del “socialismo” espletata da Gorbaciov, che invece tutti i Soloni di “sinistra” (e anche sedicenti comunisti) prendevano per rinnovatore di quella prospettiva. Non parliamo di quanto ha sempre sostenuto questo blog (con tutti i suoi collaboratori) fin dalla sua nascita (gennaio 2006). Abbiamo detto e ripetuto mille volte le stesse affermazioni contenute nel libro succitato e nell’articolo di Guzzanti.

Per quanto riguarda la funzione di Gorbaciov, è difficile credere che abbia sempre agito in combutta con gli “occidentali” (gli Usa); probabilmente, all’inizio, ha creduto possibile salvare una parte del Pcus (quella cui lui apparteneva) di fatto favorendo comunque la liquidazione del “campo socialista” (europeo). Per capire quanto è avvenuto in quel paese bisogna risalire a dopo la morte di Stalin, all’ingrippamento dell’Urss (per motivi di “struttura” dei rapporti sociali, non per la mancanza di “democrazia” come pretendono gli sciocchi liberali), all’ascesa e poi liquidazione di Krusciov, che emise il primo “vagito” della sedicente liberalizzazione compiendo un prematuro primo tentativo liquidatorio (molto pre-gorbacioviano) finito di fatto con la mossa avventurista dei missili a Cuba; dopo nemmeno due anni ripresero il potere gli anti-“riformisti”, ma si ebbe la cristallizzazione ventennale dell’Urss, preparatoria della piena implosione sovietica dopo un primo “avanti-indietro” con Andropov e Cernienko.

Arrivò infine al potere Gorbaciov, che tentò mosse “riformiste” del tutto improntate al cedimento completo per quanto concerne la cintura di sicurezza dell’Urss (liquidazione, appunto, del campo “socialista”), causa decisiva del disastro cui andò incontro tale potenza. Da quel punto in poi, però, non vi è dubbio che Gorbaciov divenne succube dell’occidente ed oggi diviene utile per le operazioni obamiane di vario genere; probabilmente, si è compromesso da lunga pezza e non può più tirarsi indietro. Del resto, dopo di lui venne Eltsin e gli Usa sperarono veramente di poter smembrare ancora di più la Russia, riducendola ad un paese subordinato. Per fortuna, gli eventi hanno cambiato corso con Primakov e poi con Putin. Tuttavia, se notiamo ancora difficoltà e forse incertezze, cerchiamo di capire che il disastro susseguente alla cristallizzazione dell’Urss (per gli errori politici causati dalla “credenza nel socialismo”), con successiva liquidazione della sua “sfera d’influenza” e crollo del paese, ha lasciato la sua eredità; e credo esistano ancora ambienti russi molto ambigui con cui Putin deve fare i conti. Occorre una ben più radicale svolta nel senso della creazione di un’autentica potenza (così come fece, però in altro contesto storico, Stalin).

Anche per quanto riguarda l’attacco a Berlusconi, il sottoscritto ha sostenuto fin dall’inizio, vent’anni fa, quali erano i reali motivi della “creazione del Mostro”, per cui adesso non ripeto argomentazioni ormai svolte non so quante volte. Di fatto, per quanto concerne la “corretta” indicazione guzzantiana circa l’acuirsi dell’antiberlusconismo (soprattutto statunitense) a causa dell’amicizia con Putin, ricordo che ho considerato, quale data d’inizio di tale acutizzazione, l’incontro dell’agosto 2003 in Sardegna quando Putin era di ritorno da un viaggio in Algeria (e in Libia, il che serve a spiegare anche la violenta crisi libica del 2011). A differenza del giornalista, che sembra essersi scordato la sua rottura con il cavaliere adducendo appunto l’eccessiva dimestichezza di costui con il presidente russo, ho situato la svolta berlusconiana, di cedimento sostanziale nei confronti degli Usa, nell’ottobre 2009 durante il suo viaggio “solitario” in Russia, in cui egli annunciò (credibilmente) al suo interlocutore la necessità di un allentamento dei loro rapporti.

Il suo atteggiamento rinunciatario si consolidò a partire dal 2011 durante la crisi nei paesi nord-africani; particolare rilevanza ha assunto il suo tradimento nei confronti di Gheddafi (ricevuto con tutti gli onori un anno prima o giù di lì), l’accettazione, con finti brontolii, della liquidazione del suo governo e dell’installazione di Monti per pura decisione del presdelarep (senza nemmeno pensare ad una consultazione elettorale secondo i canoni della presunta democrazia), governo mai veramente avversato e mantenuto invece in piedi nel mentre produceva tutti i guasti che il centrodestra gli imputava. Eccetera, eccetera.

Quello che sta scritto nell’art. di Guzzanti – anche con riferimento ad un possibile incontro Obama-Gorbaciov per mettere a punto trame antiberlusconiane – sarebbe estremamente importante se la rivelazione venisse portata fino in fondo. Ma non sarà così. Intanto, il giornalista mantiene sempre il suo atteggiamento di “tappetino” nei confronti degli Usa; basta vedere l’interpretazione dello scontro Russia-Georgia, in cui egli vorrebbe far credere ad una aggressione russa quando la provocazione georgiana fu sotto gli occhi di tutti e non fu, di fatto, negata nemmeno dagli Usa, che protestarono solo per la violenza della reazione dell’aggredito. In secondo luogo, venendo a questioni più “domestiche”, è inutile che il giornalista suggerisca che ci fu qualcuno ad impedire la traduzione del documentato libro “La ghigliottina italiana”. Berlusconi non ha forse case editrici? Il primo a cui bisogna chiedere ragione della non traduzione è lui, poiché era il più interessato alla pubblicazione. Questa andava però contro gli Usa, di cui anche lui è servitorello.

Non c’è per nulla amicizia tra il “nano” e Putin. Non c’era visione nazionale nella politica del primo tra il 2003 e il 2009. Vi erano interessi legati ai rapporti tra Gazprom ed Eni, oggi nettamente ridimensionati (la nostra azienda è passata dal 50 al 20% nel Southstream, oltre ad aver perso la priorità in Libia). E’ evidente il cedimento del Berlusca, che si è tirato indietro rispetto all’appoggio all’azienda in questione (mentre dopo il 2003 aveva di fatto spedito a casa Mincato, sostituito con Scaroni, perché non eseguiva evidentemente le indicazioni dategli in merito agli affari con la grande impresa russa). Oggi siamo in piena decadenza negli affari russo-italiani; e non so se e quando riprenderanno vigore.

Vi ricordate quante volte ho citato il gesto di Berlusca che a voce “troppo poco bassa” diceva a Obama di essere perseguitato dalla magistratura italiana? Vi ricorderete la risposta di Obama, data invece con tonalità non udibile, ma poi rivelata da una nota di Palazzo Chigi, che il presidente americano non ritenne di dover smentire. I soliti cretini del “ceto medio semicolto” ne fecero una questione di buffonaggine imperdonabile del cavaliere, che invece voleva semplicemente delle garanzie per sé esposte in “luogo pubblico” (internazionale). Malgrado le assicurazioni di fatto avute – nel modo indiretto con cui queste sempre si forniscono – la “sinistra” non sembra essersene data per intesa e ha continuato con l’aggressione giudiziaria, usando ancora maggiore vigore rispetto ai vent’anni passati. A questo punto, esce quest’articolo – ed è certo sorprendente che lo rediga un “amerikano” per eccellenza come Guzzanti – il quale, in sé e per sé, è una piccola bomba; che avrebbe il suo bell’effetto se uscissero altri pezzi dello stesso genere, con rivelazioni sempre più “inquietanti”; e se il tutto venisse condito con la traduzione del libro già citato e la sua ampia pubblicizzazione.

Posso fare una previsione? Si tratterà ancora una volta della solita “rondine isolata che non fa primavera”. E’ un’ulteriore richiesta alla nuova Amministrazione democratica affinché prenda atto del cedimento berlusconiano, del suo aver aderito alla neostrategia Usa, della sua intenzione di non rompere le scatole; anzi di andarsene in pensione appena avrà garantito la transizione di cui ho parlato negli ultimi miei scritti (transizione confermata dalle recenti dichiarazioni del presidente ri-eletto, anche lui per un periodo provvisorio). Berlusconi tuttavia ricorda agli “interessati” che l’implicita promessa, contenuta nello scambio di battute sopra ricordato, non è stata mantenuta; non almeno dalla pervicacemente astiosa “sinistra”. Se invece ci fosse in futuro una qualche insistenza sulle “riflessioni” messe in evidenza oggi da Guzzanti, vorrebbe dire che si è accentuata una certa frattura e la polemica all’interno degli Usa tra gli ambienti, cui si riferisce l’attuale presidenza obamiana, ed altri invece critici (così come sembrano pure indicare le rivelazioni in merito a quanto accaduto a Bengasi con uccisione del console americano, la vicenda della liquidazione di Petraeus, ecc.). Tuttavia, credo che il berlusca abbia poco a che vedere con i contrasti interni all’establishment americano, per cui immagino che l’articolo di Guzzanti resterà una voce piuttosto isolata; al massimo uscirà ogni tanto qualche altro “do di petto” se non cesserà l’aggressione al “Mostro”.

In ogni caso, per noi è importante la conferma di quasi ogni cosa che andiamo via via sostenendo. In realtà, siamo noi i veri “guru”, ma non abbiamo la risonanza necessaria. Mi consento di affermare peraltro che perfino una parte dei nostri lettori non è troppo diversa dal “ceto medio semicolto”. Appena si scrive di questioni rilevanti e di ipotesi nuove, si nota un calo di lettori; non vogliono sentire argomenti che richiedano attenzione ben concentrata su quanto i media di maggior diffusione stanno ammannendo per fregarci.

 


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