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Ok, dietro l’attentato alle Twin Towers non c’è stato alcun complotto, solo chi ha il cervello bacato dal verme paranoico può azzardarsi a congetturarne uno. E tuttavia, dieci anni dopo, possiamo dirlo: le colpe dell’amministrazione Bush nel sottovalutare i segni che annunciavano l’attentato hanno ingolosito il verme, gli errori commessi nel dare una risposta a quell’attacco lo hanno ingrassato.C’era bisogno di due guerre da 3.000 miliardi di dollari per sconfiggere al Qaida? Non abbiamo il beneficio della controprova, sappiamo solo che anche questo ha dato avvio alla fine del primato politico ed economico degli Stati Uniti d’America: se Osama bin Laden aveva questo fine, ha trovato in Bush un eccezionale aiuto. Solo un ex alcolizzato rinato in Cristo poteva raccogliere la sfida di un ubriaco di Allah sul campo dello scontro di civiltà, e così è stato: per combattere la barbarie ci siamo imbarbariti un po’ anche noi, per far fronte al delirio di un califfato teocratico abbiamo messo in discussione la nostre liberaldemocrazie, alla disperazione di frustrati che si erano emarginati dalle sorti di progresso e di emancipazione che il mondo faticosamente cercava fra le sue perenni contraddizioni abbiamo opposto la disperazione delle nostre più logore isterie.Quando dicevamo: “Nulla sarà più come prima”, più o meno consapevolmente facevamo professione di impotenza. Ora, dieci anni dopo, ci resta solo la consolazione di questa smisurata macchina retorica che mette mano a scrivere la storia dell’11 settembre, e guai a chi osa dire che quei morti sono stati traditi, vendicati in malo modo, svendendo libertà in cambio di una sicurezza che comunque non abbiamo trovato.
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