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Numeri

Creato il 02 agosto 2015 da Pedroelrey

Ras­se­gna di cifre e dati note­voli che forse vi siete persi, letti durante la set­ti­mana appena tra­scorsa su media, web e inno­va­zione digitale

500 mila

Sono le page­view che il New York Maga­zine valuta abbia perso la bel­lis­sima inchie­sta “Cosby: The Women” a seguito di un attacco hac­ker pro­prio il giorno della sua pub­bli­ca­zione online. L’attacco durato circa 12 ore, scrive l’Observer (il set­ti­ma­nale pub­bli­cato a Man­hat­tan non il perio­dico bri­tan­nico), ha costretto i redat­tori respon­sa­bili del sito della rivi­sta a man­te­nere la calma e deci­dere delle con­tro­mosse per sal­vare il sal­va­bile, visto che sul lan­cio del repor­tage il maga­zine pun­tava molto per incre­men­tare la pro­pria audience. Ad esem­pio sul Tum­blr del NYMag è stata pub­bli­cata la sto­ria com­pleta gua­da­gnando circa 1.000 nuovi iscritti nelle sole due ore nelle quali il repor­tage è stato esclu­si­va­mente su que­sta piat­ta­forma, rea­liz­zando in quelle poche ore circa 2 mila inte­ra­zioni. Nono­stante i link con­di­visi sui social por­tas­sero a una pagina momen­ta­nea­mente ine­si­stente il repor­tage è stato tra i top tren­ding su Twit­ter e altri social: tutto que­sto ci ha fatto capire molte cose su come uti­liz­zare meglio le reti sociali dicono dal New York Maga­zine. Bic­chiere mezzo pieno.

915 milioni

È il valore in dol­lari del fat­tu­rato che a Vice Media sti­mano di rea­liz­zare nel 2015 (per avere un con­fronto leg­ge­tevi qui sotto il fat­tu­rato dell’editore del Guar­dian). Lo rivela un lungo arti­colo che la Colum­bia Jour­na­lism Review ha dedi­cato al “feno­meno” Vice e al suo fon­da­tore e ceo Shane Smith. La media com­pany in per­pe­tuo svi­luppo da oltre un decen­nio in que­sti anni ha creato 525 posti di lavoro gra­zie anche a 6,5 milioni di dol­lari di incen­tivi sta­tali. Un vero e pro­prio new­sbrand di livello mon­diale che nel solo mese di mag­gio ha rea­liz­zato, stime Com­Score, 32,4 milioni di utenti unici senza con­tare il traf­fico sul pro­prio segui­tis­simo (6.105.125 iscritti al momento di scri­vere) canale You­Tube. (Pic­cola nota per­so­nale sull’espansione di Vice Media lo scorso anno avevo scritto que­sto).

340 mila

È in ster­line (ma se pre­fe­rite la nostra valuta sono circa 484 mila euro) il com­penso annuo della nuova diret­trice del Guar­dian Katha­rine Viner che ha sosti­tuito nelle set­ti­mane scorse Alan Rusbrid­ger. Lo spe­ci­fica lo stesso Guar­dian nell’articolo che riporta i conti del gior­nale a chiu­sura del bilan­cio 2014/2015 (l’anno finan­zia­rio si è chiuso il 29 marzo). Nel com­penso non è pre­vi­sto alcun tipo di bonus legato ai risul­tati. La Viner in que­sti anni è stata la respon­sa­bile delle reda­zioni in Austra­lia e Stati Uniti e ha con­tri­buito a lan­ciare i por­tali del gior­nale bri­tan­nico in quei paesi, com­pito stra­te­gi­ca­mente fon­da­men­tale visto che la testata ha nell’espansione glo­bale attra­verso il digi­tale uno dei suoi obiet­tivi prin­ci­pali. Il nuovo chief exe­cu­tive di Gur­dian Media David Pem­sel gua­da­gna invece 600 mila ster­line. I ricavi da digi­tale sono cre­sciuti nell’ultimo bilan­cio del 20% pas­sando da 68,3 milioni dello scorso anno a 82,1 milioni di ster­line del 2015. Il fat­tu­rato del gruppo è di 214,6 milioni di ster­line in aumento rispetto al 2014 ma il bilan­cio dell’editore di Guar­dian e Obser­ver resta comun­que in per­dita l’EBITDA è nega­tivo per 19,1 milioni di ster­line (lo scorso anno era -19,4 milioni). Una (nostra) pic­cola curio­sità: quanti gior­nali ita­liani pub­bli­cano così in bella evi­denza il com­penso del loro diret­tore o dei loro top manager?

400

È il numero di radio pirata fatte chiu­dere in Gran Bre­ta­gna nei soli ultimi due anni. Lo riporta il Guar­dian che riper­corre la sto­ria delle pirate radio ricor­dando quanto que­ste sta­zioni ille­gali abbiano con­tri­buito in modo fon­da­men­tale allo svi­luppo della cul­tura musi­cale inglese fino dagli anni Ses­santa quando tra­smet­te­vano da navi in acque inter­na­zio­nali. Un suc­cesso che addi­rit­tura costrinse l’ingessata pro­gram­ma­zione musi­cale della BBC di allora a doversi ade­guare lan­ciando Radio1. Dagli anni Ottanta in poi le radio pirata – che tra­smet­tono con stru­menti più o meno rudi­men­tali – sono state il luogo pre­di­letto per il lan­cio di molta cul­tura under­ground e nuovi generi musi­cali espor­tati poi in tutto il mondo. Il pro­blema è che que­ste radio inter­fe­ri­scono, distur­ban­dole, con le fre­quenze radio uti­liz­zate da ser­vizi vitali come le comu­ni­ca­zioni di emer­genza e i sistemi aero­nau­tici, dicono le Forze dell’ordine. La fine di un epoca? Nem­meno per idea. Per quante chiu­sure for­zate e seque­stri ven­gano fatti le radio pirata rina­scono tro­vando nuovi luo­ghi da dove tra­smet­tere: attual­mente nella sola Lon­dra è ancora pos­si­bile ascol­tare circa 40 radio pirata attive. Under­ground is still alive!

21 miliardi

In dol­lari è il valore di quanto nel 2018 verrà inve­stito in native adver­ti­sing il nuovo for­mato pub­bli­ci­ta­rio che già quest’anno vedrà una cre­scita degli inve­sti­menti di 7,9 milioni di dol­lari rispetto allo scorso anno. Sono stime rea­liz­zate da Busin­nes Insi­der nelle quali, tra l’altro viene spe­ci­fi­cato che solo due anni fa nel 2013 le native adver­ti­sing (ter­mine sotto il quale la ricerca riu­ni­sce diversi altri for­mati dai con­te­nuti spon­so­riz­zati ai pro­mo­ted tweet di Twit­ter fino ai Face­book news feed ads) rac­co­glie­vano “solo” 4,7 miliardi di dol­lari. Dav­vero pen­sa­vate di libe­rarvi per sem­pre delle pub­bli­cità online sem­pli­ce­mente instal­lando Ad-block?

2,6 milioni

Sono gli Sms che deve gestire quo­ti­dia­na­mente la Ser­vice Deli­very Plat­form di Accen­ture, la strut­tura por­tante dell’architettura IT di Expo Milano. Lo riporta Nòva del Sole 24 Ore che ci informa anche di altri dati rela­tivi al lavoro che la piat­ta­forma deve ammi­ni­strare: 2,5 milioni tran­sa­zioni, 7,5 milioni noti­fi­che, 150 mila email nel giorno medio. Circa 1 milione sono stati invece i down­load della app di Expo ad ini­zio luglio.

118 mila

È la media men­sile di copie ven­dute in Ita­lia nel 2014 da Topo­lino la cele­bre testata che nel 2013 è pas­sata assieme ad altre rivi­ste di fumetti dalla Disney Ita­lia alla Panini Comics. Anche Topo­lino è evi­den­te­mente vit­tima della crisi dell’editoria ita­liana di que­sti anni visto che nel 2011 la media del ven­duto era 161.397 copie. Dieci anni fa, invece, si erano regi­strate in media 326.601 copie ven­dute. Lo scrive Fumet­to­lo­gica che ha rac­colto un po’ di numeri rea­liz­zati in que­sti anni dalla sto­rica testata dedi­cata al mondo Disney.

imma­gine via Flickr (pub­bli­cata da Dun­can Hull con licenza Crea­tive Com­mons)


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