Rassegna di cifre e dati notevoli che forse vi siete persi, letti durante la settimana appena trascorsa su media, web e innovazione digitale
1,26 miliardi
È in dollari il valore della raccolta pubblicitaria che nel 2015 dovrebbe realizzare Amazon, un valore in aumento visto che lo scorso anno si era fermata (si fa per dire) a 1,03 miliardi. E già perché ad Amazon non guadagnano solo sulle transazioni ma anche sulla pubblicità aumentandone sempre più gli entroiti (cosa che non possono certo dire la stragrande maggioranza degli editori). Lo rivela il Wall Street Journal in un articolo interessante perché annuncia la volontà del colosso dell’ecommerce di cessare alcune tipologie di pubblicità pay-per-click, in particolare quelle che si trovano nella parte inferiore delle ricerche effettuate dagli utenti sul sito. Il servizio è molto utilizzato da piccole medie aziende che non possono essere presenti sul market di Amazon ma sono comunque attratte dal poter comunicare con i suoi circa 280 milioni clienti. Alla base di questa decisione sembra ci sia una guerra contro un altro colosso come Google che utilizzando questa tipologia di pubblicità sui portali Amazon è in grado di accedere ad alcune informazioni utili sull’azienda e sui suoi clienti.
1,4/10
È il rating ottenuto su IMDb da Gunday un film prodotto a Bollywood nel 2014. Cosa c’è di particolare? Il fatto è che questa votazione fa di questo film, per gli utenti del celebre sito/database dedicato al cinema, la peggior pellicola della storia del cinema. Il rating infatti è il più basso mai registrato dai 235 mila film presenti e recensiti nel sito. Il pessimo risultato è frutto di ben 44 mila voti dati dagli utenti. Lo ha raccontato FiveThirtyEight che ci rivela altri numeri: la valutazione media di un film sul sito è di 6,31 e il 50% dei film ha un rating compreso tra 5,5 e 7,2. Gunday in questa speciale classifica dei film con la peggiore votazione sembra addirittura vincere per distacco: nessun’altra pellicola ha infatti fino ad oggi ottenuto una votazione al di sotto di 1,8/10. A me è quasi venuta voglia di vederlo… (fact-checking al momento della pubblicazione: nel frattempo su IMBd il film ha raggiunto il rating di 1.9 e gli utenti che lo hanno votato sono aumentati a 52.814)
10.449.422
In dollari sono i costi editoriali nei primi 6 mesi del 2014 di BuzzFeed. Gli investimenti per la produzione di contenuti è in netto aumento in questi anni per BuzzFeed basti pensare che la voce editorial budget del primo semestre 2014 è di poco inferiore a quella nei dodici mesi nel 2013 (11.739.790 dollari) ed è circa 12 volte quella dell’intero anno 2011 (858.780 dollari). A rivelare cifre così precise è Gawker (di solito poco tenero verso gli aguerritissimi rivali) che ha messo le mani su un po’ di documenti interni di BuzzFeed tirando fuori un bel po’ di cifre. BuzzFeed infatti non essendo una public company non è obbligata a pubblicare i propri bilanci e si è sempre guardata bene dal farlo. Così c’è molta curiosità su quanto Peretti e soci traducano concretamente in fatturati e profitti gli sbandierati numeri fenomenali relativi alle pagine viste e utenti unici mensili. Il report di Gawker si ferma al primo semestre 2014 ma è comunque molto interessante ed evidenzia che anche a livello di guadagni Buzzfeed sta andado molto bene: le revenue nell’anno fiscale 2011 sono state di 4,127 milioni di dollari in continua ascesa visto che nei soli primi sei mesi de 2014 erano già più che decuplicate arrivando a 46,159 milioni di dollari. Che dire, chapeau.
250 milioni
Sono le visite da desktop perse da Wikipedia nei soli ultimi tre mesi. Almeno secondo le analisi fatte e pubblicate da SimilarWeb una società che fornisce servizi di web analytics ad aziende internazionali. Cosa sta succedendo alla famosa enciclopedia collaborativa? Non è chiaro nemmeno agli analisti di SimilarWeb che per il momento si limitano a rilevare grazie ai loro strumenti un calo sia nel traffico portato da Google nelle reach sia in uscita. Ad esempio YouTube ha ricevuto da Wikipedia il 32% in meno di traffico nell’ultimo mese, mentre la flessione verso Facebook è del 9%. Una delle possibili ragioni è, secondo Roy Hinkins l’analista che ha registrato questa calo di traffico, una conseguenza dell’aggiornamento 4.2 di Panda l’algoritmo introdotto da Google che penalizzerebbe, e non poco!, il traffico verso la creatura di Jimmy Wales. In attesa di ulteriori verifiche.
180 mila
In dollari è il salario medio annuo a Netflix, che la colloca al secondo posto tra le 15 aziende con compensi più alti in America nel 2015. Pur non guadagnando il primo posto – è di Skadden società che opera nelle consulenze legali – le aziende tecnologiche in questo elenco sono la stragrande maggioranza: 9 su 15. La classifica è stata realizzata da Glassdoor sito molto apprezzato negli Stati Uniti dove dipendenti ed ex dipendenti recensiscono in forma anonima le loro aziende e i relativi management (il sito secondo wikipedia il sito ha raccolto 500 mila recensioni). Altri dati: a Mozilla (in 8a posizione) il median base salary è di 112.737 dollari mentre in Google (13a posizione) è di 116.000 dolari. Chiude infine questa classifica in 15a posizione TrueCar (sito di compravendita auto) con 100 mila dollari. Le rilevazioni sono fatte sulla base di segnalazioni (almeno 30) degli utenti e sono comprensive oltre che del salario base annuo dei premi, proventi finanziari e qualsiasi altro ipo di bonus. Le ragioni del perché le tech company paghino così bene, secondo gli esperti di Glassdoor, è relativamente semplice: in queste aziende la domanda di professionalità altamente qualificate di ingegneri, data scientist ed esperti di database – fondamentali per la crescita del loro business – supera ancora, e nettamente, l’offerta.
immagine via Flickr (pubblicata da Abbey Hendrickson con licenza Creative Commons)