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Numeri

Creato il 14 agosto 2015 da Pedroelrey

Ras­se­gna di cifre e dati note­voli che forse vi siete persi, letti durante la set­ti­mana appena tra­scorsa su media, web e inno­va­zione digitale

1,26 miliardi

È in dol­lari il valore della rac­colta pub­bli­ci­ta­ria che nel 2015 dovrebbe rea­liz­zare Ama­zon, un valore in aumento visto che lo scorso anno si era fer­mata (si fa per dire) a 1,03 miliardi. E già per­ché ad Ama­zon non gua­da­gnano solo sulle tran­sa­zioni ma anche sulla pub­bli­cità aumen­tan­done sem­pre più gli entroiti (cosa che non pos­sono certo dire la stra­grande mag­gio­ranza degli edi­tori). Lo rivela il Wall Street Jour­nal in un arti­colo inte­res­sante per­ché annun­cia la volontà del colosso dell’ecommerce di ces­sare alcune tipo­lo­gie di pub­bli­cità pay-per-click, in par­ti­co­lare quelle che si tro­vano nella parte infe­riore delle ricer­che effet­tuate dagli utenti sul sito. Il ser­vi­zio è molto uti­liz­zato da pic­cole medie aziende che non pos­sono essere pre­senti sul mar­ket di Ama­zon ma sono comun­que attratte dal poter comu­ni­care con i suoi circa 280 milioni clienti. Alla base di que­sta deci­sione sem­bra ci sia una guerra con­tro un altro colosso come Goo­gle che uti­liz­zando que­sta tipo­lo­gia di pub­bli­cità sui por­tali Ama­zon è in grado di acce­dere ad alcune infor­ma­zioni utili sull’azienda e sui suoi clienti.

1,4/10

È il rating otte­nuto su IMDb da Gun­day un film pro­dotto a Bol­ly­wood nel 2014. Cosa c’è di par­ti­co­lare? Il fatto è che que­sta vota­zione fa di que­sto film, per gli utenti del cele­bre sito/database dedi­cato al cinema, la peg­gior pel­li­cola della sto­ria del cinema. Il rating infatti è il più basso mai regi­strato dai 235 mila film pre­senti e recen­siti nel sito. Il pes­simo risul­tato è frutto di ben 44 mila voti dati dagli utenti. Lo ha rac­con­tato Five­Thir­tyEight che ci rivela altri numeri: la valu­ta­zione media di un film sul sito è di 6,31 e il 50% dei film ha un rating com­preso tra 5,5 e 7,2. Gun­day in que­sta spe­ciale clas­si­fica dei film con la peg­giore vota­zione sem­bra addi­rit­tura vin­cere per distacco: nessun’altra pel­li­cola ha infatti fino ad oggi otte­nuto una vota­zione al di sotto di 1,8/10. A me è quasi venuta voglia di vederlo… (fact-checking al momento della pub­bli­ca­zione: nel frat­tempo su IMBd il film ha rag­giunto il rating di 1.9 e gli utenti che lo hanno votato sono aumen­tati a 52.814)

10.449.422

In dol­lari sono i costi edi­to­riali nei primi 6 mesi del 2014 di Buz­z­Feed. Gli inve­sti­menti per la pro­du­zione di con­te­nuti è in netto aumento in que­sti anni per Buz­z­Feed basti pen­sare che la voce edi­to­rial bud­get del primo seme­stre 2014 è di poco infe­riore a quella nei dodici mesi nel 2013 (11.739.790 dol­lari) ed è circa 12 volte quella dell’intero anno 2011 (858.780 dol­lari). A rive­lare cifre così pre­cise è Gaw­ker (di solito poco tenero verso gli aguer­ri­tis­simi rivali) che ha messo le mani su un po’ di docu­menti interni di Buz­z­Feed tirando fuori un bel po’ di cifre. Buz­z­Feed infatti non essendo una public com­pany non è obbli­gata a pub­bli­care i pro­pri bilanci e si è sem­pre guar­data bene dal farlo. Così c’è molta curio­sità su quanto Peretti e soci tra­du­cano con­cre­ta­mente in fat­tu­rati e pro­fitti gli sban­die­rati numeri feno­me­nali rela­tivi alle pagine viste e utenti unici men­sili. Il report di Gaw­ker si ferma al primo seme­stre 2014 ma è comun­que molto inte­res­sante ed evi­den­zia che anche a livello di gua­da­gni Buz­z­feed sta andado molto bene: le reve­nue nell’anno fiscale 2011 sono state di 4,127 milioni di dol­lari in con­ti­nua ascesa visto che nei soli primi sei mesi de 2014 erano già più che decu­pli­cate arri­vando a 46,159 milioni di dol­lari. Che dire, chapeau.

250 milioni

Sono le visite da desk­top perse da Wiki­pe­dia nei soli ultimi tre mesi. Almeno secondo le ana­lisi fatte e pub­bli­cate da Simi­lar­Web una società che for­ni­sce ser­vizi di web ana­ly­tics ad aziende inter­na­zio­nali. Cosa sta suc­ce­dendo alla famosa enci­clo­pe­dia col­la­bo­ra­tiva? Non è chiaro nem­meno agli ana­li­sti di Simi­lar­Web che per il momento si limi­tano a rile­vare gra­zie ai loro stru­menti un calo sia nel traf­fico por­tato da Goo­gle nelle reach sia in uscita. Ad esem­pio You­Tube ha rice­vuto da Wiki­pe­dia il 32% in meno di traf­fico nell’ultimo mese, men­tre la fles­sione verso Face­book è del 9%. Una delle pos­si­bili ragioni è, secondo Roy Hin­kins l’analista che ha regi­strato que­sta calo di traf­fico, una con­se­guenza dell’aggiornamento 4.2 di Panda l’algoritmo intro­dotto da Goo­gle che pena­liz­ze­rebbe, e non poco!, il traf­fico verso la crea­tura di Jimmy Wales. In attesa di ulte­riori verifiche.

180 mila

In dol­lari è il sala­rio medio annuo a Net­flix, che la col­loca al secondo posto tra le 15 aziende con com­pensi più alti in Ame­rica nel 2015. Pur non gua­da­gnando il primo posto – è di Skad­den società che opera nelle con­su­lenze legali – le aziende tec­no­lo­gi­che in que­sto elenco sono la stra­grande mag­gio­ranza: 9 su 15. La clas­si­fica è stata rea­liz­zata da Glas­sdoor sito molto apprez­zato negli Stati Uniti dove dipen­denti ed ex dipen­denti recen­si­scono in forma ano­nima le loro aziende e i rela­tivi mana­ge­ment (il sito secondo wiki­pe­dia il sito ha rac­colto 500 mila recen­sioni). Altri dati: a Mozilla (in 8a posi­zione) il median base salary è di 112.737 dol­lari men­tre in Goo­gle (13a posi­zione) è di 116.000 dolari. Chiude infine que­sta clas­si­fica in 15a posi­zione True­Car (sito di com­pra­ven­dita auto) con 100 mila dol­lari. Le rile­va­zioni sono fatte sulla base di segna­la­zioni (almeno 30) degli utenti e sono com­pren­sive oltre che del sala­rio base annuo dei premi, pro­venti finan­ziari e qual­siasi altro ipo di bonus. Le ragioni del per­ché le tech com­pany paghino così bene, secondo gli esperti di Glas­sdoor, è rela­ti­va­mente sem­plice: in que­ste aziende la domanda di pro­fes­sio­na­lità alta­mente qua­li­fi­cate di inge­gneri, data scien­tist ed esperti di data­base – fon­da­men­tali per la cre­scita del loro busi­ness – supera ancora, e net­ta­mente, l’offerta.

imma­gine via Flickr (pub­bli­cata da Abbey Hen­drick­son con licenza Crea­tive Com­mons)


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