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Numeri

Creato il 28 agosto 2015 da Pedroelrey

Ras­se­gna di cifre e dati note­voli che forse vi siete persi, rac­colti durante la set­ti­mana appena tra­scorsa su media, web e inno­va­zione digitale.

5,839 mld

Il valore in ster­line (in euro sono circa 8 miliardi) delle reve­nue rea­liz­zate nel primo seme­stre del 2015 da WPP la più grande agen­zia di pub­bli­cità al mondo. La WPP che ha sede a Lon­dra e pos­siede un por­ta­fo­glio clienti nei quali figu­rano molti dei più grandi brand a livello mon­diale ha dif­fuso mer­co­ledì scorso il risul­tato della prima metà dell’anno: il fat­tu­rato è aumen­tato del 6,8% rispetto al primo seme­stre dello scorso anno, i pro­fitti hanno rag­giunto i 601 milioni di ster­line con una per­for­mance da record: +55% rispetto ai 396 milioni del 2014 gra­zie soprat­tutto all’ottimo anda­mento del mer­cato nord ame­ri­cano (il prin­ci­pale per il colosso dell’advertising). Aumenta anche la red­di­ti­vità del gruppo con una mar­gi­na­lità del 13.3%. Tutto bene quindi? Crisi della pub­bli­cità da archi­viare e bot­ti­glie di cham­pa­gne mil­le­si­mato pronte ad essere stap­pate per festeg­giare. Andia­moci piano. Il Finan­cial Times in un appro­fon­dito e inte­res­sante com­mento ai risul­tati di WPP scrive che que­sta seme­strale serve al gran capo dell’agenzia Mar­tin Sor­rell per tran­quil­liz­zare gli inve­sti­tori pre­oc­cu­pati sui rischi di una spen­dig review che sta per abbat­tersi sugli inve­sti­menti pub­bli­ci­tari attuata dai mag­giori brand mon­diali: uno tsu­nami (come lo defi­ni­sce il FT) quan­ti­fi­ca­bile nella bel­lezza, si fa per dire, di 20 miliardi di dol­lari che ridur­reb­bero dra­sti­ca­mente il giro di affari com­ples­sivo della pub­bli­cità a livello glo­bale.  Pre­oc­cupa anche la tur­bo­lenza dei mer­cati in Cina il terzo mer­cato (dopo Usa e UK) per fat­tu­rato per l’agenzia. Pre­oc­cupa infine, e non poco, in WPP la dif­fi­denza con la quale molti grandi clienti con­ti­nuano a guar­dare alla pub­bli­cità online, alla sua effet­tiva visi­bi­lità e al suo rela­tivo con­creto ritorno per le aziende: una delle prin­ci­pali ragioni — ha detto Sor­rell — per il quale i grandi mar­chi stanno oggi rive­dendo molti dei loro rap­porti con le agenzie.

227%

Secondo Goo­gle è in per­cen­tuale l’aumento di traf­fico orga­nico gene­rato dal motore di ricerca verso gli aggre­ga­tori di shop­ping (quelli che com­pa­rano i prezzi di vari ser­vizi e pro­dotti) negli ultimi 10 anni: un totale di 2 miliardi di click gra­tuiti in più. L’affermazione giunge diret­ta­mente da Goo­gle che ha pub­bli­cato ieri sera sul suo blog uffi­ciale (edi­zione euro­pea) in rispo­sta all’accusa di con­cor­renza sleale da parte della Com­mis­sione Euro­pea in rife­ri­mento al sevi­zio Goo­gle Shop­ping atti­vato da Mon­tain View. Dopo que­ste accuse la rispo­sta da parte di Goo­gle era par­ti­co­lar­mente attesa, come scrive anche Nòva del Sole24Ore . Chi aveva spe­rato in un mea culpa o comun­que una rispo­sta mor­bida resterà deluso per­ché il pezzo fir­mato dal senior vice pre­si­dent Kent Wal­ker rigetta qual­siasi tipo di accusa e anzi rilan­cia l’idea che il ser­vi­zio abbia pro­cu­rato evi­denti bene­fici ai siti di e-commerce e ai siti di shop­ping com­pa­ra­tivo anche nei paesi inte­res­sati dalla comu­ni­ca­zione della Com­mis­sione.
Si pre­an­nun­cia anche in que­sto campo un muro con­tro muro con Bru­xel­les (la com­mis­sione Anti­trust sta por­tando avanti anche un’indagine rela­tiva al sistema ope­ra­tivo Android) ed è dif­fi­cile imma­gi­nare per le posi­zioni assunte fino ad oggi che sia la grande G la prima a cedere il passo.

131.542.659

Sono le inte­ra­zioni (like e com­menti) tota­liz­zati in giu­gno dall’account Insta­gram del Natio­nal Geo­gra­phic. Secondo quanto ripor­tato da New­sWhip società spe­cia­liz­zata in rile­va­zioni sui social media, che ha comin­ciato a redige i 10 pro­fili di Insta­gram con il mag­giore livello di enga­ge­ment con gli utenti. il Natio­nal Geo­gra­phic occupa in que­sta clas­si­fica il secondo posto men­tre al primo c’è l’account di 9Gag, una app dedi­cata inte­ra­mente a foto e video buffi (per farci capire: il suo claim è “Why so serious?”) con 171.369.865 inte­ra­zioni.
Nella clas­si­fica di giu­gno tro­viamo soprat­tutto pro­fili di star dello spet­ta­colo come Justin Bie­ber e Arianna Grande rispet­ti­va­mente al quarto e quinto posto. Sor­prende quindi che in posi­zioni così in alto si trovi un edi­tore clas­sico come il Natio­nal Geo­gra­phic. Insta­gram è uno delle piat­ta­forme social in grande cre­scita a livello di utenti ma è ancora, per gli edi­tori, una “roba” strana visto che nei sin­goli post non è pos­si­bile met­tere link attivi. Quindi niente traf­fico diretto.
E infatti cam­pioni della vira­liz­za­zione come Buz­z­Feed e Huf­fing­ton­Post non com­pa­iono ancora in que­sta clas­si­fica (men­tre sono pun­tual­mente in testa nelle mede­sime rile­va­zioni che New­swhip fa rela­tive a Faceb­bok e Twit­ter). Eppure in molti sosten­gono che su que­sta piat­ta­forma, anche per le testate si gio­cherà una par­tita impor­tante per aumen­tare la pro­pria comu­nità di let­tori. Alla luce di que­sti risul­tati è deci­sa­mente rac­co­man­da­bile stu­diare meglio le stra­te­gie su Insta­gram del buon vec­chio Natio­nal Geo­gra­phic che, tra le altre cose, conta ad oggi 29,9 milioni di follower.

4%

In punti per­cen­tuali è la fles­sione in Cina della ven­dita di smart­phone nel secondo tri­me­stre: un valore nega­tivo che viene regi­strato per la prima volta su que­sto mer­cato che rap­pre­senta ancora oggi il 30% delle ven­dite a livello glo­bale. Lo ha rive­lato Gart­ner in un rap­porto secondo il quale il mer­cato cinese dei tele­fo­nini che ha fino ad oggi ha trai­nato la cre­scita della domanda è ormai molto vicino al punto di satu­ra­zione.
Il mer­cato glo­bale degli smart­phone con­ti­nua comun­que a cre­scere con 330 milioni di unità ven­dute (il rife­ri­mento è ancora il secondo tri­me­stre 2015) e un + 13,5% nel con­fronto con il mede­simo periodo del 2014. Una cre­scita comun­que ral­len­tata pro­prio dalla fre­nata del mer­cato cinese. Di que­sto ral­len­ta­mento fa le spese Android visto che i tele­fo­nini con que­sto sistema ope­ra­tivo regi­strano il loro tasso di cre­scita più basso (11%) e una fles­sione nella quota di mer­cato glo­bale che passa dall’83,8% del 2014 all’82,2% del 2015.
Aumenta invece il diretto con­cor­rente iOS che con i suoi 48,086 milioni di unità ven­dute si prende una fetta di mer­cato pari al 14,6% per quanto riguarda i sistemi ope­ra­tivi. Fetta di mer­cato che per Apple passa dall’8,0% del 2014 al 10,8% del 2015 nel con­fronto tra le marche.

260

Sono gli esu­beri di per­so­nale dichia­rati in que­sti giorni da Rovio l’azienda fin­lan­dese spe­cia­liz­zata nello svi­luppo di video­gio­chi, tra cui il famo­sis­simo Angry Birds. Nono­stante la nuova ver­sione del gioco abbia tota­liz­zato 50 milioni di down­load solo nel primo mese di lan­cio, le cose sem­brano non andare tutte per il meglio. Lo scrive il Guar­dian che rivela come i ricavi nel 2014 (158,3 milioni di euro) abbiano regi­strato una fles­sione del 9% rispetto all’anno pre­ce­dente e il mer­chan­di­sing legato ai pro­pri mar­chi sia pra­ti­ca­mente crol­lato con un –46%.
L’azienda già nel dicem­bre scorso ha varato un piano di ridi­men­sio­na­mento del per­so­nale dichia­rando 110 esu­beri. Ai quali si aggiun­gono quelli annun­ciati in que­sti giorni: un ulte­riore taglio del 38% del per­so­nale. Eppure l’azienda solo nel 2013 aveva fatto 300 nuove assun­zioni rag­giun­gendo così 800 dipen­denti a seguito anche della sua discesa in campo in nuovi set­tori mer­cato e all’attivazione di nuovi pro­getti (per il 2016 è pre­vi­sto per­fino l’uscita di un film ispi­rato ad Angry Birds). Ma qual­cosa evi­den­te­mente non ha fun­zio­nato come spe­rato. E in que­sti casi il reset è sem­pre sulle spalle della forza lavoro.

imma­gine via Flickr (pub­bli­cata da Håkan Dahl­ström con licenza Crea­tive Com­mons.


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