Rassegna settimanale di numeri e dati notevoli che forse vi siete persi, selezionati durante le nostre letture su media, web e innovazione digitale
26%
Negli Stati Uniti è la quota delle donne nella forza lavoro del settore tecnologia. Una cifra non certo elevata ma che si riduce drasticamente fino a quote del tutto marginali se si applicano ulteriori filtri a questo numero. Come infatti scrive Re/code in aziende come Google, Facebook, Microsoft o Intel, la quota di donne lavoratrici afroamericane è solo dell’1%, una quota che non differisce molto se in considerazione vengono prese le donne ispanoamenricane impiegate in questi colossi tecnologici. Il sito online ha per questo dato vita a “The 26% — Women speak out on tech’s diversity crisis” una serie di belle interviste video dove impiegate e impenditrici del settore si raccontano e condividono le loro esperienze.
2 miliardi
In dollari sono, dopo 30 anni di attività in Cina, gli investimenti che Intel dichiara di aver fatto in aziende tecnologiche locali. Lo rivela TechCrunch che precisa come la cifra in realtà pesi molto un unico mega-investimento di 1 miliardo di dollari fatto lo scorso anno nell’azienda cinese UniSpreadtrum. Resta il fatto che il gigante dei microprecessori in Cina sia stato particolarmente attivo in investimenti e partecipazioni con aziende cinesi. Lo dimostrano anche una serie di recenti investimenti: 60 milioni fatto a fine agosto in Yuneec azienda di Shangai produttrice di droni e, annunciati proprio in questi giorni, ulteriori investimenti per 65 milioni in altre 8 aziende hi-tech cinesi.
100%
Molti editori sognano di poter avere il traffico e gli utenti unici di BuzzFeed, ma come è composto questo traffico nel suo totale? Bella domanda alla quale ha risposto lo stesso fondatore del sito Jonah Peretti in una lunga intervista rilasciata a Peter Kafka nel quale ha tenuto a precisare come oggi la sua “creatura” non sia ormai più un semplice editore di un sito web ma una “piattaforma social completamente integrata” in cui i propri canali su Snapchat o Instagram sono importanti quanto i contenuti sul sito “principale”. Bene ecco dunque nel dettaglio le singole voci che compongono il 100% del traffico totale: 23% diretto o da applicazioni, 14% canale YouTube, 2% Google verso il sito, 6% Facebook verso il sito, 27% Video nativi Facebook, 4% immagini su Facebook, 21% SnapChat, 3% altre piattaforme. Le percentuali — hanno precisato ancora da BuzzFeed — misurano il numero totale di utenti che hanno visto contenuti BuzzFeed su tutte le diverse piattaforme (Snapchat, Facebook, sito web e così via).
400 mila
Sono gli utenti che fino ad oggi hanno sottoscritto un abbonamento con Blendle, la startup editoriale olandese a cui molti guardano come uno degli esperimenti più interessanti sui nuovi business model per il giornalismo. Blendle infatti è stato definito l’iTunes dei giornali perché, difatto, ripropone l’idea di una piattaforma attraverso la quale è possibile acquistare singoli articoli da un catalogo di giornali e riviste (lo scorso anno Blendle ha ricevuto da due editori del calibro di New York Times e Axel Springer un investimento di 3 milioni di euro, per dire). Il numero di per sè non è eclatante ma se consideriamo che quei 400 mila utenti sono per la stragrande parte abbonati a giornali e riviste olandesi è più che comprensibile la soddisfazione dei responsabili della piattaforma. E infatti i responsabili di Blende hanno deciso di tentare l’espansione in un mercato un po’ più complesso (e molto più ampio) come quello tedesco.
Lo sbarco in Germania è di questi giorni — lo racconta anche Max Ingram su Fortune — e ha coinvolto circa 100 editori, grandi e piccoli, tra i quali quasi tutti i principali quotidiani e riviste tedesche. Sarà particolarmente interessante seguire i risultati di questa ulteriore fondamentale tappa nello sviluppo del progetto. In bocca al lupo. [Se volete saperne di più su Blendle e sul suo modello di business una bella intervista a Duco van Lanschot, Chief International della startup è contenuta nel nuovo libro del nostro Pier Luca Santoro I giornali del futuro, il futuro dei giornali]
70%
La quota parte che deriva dalla TV nelle vendite generate dagli investimenti pubblicitari. Lo rivela l’indagine “TV Brand effect” realizzata da Nielsen italia. La televisione quindi è ancora il mezzo che di gran lunga incide più di ogni altro nelle decisioni di acquisto delle persone. L’automove è invece il settore che più investe nella televisione: il 76% del totale. Ma qual è la reale efficacia di uno spot televisivo? Secondo Nielsen che ha condotto una serie di interviste solo 1 spettatore su 3 ricorda, nelle 24 ore successive alla sua visione, uno spot TV associandolo correttamente al proprio brand.
immagine via Flickr realizzata da Dustin Liebenow e pubblicata con licenza Creative Commons