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Numeri

Creato il 28 settembre 2015 da Pedroelrey

Ras­se­gna set­ti­ma­nale di numeri e dati note­voli che forse vi siete persi, sele­zio­nati durante le nostre let­ture su media, web e inno­va­zione digitale

17,50

In dol­lari è la quota che nel 2017 ogni sin­golo iscritto a Face­book media­mente avrà gene­rato in introiti pub­bli­ci­tari. Lo riporta il Guar­dian citando una ricerca eMar­ke­ter. Una cifra che sta sen­si­bil­mente aumen­tando di anno in anno, oggi que­sta quota media è di 12,76 dol­lari men­tre lo scorso anno era di 10,03 dol­lari: un aumento del 21% tra il 2015 e il 2014. Se invece guar­diamo in casa Twit­ter – secondo que­sta ana­lisi – la ARPU (ovvero i ricavi medi per utente) è di 7,75 dol­lari in cre­scita rispetto ai 5,48 dol­lari dello scorso anno. Una quota che per Twit­ter dovrebbe quasi rad­dop­piare nel 2017 rag­giun­gendo i 12,56 dol­lari. Que­ste quote infine variano, e molto, a secondo di dove si tro­vino gli utenti: ad esem­pio per Face­book la ave­rage reve­nue per unit degli Stati Uniti è di 48,76 dol­lari men­tre quella nel resto del mondo scende a 7,71 dolari, per Twit­ter invece le cifre di que­sto stesso con­fronto sono pari a 24,48 con­tro 3,51 dollari.

–10%

Tanto sono scese le ven­dite degli eBook nei primi cin­que mesi di quest’anno negli Stati Uniti secondo l’Association of Ame­ri­can Publi­shers, che rac­co­glie i dati pro­ve­nienti da quasi 1.200 edi­tori. I libri digi­tali hanno rap­pre­sen­tato l’anno scorso circa il 20% del mer­cato, più o meno la stessa quota man­te­nuta negli ultimi anni ma adesso sem­bra che que­sta cifra sia desti­nata a scen­dere. Lo riporta in un arti­colo molto inte­res­sante il New York Times che mette in risalto come al calo delle ven­dite degli eBook cor­ri­sponda una rina­scita dei libri di carta: le libre­rie indi­pen­denti, che sono state fla­gel­late dalla reces­sione e dalla con­cor­renza di Ama­zon, stanno mostrando forti segnali di ripresa. L’American Book­sel­lers Asso­cia­tion conta oggi, nel 2015, ben 1.712 libre­rie tra i pro­pri soci per un totale di 2.227 punti ven­dita, in netto aumento rispetto a cin­que anni fa quando le libre­rie asso­ciate erano 1.410 e i punti ven­dita 1.660.

1.804

È quanto, in dol­lari, spen­de­ranno media­mente gli ame­ri­cani online nel 2015. La cifra è ripor­tata dal sito del World Eco­no­mic Forum citando una ricerca di Sta­ti­sta. Gli Stati Uniti hanno il fat­tu­rato più alto per quanto riguarda l’eCommerce die­tro loro il Regno Unito con una spesa media di 1.629 dol­lari e la Sve­zia con 1.446 dol­lari. Nel com­plesso negli Stati Uniti il fat­tu­rato del mer­cato dell’eCommerce – secondo i dati ripor­tati da Sta­ti­sta – sarà a fine del 2015 di oltre 287 miliardi di dol­lari con un tasso di cre­scita com­po­sto (CAGR) del 7.98% tra il 2015 e il 2020 anno nel quale il valore del mer­cato online rag­giun­gerà i 421 miliardi di dollari.

3

Sono gli anni che, il 24 set­tem­bre, ha com­piuto Quartz una delle star­tup gior­na­li­sti­che più inte­res­santi del pano­rama edi­to­riale inter­na­zio­nale (noi ne abbiamo scritto qui un po’ di tempo fa). Per l’occasione la testata eco­no­mica ha dato un po’ di numeri che sot­to­li­neano il lavoro fatto dal 2012 a oggi: 173 milioni di visi­ta­tori totali al sito, 35 milioni di visioni per i video pub­bli­cati nelle varie piat­ta­forme (Face­book, You­Tube), 156 mila abbo­nati alla new­slet­ter quo­ti­diana Daily Brief e 70 gior­na­li­sti assunti full-time.

221,8 milioni

Tanto hanno rac­colto, in dol­lari, le ven­dite di dischi in vinile (per un totale di 9,2 milioni di unità) nel prima metà del 2015 in Usa. Un aumento anno su anno del 52,1%. Il tutto secondo quanto riporta Digi­tal Music News che cita i dati dif­fusi dalla Recor­ding Indu­stry of Ame­rica (Riaa). La rivi­sta online fa notare come que­sta cifra supe­re­rebbe quella della somma di tutte le royal­ties gene­rate dallo strea­ming online delle piat­ta­forme come You­Tube Music, Vevo, Soun­d­Cloud, Spo­tify (ver­sione free), e tutte quelle ad-supported che, nel mede­simo periodo, val­gono “solo” 162,7 milioni di dollari.

51%

La per­cen­tuale gio­vani ame­ri­cani in età com­presa tra i 25 e i 34 anni dispo­sti a pagare un abbo­na­mento digi­tale per leg­gere news. Lo dichiara una ricerca che l’American Press Insti­tute ha con­dotto tra i mil­len­nial, ovvero i nati tra il 1980 e il 1998. Una fascia di età troppo ampia, dicono i ricer­ca­tori, che infatti hanno deciso di sud­di­vi­dere i gio­vani ulte­rior­mente in altre quat­tro sotto-categorie. La ricerca si sof­ferma su diversi aspetti del rap­porto tra i mil­len­nial e la cul­tura digi­tale com­presa la loro dispo­si­zione a pagare le news online: la per­cen­tuale più alta (il 51% già citato) è quella della fascia di età dei più “anziani”, che i ricer­ca­tori chia­mano gli Acti­vist. Nella fascia 25–34 anni (i Distrac­ted) il 40% è ancora dispo­sto a pagare per leg­gere le noti­zie su inter­net. Una quota che sale al 44% tra gli Explo­res, i gio­vani tra 18 e 24 anni for­te­mente con­nessi alla rete (il 97% di loro ha uno smart­phone) per poi scen­dere di nuovo al 31% tra gli Unat­ta­ched ovvero i gio­vani com­presi, come i pre­ce­denti, tra 18 e i 24 anni ma che a dif­fe­renza di que­sti ultimi hanno un rap­porto con la rete più occa­sio­nale e distratto.

[imma­gine tratta dal pro­getto “Sin­ga­pore num­ber Blocks” del foto­grafo Peter Stei­n­hauer (qui un artic­colo di Wired dedi­cato al suo lavoro)]


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