Rassegna settimanale di numeri e dati notevoli che forse vi siete persi, selezionati durante le nostre letture su media, web e innovazione digitale
8.061
Espresso in anni è il dato ottenuto sommando il tempo che quotidianamente viene speso da tutti gli utenti negli Usa nel guardare video da YouTube. Il dato, che ovviamente aggrega tutti i diversi device, ci dice che la piattaforma di proprietà di Google è ancora nettamente davanti, nel settore del consumo di video online, a Facebook sul quale (il riferimento sono ancora gli Usa) ogni giorno il tempo speso si ferma complessivamente a 713 anni (quindi circa 11 volte meno di YouTube). Lo scrive Venture Beat che racconta come la competizione tra le due piattaforme sul campo del consumo di video digitali sia solo all’inizio e destinata a diventare sempre più agguerrita per i due colossi visto che proprio in questo campo si stanno concentrando gli investimenti pubblicitari. I dati sono stati rilevati da SimilarWeb che ha monitorato più di 100 milioni di device. [Ah visto che ci siamo vi diamo anche il dato complessivo a livello globale: ogni singolo giorno – la fonte è ancora VentureBeat – il tempo trascorso nel guardare, leggere, scrivere commenti o cliccare contenuti digitali di Facebook e Youtube aggregando tutti gli utenti di tutto il mondo è di 150.000 anni].
750.000
È quanto, in dollari, potrebbe costare a un singolo brand acquistare il nuovo formato pubblicitario che SnapChat sta per lanciare. La startup specializzata in messaggistica è infatti in procinto di mettere sul mercato una versione appositamente studiata per i grandi marchi dei selfie ottenuti con il filtro Lenses lanciato un paio di settimane fa (una feature che permette di cambiare in tempo reale la foto realizzata con effetti speciali animati). Il format “Sponsored Lenses” potrà quindi essere utilizzato dai brand per lanciare campagne advertising sulla piattaforma che conta 100 milioni di utenti attivi. Secondo voci raccolte dal Financial Times – per il momento non confermate dai responsabili della app – ai brand questo nuovo format studiato per loro potrebbe costare dai 450 mila ai 750 mila dollari a seconda del numero di utenti raggiunto. Sempre secondo il FT, SnapChat avrebbe già chiuso per il prossimo anno accordi con grandi aziende per 10 milioni di dollari raggiungendo fatturato annuo stimato intorno ai 100 milioni di dollari.
37
È la posizione occupata dall’Italia nella classifica sullo sviluppo tecnologico redatta dal World Economic Forum all’interno del Global Competitiveness Index 2015. Quello dello sviluppo tecnologico è uno dei dodici pilastri sui quali si basano le valutazioni del Wef (nella classifica generale l’Italia è 43esima) ed è stato suddiviso in ulteriori due voci: “Ict use” e “Technological adoption”. È interessante notare come nella prima sotto-classifica l’italia è in un buon 28esimo posto con un punteggio di 5,5 (il massimo è 7) mentre nella seconda voce la posizione occupata diventa davvero poco lusinghiera, 88esima con un punteggio di 4,3 (lo stesso ottenuto da Kazakhstan, Armenia, Nigeria, Kuwait e Cambogia). Per quanto riguarda invece l’innovazione (il dodicesimo dei pilastri della classifica del Wef) l’Italia è 37esima con punteggio complessivo di 3,9. Ma anche qui si registrano grandi differenze nelle diverse sotto-voci (ben sette) nelle quali è suddivisa questa voce: si val dalla 26esima posizione del “Availability of scientists and engineers” alla 114esima (su 140) di “Government procurement of advanced technology products” ovvero gli appalti pubblici su prodotti di tecnologia avanzata.
–35%
La flessione percentuale della diffusione di copie dei nove maggiori quotidiani britannici dal 2010 ad oggi. Il dato è riferito ad agosto 2015, la diffusione complessivamente per i nove quotidiani è stata di 6,5 milioni di copie. Evidentemente anche nel Regno Unito la crisi dell’editoria si è fatta sentire, il Guardian, che in questi anni è diventato uno dei punti di riferimento per le strategie sul digitale, ha visto ridursi la diffusione del 50% dal 2005 ad oggi (ed il prezzo nello stesso periodo di tempo è più che triplicato). Lo scrive The Media Briefing ad inizio di un lungo e interessante articolo dove si analizzano diversi dati sulle tendenze del mercato dei quotidiani in UK. La conclusione a cui giunge questa analisi è contenuta già nel titolo: Why newspapers must dare NOT to be daily. Chiaro no?
58.188
In dollari lo stipendio medio di un designer UX secondo una ricerca fatta a livello mondiale. La ricerca è stata condotta da Zsolt Kocsmarszky a sua volta un UX designer che in un questionario ha raccolto 1.100 risposte di colleghi sparsi per l’intero globo. Il tutto è stato raccolto poi in un dataset pubblicato dalla rivista The Next Web. Il range tra i diversi paesi è molto ampio: si passa dai 104.894 dolari della Svizzera guadagnati mediamente l’anno da un professionista dell’user experience (i dati si basano su 13 segnalazioni ricevute) ai 10.999 dell’India (81 segnalazioni). Fra i due estremi troviamo i 90.528 degli Stati Uniti (391 segnalazioni), i 64.673 del Regno Unito, i 43.944 della Francia (20 segnalazioni) e i 52.418 dell’Italia (14 segnalazioni).
[immagine via Flickr realizzata da Mervyn Chua e pubblicata con licenza Creative Commons]