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Numeri

Creato il 26 ottobre 2015 da Pedroelrey

Ras­se­gna set­ti­ma­nale di numeri e dati note­voli che forse vi siete persi, sele­zio­nati durante le nostre let­ture su media, web e inno­va­zione digitale

2.000 miliardi

Face­book e la search uni­ver­sale: da qual­che giorno Face­book ha ini­ziato a indi­ciz­zare tutti i 2 mila miliardi di post con­te­nuti nella sua piat­ta­forma per ren­derli dispo­ni­bili nella pro­pria search. Lo scrive The Verge che sot­to­li­nea l’importanza della nuova stra­te­gia del social net­work più dif­fuso al mondo: la deci­sione di tra­sfor­mar­mare la pro­pria fun­zione di ricerca in qual­cosa di più del sem­plice stru­mento per tro­vare qual­cuno che hai incon­trato a una festa – scrive la rivi­sta – ora è un modo per vedere in tempo reale ciò di cui inter­net sta par­lando, Face­book si sta tra­sfor­mando da “mac­china” di inte­ra­zione tra per­sone che genera già oggi 1,5 miliardi di ricer­che al giorno, in un vasto magaz­zino di con­ver­sa­zioni con­sul­ta­bili da chiun­que. Ovvia­mente il tutto sarà mone­tiz­zato alla grande da Zuc­ker­berg e soci, come giu­sta­mente è stato subito fatto notare.

1,5 milioni

La vita (dif­fi­cile) di Char­lie dopo gli atten­tati: il rapido pas­sag­gio da pic­cola rivi­sta che da anni inse­guiva il pareg­gio di bilan­cio a uno dei sim­boli della libertà di espres­sione ha fatto nascere, per chi sta por­tando avanti Char­lie Hebdo, nuove grandi (e in parte anche ina­spet­tate) dif­fi­coltà. Dopo essere stata ospi­tata per sei mesi nella sede di Libé­ra­tion la reda­zione si è tra­sfe­rita que­sto mese nella sua nuova sede “for­ti­fi­cata” con fine­stre anti­pro­iet­tile, una “panic room” e un labi­rinto di porte di sicurezza.Inter­venti che sono costati 1,5 milioni di euro, i respon­sa­bili ammi­ni­stra­tivi della rivi­sta pre­ve­dono di dover spen­dere ogni anno altri 500 mila euro circa in guar­die armate. Lo riporta il New York Times in un lungo arti­colo nel quale rac­conta la vita della rivi­sta in que­sti mesi dopo la strage del 7 gen­naio scorso tra la voglia di rico­min­ciare di molti e la dispe­ra­zione e la il desi­de­rio di mol­lare tutto di altri. Anche i molti soldi arri­vati nelle casse – 15 milioni di euro di ricavi dalle ven­dite in edi­cole e dagli abbo­na­menti e 4 milioni in dona­zioni – stanno gene­rando pro­blemi: disac­cordi su come gestirli al meglio per desti­narli alle fami­glie delle vit­time, ritardi sugli impe­gni di nuovo assetto socie­ta­rio, oltre al disa­gio dif­fuso nei mem­bri della reda­zione all’idea che, anche se solo teo­ri­ca­mente, l’attuale pro­prietà potrebbe trarre pro­fitto eco­no­mico dalla tragedia.

70%

C’è una donna die­tro la rivo­lu­zione digi­tale al Washing­ton Post: si chiama Cory Haick guida un team di 20 per­sone e il suo ruolo è quello di “exe­cu­tive direc­tor of emer­ging news pro­ducts” Digi­day le dedica un lungo ritratto met­tendo in evi­denza anche un bel po’ di numeri su quanto al Post è stato fatto in que­sti ultimi tempi nel campo del digi­tale. Gran parte degli sforzi della Haick adesso sono con­cen­trati sui nuovi device con lo svi­luppo di app ed espe­ri­menti molto ori­gi­nali come Rain­bow che hanno con­tri­buito a por­tare a set­tem­bre la quota di audience pro­ve­niente da mobile ad oltre il 70% . Oggi gra­zie alla decisa svolta sul digi­tale voluta dalla gestione Bezos, il Post ha messo a segno – cer­ti­fi­cata da com­Score – la cre­scita più rapida nella cate­go­ria news/information: nel mese di set­tem­bre 59,1 milioni di utenti unici mul­ti­piat­ta­forma ovvero +40% rispetto allo scorso anno.

–30%

La brutta estate dei quo­ti­diani bri­tan­nici: calano dra­sti­ca­mente gli inve­sti­menti pub­bli­ci­tari su carta nei quo­ti­diani bri­tan­nici, secondo il Guar­dian “l’estate del 2015 sarà ricor­data come il momento nel quale la tem­pe­sta per­fetta ha col­pito i gior­nali nazio­nali”. Il mer­cato pub­bli­ci­ta­rio della stampa – scrive ancora il Guar­dian – che rap­pre­senta ancora oggi la linfa vitale per la mag­gior parte gli edi­tori sul loro cam­mino verso la soste­ni­bi­lità digi­tale, ha regi­strato una fles­sione di livelli senza pre­ce­denti: –30% nel corso degli ultimi sei mesi. Tutti i mag­giori inve­sti­tori pub­bli­ci­tari del Regno Unito stanno tagliando i loro bud­get sui quo­ti­diani nazio­nali a comin­ciare da Sky che ha ridotto la sua spesa del 20% nei primi nove mesi di quest’anno, BT (ope­ra­tore tele­co­mu­ni­ca­zioni) ha ridotto del 18% i pro­pri inve­sti­menti in adver­ti­sing su stampa, i tagli di Asda e Tesco (le due prin­ci­pali catene di super­mer­cati) sono stati invece rispet­ti­va­mente del 47% e del 39%.

25,4 miliardi

Tri­me­strali da sogno per Ama­zon e Alpha­bet: men­tre la mag­gior parte degli edi­tori tra­di­zio­nali deve com­bat­tere con la crisi dei ricavi due giganti di inter­net come Ama­zon e Goo­gle (anzi Alpha­bet come adesso si chiama) affer­mano ancora di più il loro stra­po­tere con tri­me­strali che regi­strano per­for­mance che vanno oltre le aspet­ta­tive degli ana­li­sti. Ama­zon nel terzo tri­me­stre regi­stra 25,4 miliardi di dol­lari in ricavi netti dalle ven­dite e gua­da­gna 17 cen­te­simi per azione. Gli ana­li­sti si aspet­ta­vano una per­dita di 13 cen­te­simi per azione e ricavi non supe­riori ai 24,91 miliardi. Lo scrive Tech Crunch che in un altro arti­colo rac­conta come anche per Alpha­bet i conti di que­sto tri­me­stre siano supe­riori alle pre­vi­sioni: 18,68 miliardi di dol­lari di reve­nue (con­tro i 18,53 miliardi pre­vi­sti dagli ana­li­sti) supe­riori del 13% rispetto al mede­simo periodo dello scorso anno.

300 milioni

Vice News, You­Tube e i vie­deo long­form che cat­tu­rano i più gio­vani: chi l’ha detto che su inter­net e i social i con­te­nuti per cat­tu­rare l’attenzione devono essere per forza brevi e leg­geri? Vice News sta con­qui­stando un pub­blico di mil­len­nial gra­zie a docu­men­tari che supe­rano i 20 minuti ( e molto spesso rag­giun­gono i 60 e 90 minuti). Le cifre sem­brano par­lare chiaro: a 18 mesi dal suo lan­cio (cor­reva l’anno 2013) sul pro­prio canale You­Tube, Vice News aveva già rag­giunto 300 milioni di visua­liz­za­zioni e 1,6 milioni di iscri­zioni. Ne parla Journalism.com.uk che attra­verso l’intervento all’Inma di Buda­pest di Dan Mil­ler – che a Vice News rico­pre il ruolo di diret­tore della comu­ni­ca­zione – cerca di capire la stra­te­gia della testata che sem­bra aver tro­vato la chiave giu­sta per cat­tu­rare un audience di gio­vani sem­pre più ampia con con­te­nuti che ribal­tano alcuni luo­ghi comuni sulle cose-giuste-che-funzionano-in-rete. E la part­ner­ship con You­Tube con­ti­nua ad andare alla grande: Vice media nei suoi 10 canali aperti sulla piat­ta­forma ha som­mato ad oggi com­ples­si­va­mente 2,5 miliardi di visua­liz­za­zioni e 13 milioni di abbo­nati. [Ah, tra paren­tesi da un paio di set­ti­mane è stata lan­ciata Vice News Ita­lia con una pro­pria reda­zione giornalistica].

[imma­gine via Flickr rea­liz­zata da Rodrigo Moraes e pub­bli­cato con licenza Crea­tive Com­mons]


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