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Numeri

Creato il 09 novembre 2015 da Pedroelrey

Ras­se­gna set­ti­ma­nale di numeri e dati note­voli che forse vi siete persi, sele­zio­nati durante le nostre let­ture su media, web e inno­va­zione digitale

1 tri­lione

I numeri (impres­sio­nanti) dei big data: se ne parla da almeno 25 anni ma per quanto rigu­rada la data mining nelle aziende c’è ancora molto da svi­lup­pare, lo scrive il Sole 24 Ore che mette insieme in una bella info­gra­fica un bel po’ di numeri dav­vero note­voli che danno un qua­dro di cosa par­liamo dav­vero quando par­liamo di big data: 206 miliardi di euro il valore aggiunto in ter­mini di Pil che arri­ve­rebbe dallo sfrut­ta­mento in Europa dei big data, 1 tri­lione di euro il valore sti­mato dei big data delle nostre vite digi­tali in Europa, 44 tri­lioni di giga­byte il volume dati pre­vi­sti per il 2020, 36 miliardi di dol­lari spesi in ser­vizi per big data dalle aziende nel mondo, 2,4 tri­lioni di Pc, tablet e tele­fo­nini ven­duti nel 2015.

60 miliardi

Bloom­ber e la tec­no­lo­gia: il ter­mi­nale Bloom­berg Pro­fes­sio­nal che ela­bora per i suoi 325 mila abbo­nati circa 60 miliardi di infor­ma­zioni di mer­cato al giorno è ancora ricon­du­ci­bile al suo pro­ge­ni­tore del 1982 (quando la media com­pany fu fon­data) pro­prio come un Mac­Book del 2015 con­serva il Dna del modello 128K dal 1984. Lo scrive Fast­Com­pany che riper­corre in un arti­colo molto inte­res­sante la sto­ria di Bloom­berg attra­verso i suoi stru­menti tec­no­lo­gici e la loro evo­lu­zione in que­sti oltre tre decenni di sto­ria dell’agenzia.

8,8 miliardi

Il con­tent mar­ke­ting e i free­lance: secondo eMar­ke­ter le aziende spen­de­ranno negli Usa in “pub­bli­cità nativa” 4,3 miliardi di dol­lari nel 2015 e 8,8 miliardi entro il 2018. L’ascesa del con­tent mar­ke­ting sta chie­dendo sem­pre più pro­fes­sio­na­lità in grado di pro­durre con­te­nuti e infor­ma­zioni e que­sto crea nuove pro­spet­tive per i gior­na­li­sti, in par­ti­co­lare per i free­lan­cer, scrive Media­Shift in un arti­colo dal titolo signi­fi­ca­tivo Why Free­lance Jour­na­lists are Shif­ting Their Careers to Con­tent Mar­ke­ting che ana­lizza anche i pro­blemi etici che que­sto cam­bia­mento sta pro­po­nendo così come le nuove pro­spet­tive di gua­da­gno (le aziende pagano di più che non gli edi­tori). A pro­po­sito di soldi, secondo quanto scrive Media­Shift lo sti­pen­dio medio di un gior­na­li­sta negli Usa è com­preso tra i 40 e i 46 mila dol­lari all’anno.

10%

Quartz e la rina­scita della home­page: all’inizio ci aveva rinun­ciato, pen­sando che tanto il traf­fico pas­sava per altre vie (leggi i social) poi nell’agosto del 2014 con l’aumento della pro­du­zione di con­te­nuti ci aveva ripen­sato e aveva adot­tato una sorta di home­page, pur non rinun­ciando la sua strut­tura “a rullo”. Oggi Quartz la testata eco­no­mica di Atlan­tic Media che in pochi anni si è con­qui­stata un’audience di 15 milioni di utenti unici/mese sem­bra risco­prire il valore della home­page: la reda­zione si è ampliata da circa 20 a 60 redat­tori, sono state lan­ciate le edi­zioni per l’India (che vale circa 500 mila utenti/mese) e per l’Africa, in totale oggi la testata pro­duce circa 60 arti­coli al giorno. Con così tanti con­te­nuti diver­si­fi­cati un luogo dove met­terli in vetrina diventa una neces­sità, in più dicono i respon­sa­bili del sito la hom­page dal suo lan­cio ha por­tato sta­bil­mente circa il 10% di traf­fico. Ne parla Digi­day che rac­conta del per­ché Quartz stia impa­rando ad amare la hom­page nono­stante la scelta ini­ziale di non uti­liz­zarla. [Noi comun­que  di Quartz come case history un po’ di tempo fa ne ave­vamo scritto qui].

90%

Lo stra­po­tere della Uni­ver­sal e della Disney sui bloc­k­bu­ster: se guar­diamo ai soli primi 10 film per incassi del 2015 negli Stati Uniti (che comun­que da soli rap­pre­sen­tato più di 1/3 del totale del box office ame­ri­cano) il 90% se lo spar­ti­scono le due case cine­ma­to­gra­fi­che, rispet­ti­va­mente 1,5 miliardi la Uni­ver­sal (che con il solo Juras­sic World ha incas­sato 652 milioni di dol­lari) e 1,2 miliardi la Disney (che con The Age Of Ultron ha tota­liz­zato 459 milioni di dol­lari). Agli altri stu­dios non riman­gono che le “bri­ciole”: 0,328 miliardi. Lo scrive il Washing­ton Post che spe­ci­fica inol­tre che nel totale degli 8,6 miliardi degli incassi totali regi­strati dal box office negli Usa, la Uni­ver­sal ha una quota di mer­cato del 26,3% men­tre la Disney del 16,7%.

[imma­gine via Flickr rea­liz­zata da Manu Gómez e pub­bli­cata con licenza Crea­tive Com­mons]


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