Rassegna settimanale di numeri e dati notevoli che forse vi siete persi, selezionati durante le nostre letture su media, web e innovazione digitale.
77,8 milioni
Ma quanti soldi ha Wikipedia? Ammonta a 77,8 milioni di dollari il patrimonio netto dell’enciclopedia collaborativa raggiunto nell’anno fiscale 2015, il triplo di quanto Wikimedia Foundation spende ogni anno per finanziare il sito, dollaro più dollaro meno. Lo scorso anno la cifra raccolta nel solo giorno record della raccolta fondi è stato sufficiante per mantenere attivi i server di Wikipedia per 66 settimane consecutive. I dipendenti di Wikimedia Foundation sono passati in questi anni da 3 a 240. Sono dati che riporta il Washington Post in un articolo tradotto in italiano da Il Post. Ma di fronte a questi numeri la domanda che un po’ tutti si fanno è: perché con tutti questi soldi in cassa Wikipedia continua a chiedere soldi con banner da toni da fine di mondo o foto del suo fondatore, Jimmy Wales, con immancabile espressione da cane bastonato? La cosa sembra abbia irritato anche diversi volontari che chiedono toni meno drammatici durante queste raccolte fondi. [La risposta sintetizzata brutalmente è che bisogna mettere comunque fieno in cascina in caso di tempi difficili e gli slogan “hei, va tutto bene ma donaci un po’ di soldi perché non si sa mai” sembra non funzionino benissimo].
5,3 milioni
Sei un giornale e vuoi globalizzarti? Punta sullo sport: almeno questa sembra essere la chiave per molte media company che puntano ad espandere la loro base di lettori ben oltre i confini nazionali. In particolare il Guardian: comScore stima infatti in 5,3 milioni di utenti unici mensili il contributo della copertura del settore sport al pubblico globale del sito del giornale britannico. Non sono, in assoluto, le cifre più alte per questi contenuti. Ad esempio la copertura sportiva della Bbc e quella di Sky Sports sono valutate per entrambe 10,7 milioni di utenti mensili, e lo sport a Espn.com porta 74 milioni di utenti unici mensili (sempre secondo comScore). Ma la politica del Guardian, in questo campo, è diventata particolarmente aggressiva solo recentemente e sembra che il tutto stia dando decisamente i suoi frutti. Ne parla Digiday che segnala alcuni aspetti innovativi ed originali delle scelte strategiche della testata in questo settore.
-4,4%
Continua la crisi del libro in Italia, ma forse rallenta: le copie di libri di carta venduti nei primi dieci mesi del 2015 segnano un –4,4% (una flessione di circa 3,1 milioni di copie vendute rispetto a ottobre dello scorso anno). Lo scrive Il Libraio che precisa che a fine ottobre il settore del libro, nel canale trade, ha registrato nel confronto con il medesimo periodo del 20014 un –14 milioni (-1,6%). Dati che, leggiamo nell’articolo, vengono comunque letti con una certa positività dall’Associazione Italiana degli Editori perché nonostante tutto “È ancora un segno meno, certo, ma in continuo recupero, e che tende allo zero (se già non in area positiva) se si stimano i canali non censiti e l’eBook”. Quindi editori state dicendo che gli eBook stanno contribuendo a pareggiare la flessione della carta? Segnamocelo per la prossima volta che magari leggeremo che i libri “normali” – sorpresa! – stanno tornando alla grande e che gli eBook invece sono in crisi.
6,5 milioni
La politica delle buone novelle: quello delle Good News – il taglio tutto positività dato alle notizie – è diventato ormai un filone giornalistico che si è guadagnando sempre più spazio con testate che hanno cominciato a dedicare intere sezioni a questo tipo di storie. L’Huffington Post ad esempio già nel 2012 ha dato vita a un fortunato canale verticale chiamato appunto Good News. Secondo comScore la sezione ad ottobre avrebbe raggiunto i 6,5 milioni di utenti unici mensili. Ne parla Politico con toni polemici perché molti contenuti del canale Good News sono stati classificati dall’HuffPost in modo da accrescere i numeri di traffico della propria sezione Politics che in questi mesi, grazie anche a questi “aiutini”, è salita a dismisura nelle rilevazioni di comScore. [Per chi fosse interessato al “fenomeno” Good News ne ho scritto un anno fa su pagina99, a chi interessa qui l’articolo in formato pdf].
70 miliardi
Realtà virtuale, soldi veri: secondo ricerche di mercato condotte dalla società TrendForce il valore complessivo del mercato della realtà virtuale, compresi hardware e software (soprattutto software), raggiungerà i 70 miliardi di dollari entro il 2020, un aumento di oltre dieci volte rispetto ai 6,7 miliardi che, sempre secondo le previsioni di TrendForce, questa industria genererà il prossimo anno. Ne parla Recode che ci dice che visti questi numeri, probabilmente, lo sproporzionato investimento di 2 miliardi di dollari fatto da Facebook su Oculus non era poi così sproporzionato.
[l’immagine fa parte della serie Colourful Numbers realizzata dal Muokkaa Studio]