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Nunca Màs – Un pugno allo stomaco che fa luce

Creato il 08 ottobre 2014 da Nicola933
di Silvia Azzaroli Nunca Màs – Un pugno allo stomaco che fa luce - 8 ottobre 2014

nunca màs coverDi Silvia Azzaroli. E’ stato difficile per me metabolizzare e razionalizzare Nunca Màs, visto domenica al Teatro Libero di Milano e diretto da Alessandro Veronese e scritto e interpretato da Laura Angelone, Flavia Gilberti, Michela Giudici, Susanna Miotto, Alice Pavan, Chiara Salvucci, dato che è molto articolato e complesso e presenta, dunque, diverse chiavi di lettura.

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Si parte dagli anni 70 dell’Argentina dittatoriale per arrivare alla nostra Italia del 2001, nell’idea delle autrici lo stacco non si sarebbe dovuto sentire e, in qualche modo, questo avviene.

Diversi i nomi e i luoghi, magari diversa la fine dei prigionieri, ma non il loro drammatico percorso, un percorso lastricato di torture, sangue, intimidazioni, bugie e orrori mentre al popolino venivano raccontate delle gran “balle” per tenerlo buono.

In Argentina si usò i mondiali per distogliere l’attenzione da queste madri e figli “rompiballe” che volevano solo la verità sui loro cari, un corpo almeno su cui piangere a cui non è rimasto molto, se non altro fango e altre falsità.

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Le attrici in scena, si immedesimano, di volta in volta in carnefice e vittima, come a far intendere che tanti i primi quanto i secondi possono avere i volti della normalità, della quotidianità, che i mostri possono essere tra noi così come le loro vittime. E’ inutile pensare di dover trovare volti diversi, tanto diversi dai nostri, magari con dipinti in faccia gli orrori perpetrati o gli orrori subiti. C’è chi sa mascherarsi bene per non farsi beccare o semplicemente, come nel caso delle vittime, per poter andare avanti, per continuare a vivere anche e soprattutto per cercare verità e giustizia.

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Ciò che più spaventa di Nunca Màs è che sia tutto vero e lo senti ancora di più grazie alla forza delle performance attoriali davvero di un’intensità incredibile: lo stato e le forze dell’ordine che dovrebbero proteggere i cittadini decidono di perseguitare coloro che osano ribellarsi, anche solo a parole, di certe ingiustizie. E fa ancora più paura che i carnefici cerchino di trovare delle colpe nelle loro vittime per giustificare tutte le torture inflitte, come se ci potesse essere una giustificazione di fronte a tali aberrazioni.

Tutto arriva come un pugno nello stomaco, non c’è scampo, non c’è via di fuga, ci si sente soffocare e morire di volta in volta, come se la morte fosse l’unica via di fuga da tali orrori e questo non deve succedere mai. Proprio mai.

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Tempo fa si era detto che le violenze di Bolzaneto erano state simili a quelle di qualche dittatura sudamericana, avevo letto svariate inchieste sulla vicenda, ma vederlo rappresentata in Nunca Màs con tutta la sua brutalità annichilisce, lascia sgomenti e increduli. Come giornalista, anche solo di spettacolo, ho sempre cercato di essere più obiettiva ed imparziale possibile e nel contempo di non celare mai ciò che penso e sento, del resto le due cose possono e debbono andare di pari passo. Vedere che ci sono tante persone, troppe persone, che, invece, manipolano la verità e provano a far passare le vittime per carnefici, di farle passare per pazze e chi ne ha più ne metta mi ha stordito ancora una volta. Mi ha fatto sentire chiusa e al buio, avvolta nell’oscurità, come se forse la nostra, la mia, fosse solo un’utopia, come se non ci potesse essere verità e giustizia.

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Malgrado questa orrenda sensazione, che ancora mi porto dentro, so che sono proprio questi spettacoli a poter contribuire alla verità e alla giustizia e chi dice che siano di parte, beh, forse conosce poco o finge di ignorare determinati fatti storici.

Tempo fa Montanelli affermò: “Un popolo che non conosce il proprio passato non può avere futuro.”

Frase più che mai attuale che si lega fin troppo bene al messaggio lanciato da Veronesi e dalle sue splendide interpreti, anche autrici, Laura Angelone, Flavia Gilberti, Michela Giudici, Susanna Miotto, Alice Pavan, Chiara Salvucci.

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Se mi posso permettere un appunto che non leva niente alla validità dell’opera e al messaggio, dato che si parla di vittime tanto femminili quanto maschili, forse non sarebbe stato male vedere anche attori maschi, anche se, in alcuni momenti, è difficile capire che fossero davvero donne quelle in scena, alcune volte sembravano esseri indefiniti e questo la dice lunga sul lavoro fatto dalle attrici. Resto però dell’idea che non sarebbe stato male vedere anche interpreti maschili.

Nunca Màs dovrebbe essere fatto vedere alle scolaresche per far aprire loro gli occhi sui troppi misteri del nostro “Bel” Paese.


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