Felice Casorati, Le signorine
Per San Valentino voglio dedicare un pensiero alle mie "nuore", chiamate proprio così, nuore tra virgolette, perché di nuore semplici, senza le virgolette, ancora non ne ho.
Alle mie "quasi-nuore", impegnate e affannate peggio di me; come farete, ragazze, quando, non più fragili e giovani, avrete stuoli di figli (ma anche uno solo) invece di gatti? "Quasi-nuore" adottate di slancio un pomeriggio d'estate di un bel po' di anni fa, con lui, mio figlio, UNO, che diceva "Non fare come al solito, non affezionarti, mamma, perché non so quanto dura".
"Quasi-nuore" che ti mettono in imbarazzo tanto sono serie e compunte, che sanno vestirsi e comportarsi anche meglio di te, che sembrano quasi sempre in competizione, tanto che vorresti dire: "Che stress, piccolina, rilassati, ti voglio bene anche se non sei perfetta". Ma non puoi, sarebbe troppo, non corrisponderesti più al ruolo che ti hanno appiccicato addosso. E allora non ti resta che cercare di riempirle di coccole e complimenti e prelibatezze culinarie e vedere se così, anno dopo anno, si rilassano un poco.
Un pensiero alle mie "ex-quasi-nuore", rimpiante e piante, nonché piantate, da irresponsabili e farfalloni uomini (che poi sono i miei figli): ragazze con cui solidarizzo, con cui spesso ho pianto, che mi sono trovata a dover spronare ad armarsi di sana rabbia per staccarsi dal cuore l'ingrato che le aveva tradite e lasciate. E poi, dall'altra parte della barricata, mi trovavo a dover consolare il lui di turno, afflittissimo dalle lacrime di coccodrillo, che soffriva tanto nel lasciare ma non poteva fare altrimenti, che si sentiva colpevole.... e io a dire "Sì, capisco, ma tu capisci lei, ma ti rendi conto di chi è che soffre davvero in questa storia?". E lui: "mamma, ma da che parte stai?".
La maledizione di essere madre di maschi, ma essere femmina con cuore di femmina (appunto).
E allora profferire la frase celebre (e inutile): "Non me ne portare più nessuna in casa fino al giorno prima del matrimonio".
Un pensiero alle mie tenerissime "è-troppo-presto-nuore", tutte timidezze e sorrisini e gote rosse, che portano un vassoio di paste la prima domenica in cui vengono invitate a pranzo anche se te le trovi per casa ormai da un paio di anni. Nelle sere di inverno a guardare film d'orrore (ragazze, ma che coraggio ci vuole a prendersi un maschio adolescente?!) e nei pomeriggi afosi d'estate, in cui uscire vorrebbe dire morire, starsene sdraiati sul letto a consumare bibite e cubetti di ghiaccio a quintali ascoltando musica Metal (che romanticismo!).
Un pensiero alle mie "Facebook-nuore" o "MSN-nuore", quelle che conosci prima dalle smorfie virtuali che fanno, aggrappate al mio QUATTRO in crescita smodata, piccoline travestite da adulte, nascoste sotto chili di trucco, seppellite tra cuoricini e stelline, che se lo vengono a prendere sotto casa e non salgono, che mi temono ma sono curiosissime al tempo stesso. "Facebook-nuore" che scopri a spiarti, appunto, su Facebook, o dietro l'angolo della strada, che poi, alla fine, ti mangiano di domande e di sgaurdi e di ascolto, se solo il loro crudelissimo amore decide di ammetterle in casa con una scusa qualsiasi, una merenda di latte e Gocciole, un sacco a pelo in prestito, un passaggio in auto. E poi mi dice:"Non ti affannare, mamma, mica la sposo".
Tanti pensieri. Che gioia, che amore, spiare l'universo femminile, per me.