«Bentornato a I-Libri, Maurizio.» Esordisco accogliendolo con un sorriso ebete e un’entusiasta stretta di mano. Fa un certo effetto incontrare un autore del calibro di Maurizio de Giovanni, il papà del Commissario Ricciardi e de I Bastardi di Pizzofalcone. Lui ricambia il sorriso (il suo non è ebete) e ricambia la mia con una stretta di mano vigorosa. È un uomo di carattere ed è generoso, capisce il mio imbarazzo e cerca di mi farmi sentire a mio agio. M’invita ad accomodarmi e con la sua voce roca, che ricorda quella di un altro napoletano che rende onore alla sua città, Pino Daniele, mi ringrazia per l’accoglienza e si dice pronto a rispondere alle mie domande.
Maurizio de Giovanni che ringrazia me? Non è possibile mi dico, ma mi basta guardarlo negli occhi per capire che è sincero. Lui ama i suoi lettori e ama comunicare e non solo attraverso i suoi racconti. Abbasso lo sguardo e mi concentro per un istante sulle mie mani, che ora sono nervosamente intrecciate. Spero solo di non farmi prendere dall’emozione e di riuscire a formulare domande che abbiano un senso logico. Tiro un profondo sospiro e inizio:
D. Questa è la seconda intervista che concedi a I-Libri, Maurizio, da allora sono trascorsi poco meno di due anni eppure sono accadute molte cose nella tua carriera di scrittore e hai meritatamente ottenuto tante conferme. Il Commissario Ricciardi è volato all’estero e tu con lui. I tuoi libri sono stati tradotti, o in corso di traduzione e volano in Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Russia, Danimarca e finanche negli Stati Uniti. Che sensazione di da tutto questo?
R. Lasciami anzitutto dire che sono felicissimo di ritrovarti e tramite te i miei lettori. Questo incontro è la vera gratificazione, molto di più del fatto che entrambe le serie siano definite “di successo”. Detto ciò, ovviamente sono felice delle traduzioni e soprattutto delle recensioni molto positive che i miei romanzi stanno raccogliendo, e ti dirò che trovare all’estero la copertina e il mio nome nelle vetrine delle librerie dà un lungo, intenso brivido meraviglioso da provare.
D. Posso immaginare la tua emozione, e dimmi: Sei stato in giro per il mondo per presentare il primo romanzo che vede come protagonista Ricciardi. Che tipo di accoglienza ha riservato il pubblico straniero?
R. C’è grande attenzione per Ricciardi, ma anche attraverso le sue storie per la Napoli di quel tempo. Credo che una radice italiana sia presente, attraverso l’intenso fenomeno migratorio della prima metà del secolo scorso, in quasi tutti i paesi del mondo, quindi i lettori riconoscono un tempo e un luogo che in qualche modo gli è stato trasmesso. Questo è molto bello, e mi fa sentire anche una grossa responsabilità narrativa della quale spero di essere all’altezza.
D. Nel 2012 con Il metodo del Coccodrillo hai dato vita a una nuova realtà. Il tuo punto di vista ha lasciato la Napoli degli anni trenta e si è concentrato sul presente. Hai creato Peppuccio Lojacono, detto il cinese, un poliziotto giunto a Napoli dalla Sicilia e che si trova a indagare sul caso di uno spietato omicida seriale. È stata quasi una scommessa la tua. Allontanarsi da Ricciardi, un personaggio tanto amato, per dedicarsi a qualcosa di così diverso. Scommessa vinta, non potrebbe essere stato altrimenti, ma ti aspettavi tanto da questo romanzo?
R. “Il Metodo del Coccodrillo” è stata una forte scommessa editoriale, che io ho fortemente voluto contro il parere di tutti. Mi dicevano di consolidare prima e maggiormente la saga di Ricciardi, di non cambiare una via consolidata e di successo scrivendo qualcosa di profondamente diverso, duro e dolente e senza catarsi. Ma chi scrive sa che quando si ha una storia dentro, non la si può tenere rinchiusa a lungo, e allora l’ho scritto lo stesso. Dici bene, ho vinto la scommessa: il romanzo ha avuto un successo strepitoso. E mi ha regalato Lojacono, un personaggio che ha una profondità ancora da esplorare che mi affascina moltissimo.
D. Il metodo del coccodrillo ti ha regalato un grande trionfo. Che cosa hai pensato quando hai saputo di aver vinto il premio Scerbanenco?
R. Sì, “Il Metodo del Coccodrillo” si è aggiudicato il premio Giorgio Scerbanenco, il riconoscimento più prestigioso nel settore che mai era stato vinto da un autore meridionale e del quale sono ovviamente fierissimo. Al di là del premio, che pure ha sostanzialmente convinto me di essere finalmente diventato un vero scrittore, quello che mi è sembrato esaltante è l’identità di opinione di pubblico e critica, spesso troppo discordanti, sul romanzo che è stato profondamente amato.
D. Tutti quelli che ti seguono conoscono la tua passione per i romanzi di Ed McBain. Durante una presentazione mi sembra dichiarasti che era una tua aspirazione scrivere un romanzo che si ispirasse alla sua scrittura. Ti aspettavi che proprio Lojacono avrebbe aperto la via a questa nuova avventura?
R. Lojacono è stato un veicolo, il personaggio al quale mi sono affezionato e che ho voluto mantenere nella nuova serie. In realtà l’Immenso McBain è stato lo scrittore che più mi ha scavato dentro, e quando mi sono sentito in possesso degli strumenti sufficienti a tentare di seguirne il modello è stato naturale per me percorrere quella via. E ne sono felicissimo, anche se naturalmente la mia capacità di scrittura è totalmente inadeguata a questo Grande della letteratura nera.
D. Sul fatto che la tua capacità di scrittura sia inadeguata a chiunque avrei da ridire, ma sappiamo che la modestia è una peculiarità dei grandi e quindi comprendo il tuo punto di vista. Con I Bastardi di Pizzofalcone, hai dato dunque inizio a un nuovo appassionante filone. Nella tua famiglia sono entrati tanti nuovi personaggi, ognuno diversissimo dall’altro eppure uniti da un forte spirito di squadra e da un grande desiderio di rivalsa nei confronti di una società che li ha bollati, per l’appunto, come Bastardi. Ci sono il leale commissario Palma, il testardo vicecommissario Pisanelli, il massiccio Francesco Romano, detto Hulk, la bella Alex, la tormentata Ottavia, l’estroso Aragona e Lojacono che già conoscevamo… chi di loro ti ha sorpreso maggiormente e chi tra questi ti è entrato di più nel cuore?
R. Devo confessarti che non ho una particolare preferenza; tutti i personaggi riservano uno spessore e una profondità molto interessanti, e più li racconto più cose da raccontare ancora trovo. Penso che lo sviluppo della serie, a me che la scrivo e a chi vorrà leggerne ancora, riserverà belle sorprese. Devo però dirti che alcuni, come Aragona e Ottavia ad esempio, potrebbero essere ancora più sorprendenti degli altri.
D. Io ti confesso, invece, che Aragona è uno dei miei preferiti. Ho sentito dire che presto I Bastardi daranno vita a una serie televisiva e che tu stesso prenderai parte alla stesura della sceneggiatura. Puoi confermare questa, che sarebbe davvero una splendida notizia?
R. Sì, è così. Uno strano mondo, quello della televisione; spero di riuscire a conservare, insieme a due splendide professioniste che mi sono state affiancate, le stesse atmosfere dei romanzi anche in quella sede.
D. Lo scorso anno alcuni tuoi racconti sono stati trasposti in una graphic novel di ottimo livello intitolata Gli altri (Edita da Tunuè Stampa). L’albo è stato ottimamente sceneggiato da Alessandro di Virgilio e ben disegnato da Luca Ferrara. Cosa hai provato nel ritrovare le tue storie tradotte in un così bell’albo a fumetti? È un’esperienza che vorresti si ripetesse?
R. Mi porti alla memoria una grandissima emozione. Alessandro e Luca sono stati davvero fantastici in quell’operazione, che era tutt’altro che facile, e mi hanno regalato un momento davvero profondo. Stiamo chiacchierando dell’opportunità di ripetere l’operazione, stavolta con Ricciardi, e questa è un’anteprima assoluta che voglio regalarti.
D. Una notizia splendida! Solo a pensarci mi emoziono. Ti sono riconoscente per questa stuzzicante anticipazione. Non voglio trattenerti ancora. Mi rendo conto che il mio desiderio di sapere rischia di spingermi a porre domande all’infinito. Concludo con un ultimo quesito, una vera e propria curiosità personale: Giri l’Italia, e ora anche il mondo, presentando i tuoi libri a un pubblico spesso molto vasto. Ho avuto il piacere di assistere ad alcuni di questi eventi e ho ammirato la tua generosità nel concederti ai lettori e la tua grande voglia di esprimerti e trasmettere emozioni. Quanta parte di questo tuo desiderio di comunicare ti ha spinto verso l’arte della scrittura?
R. Direi che questa è davvero per me la mozione principale. Sono profondamente felice di condividere le emozioni che sono alla base delle storie che racconto, e quando incontro i miei lettori questo si traduce in una felicità purissima e assoluta. Non scriverei più, se mi impedissero di incontrare i miei lettori; da loro mi viene la linfa delle storie, la voglia di raccontare e tutto quello che per me significa scrivere.
Ti ringrazio Maurizio, tantissimo, mi complimento per il grande successo di Buio per i Bastardi di Pizzofalcone, il tuo ultimo romanzo, che è tra i primi in classifica ed è stato per diverse settimane il più venduto. Spero di poterti rincontrare presto per parlare del tuo prossimo successo.