«Nuova Pescara, Grande Pescara… ma di che parliamo? Se andiamo di questo passo altro che play off, dobbiamo lottare per non retrocedere».
Ti senti rispondere anche questo quando domandi in giro per il corso cosa ne pensa la gente della proposta di legge sulla “Nuova Pescara”, un progetto referendario, promosso – tra gli altri – dal consigliere regionale Carlo Costantini, che prevede la possibilità di scegliere sulla soppressione dei Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore, a beneficio di un unico asset amministrativo. Su questo referendum consultivo – ossia che non ha in sé forza di legge – saranno chiamati ad esprimersi oltre 200mila votanti in occasione del prossimo election day di domenica 25 maggio. Un referendum senza quorum che viene consegnato come quarta scheda a Pescara e Montesilvano e come terza a Spoltore (qui non si vota per le comunali).
Il fronte del sì giudica possibile tagliare oltre 100 poltrone, tra politici e amministratori e ridurre il livello di frazionamento della pubblica amministrazione. «Si tratta di una scelta in linea con la naturale evoluzione urbana, di una metropoli che di fatto è da tempo tutt’una», spiega Vincenzo Colacito. «Certo, il fatto che in passato ci siano stati tentativi di accorpamento andati male non fa ben sperare, ma è sicuramente una proposta da portare avanti». Dello stesso avviso anche Giuseppe Putti, barista del caffè Carducci. «Si tratta di un’opportunità che ci permetterebbe di risparmiare parecchio. Un fattore molto importante». Il suo collega Giordano Briosci annunisce, pure ammettendo di non avere le idee molto chiare. «Devo dire che le informazioni su questa proposta sono frammentarie», spiega, «e io non ho tempo per seguire le televisioni locali. Sarebbe importante promuovere un dibattito serio su questa istanza che di per sé non è sbagliata». Varie persone, concordano sul fatto che del referendum si sa poco. «Studio Radiologia da un annno qui all’Università d’Annunzio ma non ho mai sentito parlare di questo argomento. Una proposta del genere dovrebbe essere condivisa». Settimio Schiavone, ferroviere in pensione, conferma e aggiunge di «aver sentito poco o niente. Comunque», valuta, «allargare l’area metropolitana potrebbe avere i suoi rischi, anche in chiave sicurezza». Al contrario, l’edicolante Guido D’Antonio ritiene che «le tre città sono di fatto già unite dall’espansione immobiliare degli ultimi anni. Montesilvano sta diventando una zona residenziale periferica di Pescara e le frazioni basse di Spoltore sono di fatto una continuità del nucleo abitato».
Di qui, Pasquale Santella, pescarese che ha acquistato una casa a Spoltore, giudica “inopportune” le resistenze dell’amministrazione Di Lorito: «Parlano della necessità di preservare l’identità territoriale, quando zone come Villa Raspa e Santa Teresa sono di fatto legate a Pescara. Io credo», aggiunge, «che valorizzare nuclei come Spoltore capoluogo, sia ancora possibile anche nella Nuova Pescara i cui consiglieri porteranno in assise le scelte del consiglio. Gli unici che possono rimetterci», conclude, «sono i politici che perderanno di sicuro qualche poltrona. Ma questi non sono problemi della gente comune». Entusiasta del referendum, infine, la giovane Azzurra Ranalli.
di Fabio Iuliano – fonte il Centro