Non sapevamo nulla di questo spot ma grazie a Claudia che ce lo ha segnalato possiamo parlarne. Lo spot qui sopra è chiaramente un altro spot sessista che sfrutta l’ immagine dei bambini, sessualizzandoli (sopratutto le bambine) e adultizzandoli (permettetemi i neologismi) a dovere per inscenare la parte di piccoli clienti per una compagnia di energia elettrica.
Perché uno spot dovrebbe scomodare l’immagine infantile per rivolgersi ad adulti? Per rendersi più credibili no? Sfruttano l’ingenuità rassicurante dei bambini per veicolare la sincerità dell’azienda e non c’è cosa più terribile di questa.
Ma passiamo agli stereotipi. Le bambine sono tutte truccate, femminili, con la borsettina ma sono anche casalinghe mandate dal marito a contrattare con un impiegato (ovviamente maschio, perché il maschio del mondo pubblicitario lavora la femmina no e i cliché imposti nel mondo infantile sono ancora più forti rispetto a quelli imposti al mondo adulto).
Queste bimbe ripetono frasi a pappagallo “mio marito mi ha detto” “anche mia suocera è stata garbata…” ecc ecc..impersonando lo stereotipo della moglie un pò ignorante e in perenne contrasto con la suocera che lascia amministrare la casa e tutte le entrate e uscite famigliari al marito.
Del resto ai maschietti viene dato in mano un giornale di finanza ancor prima che abbiano imparato a leggere.
Insomma, educati a ruoli di genere già solidi prima di imparare il mondo. Le bambine invece frugano nelle borsette. Stanno cercando lo specchietto e la cipria?
E leggono riviste di moda.
Poi c’è questo primo piano alle labbra di un bambino ma non vorrei passare per quella che vede il male dappertutto. Qui lascio libera interpretazione.
Subito dopo c’è questa inquadratura: una bambina con la minigonna che fruga dentro la borsetta.
Poi c’è la bambina più bella, più truccata e più ben vestita che si reca all’ufficio con un dipendente che non poteva essere altro che di sesso maschile. La bambina interpreta la parte della moglie mandata dal marito, che sicuramente lavora e ci ha mandato lei al suo posto. Sembra una casalinga anni ’60 è incredibile!
Claudia mi informa che a Mantova, malgrado abbia firmato un ordine del giorno contro la pubblicità sessista, non ha notato questo spot e non ha visto che in città girano i cartelloni.
Ovviamente non esito a commentare il finale (che fa rabbrividire): i bambini come tanti lobotomizzati “da accendere” vengono accompagnati da un adulto che si comporta da direttore d’orchestra che gli fa ripetere mille volte di rivolgersi all’azienda.
Vado a vedere il sito http://www.teaenergia.it/
Sono andata anche nella pagina del casting che cercava 20 bambini. Ecco i requisiti:
- dai 6 ai 9 anni compiuti con carattere aperto, simpatico
- con una buona dose di pazienza.
Eh si pazienza, tanta, per insegnare ai bambini le pose, i ruoli, come si devono comportare per abbandonare ogni sorta di spontaneità ed abbandonare anche per soli 10 minuti di spot la loro innocenza. Ma se vediamo la vecchia campagna, ci accorgiamo che non è la prima volta che questi usano stereotipi sessisti. Et Voilà:
Insomma, loro ci tengono molto che ci accendessimo all’energia e ci tengono a ripeterlo (o meglio a farlo ripetere ai nostri figli), ma noi chiediamo loro di accendere la creatività.