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Nuova Settimana delle Egadi, le conclusioni

Creato il 03 novembre 2013 da Maremagazine

Nuova Settimana delle Egadi, le conclusioni

Marèttimo. all’orizzonte Favignana

Si è conclusa, come da programma, la Nuova Settimana delle Egadi a Favignana con la processione della Madonna del Rosario la benedizione delle barche in mare in prossimità del porto e i fuochi artificiali, organizzati dai pescatori di Favignana. L’iniziativa culturale dedicata al ricco patrimonio culturale delle isole Egadi con interventi che hanno spaziato dall’ambito naturalistico a quello storico e artistico ha avuto una buona accoglienza dalla popolazione. Il giovane sindaco Giuseppe Pagoto, raccogliendo le richieste degli abitanti, ha fortemente voluto questa prova generale di ottobre che – dice - “ha funzionato perfettamente grazie al lavoro di Giulia D’Angelo e Maria Guccione che hanno coordinato il lavoro di numerosissimi volontari. In particolare – continua il Sindaco – ringrazio gli albergatori e i ristoratori delle tre isole, perché senza il loro impegno di accoglienza gratuita ai relatori e giornalisti, non avremmo potuto effettuare la manifestazione per mancanza di fondi adeguati. Ora abbiamo costatato che La Nuova Settimana delle Egadi può e deve trasformarsi in una annuale tradizione territoriale di grande impatto emotivo e di alto valore culturale, così come in passato avevano pensato Nino Allegra e Gin Racheli – giustamente ricordati in apertura da Maria Guccione e Giulia D’Angelo. Ci incontreremo con tutti gli organizzatori di questa versione ridotta – continua Giuseppe Pagoto – entro la fine di ottobre per poter iniziare la completa Nuova Settimana delle Egadi ai primi di giugno 2014.”

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Marèttimo, castello di Punta Troia

Gli incontri di quest’anno, si sono svolti all’interno dell’ex stabilimento Florio dove sono stati proiettati numerosi video riguardanti il Tonno, la Battaglia delle Egadi, l’Area Marina Protetta.Dopo l’apertura del Sindaco e di Giampaolo Buonfiglio (presidente dell’ Agci-Agrital) che hanno parlato del piano di sviluppo locale, è intervenuto il direttore dell’Area Marina Protetta delle isole Egadi, Stefano Donati, che ha ricordato che quella delle Egadi, è la più vasta area marina protetta d’Europa, dove si trovano: la prateria di Posidonia Oceanica più estesa del Mediterraneo, grotte marine e più di 70 siti di immersione in un mare cristallino fino a grandi profondità. Foca monaca, capodogli, tartarughe, biodiversità e ricchezza di fauna marina uniche nel loro genere, come hanno dimostrato le diapositive proiettate. “Riuscire a controllare che nessuno faccia danno, è una grande lavoro che richiede molta attenzione e quindi anche denari” ha detto Stefano Donati, iniziando la campagna di raccolta fondi dell’Amp delle isole Egadi chiamata “Io sto con l’Area Marina Protetta”.

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Levanzo, Grotta del Genovese

Si è proseguito poi con l’incontro di Archeologia subacquea e l’intervento ben documentato e appassionato del professor Sebastiano Tusa che ha spiegato come, grazie alla sua amicizia con l’americano George Bass, pioniere dell’archeologia subacquea, ha ottenuto la collaborazione gratuita della RPM Nautical Foundation. In tal modo ha potuto lavorare con gli strumenti più avanzati in questo campo, e ricostruire come si era svolta la battaglia della prima guerra punica avvenuta nelle Egadi nel 241 a.C. Tusa ha anche ricordato anche le indicazioni avute nel 1981 dal grande subacqueo Cecè Paladino (discendente della famiglia Florio), quando nel convegno internazionale di archeologia subacquea, organizzato nel 1984 da Giulia D’Angelo, durante la prima settimana delle Egadi, raccontò del ritrovamento di numerosissimi ceppi in piombo di ancore romane sistemate tutte in fila nella stessa direzione, sotto il mare di Levanzo in località Capo Grosso. Dopo circa trent’anni da quel primo convegno, grazie alla RPM e all’impegno costante di Sebastiano Tusa è stato possibile recuperare elmi, materiale ceramico e ben undici rostri appartenenti alle navi romane e cartaginesi che parteciparono alla grande battaglia che cambiò il destino del Mediterraneo e dei popoli che abitavano lungo le sue coste. “Mi batterò affinché tutti i reperti recuperati dal mare in queste acque rimangano esposti presso l’ex stabilimento Florio pur inviandoli nei vari musei del mondo quali ambasciatori delle isole Egadi.Alla domanda provocatoria “Ma i romani sapevano navigare?” ha risposto l’archeologo subacqueo professor Claudio Mocchegiani Carpano: “La storia dell’espansione territoriale di Roma fino alla costituzione di un grande impero mediterraneo, è la migliore documentazione indiretta di quanto i romani riuscissero a dominare e navigare il mare con le flotte militari e con la grandiosa e capillare navigazione delle navi commerciali.”

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Sebastiano Tusa e modello triremi

All’ingresso della sala convegni dello stabilimento oltre alla mostra dei volumi, organizzata dalla Biblioteca di Favignana in collaborazione con la Libreria Internazionale Il Mare di Roma, Antonino Noto, Giulia Torrente e il giornalaio di Favignana, era esposto anche un modello di trireme romana in scala 1:20 ricostruito sotto la guida di Marco Bonino (studioso ed esperto di costruzioni navali antiche e tradizionali) con la collaborazione dell’Associazione Vela Latina di Trapani, del professor Francesco Torre e di Tonino Sposìto. Marco Bonino ha spiegato come quella in mostra era solo un’ipotesi di lavoro infatti racconta “lo studio sulle triremi romane è difficile, per la scarsità di fonti, ma con quelle disponibili ho potuto correggere le forme dello scafo rispetto ad ipotesi del passato ed aggiornare quelle sul sistema di voga. Ho coinvolto in questa revisione l’attività didattica dei corsi di Trapani di Archeologia del Mare dell’Università di Bologna, durante i quali ho assegnato alcune tesi di laurea su vari aspetti delle triremi romane. Infine le mie ipotesi sono state trasferite sui disegni insieme ad Antonio Fragapane, il quale, insieme a Vincenzo Ongano, ha fornito assistenza ai detenuti del carcere di Favignana per la costruzione del modello è quindi necessario procedere per tentativi  La ricerca continua e questo modello potrà aiutare ad approfondire e correggere le ipotesi, oltre che fornire un’immagine seria, ma accattivante, dell’ambito storico ed archeologico delle Egadi.” La prima giornata si è conclusa con l’intervento del professor Francesco Torre, docente di Geomorfologia.“Gli studi condotti nelle Isole Egadi e nell’Arcipelago dello Stagnone- dice il professore - hanno dimostrato definitivamente che negli ultimi 10 mila anni il Mare Mediterraneo si è alzato di 120 metri e che dal periodo romano ad oggi la linea di riva si è innalzata di circa 70 centimetri. Alla fine di questo secolo, con l’aumentare della temperatura, e dello scioglimento di ghiacciai, il mare s’innalzerà di circa 1 metro.”

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Levanzo, Grotta del Genovese

La seconda giornata è iniziata a Levanzo con una visita guidata alla Grotta del Genovese con accompagnatori d’eccezione quali Sebastiano Tusa e Francesco Torre.Le barche aspettavano gli ospiti nel porto di Levanzo con l’organizzazione di Natale Castiglione (guardiano della grotta). Oltre agli invitati, si sono aggregati alcuni turisti, che malgrado il tempo incerto, erano in gita alle Egadi e non volevano perdere l’occasione particolare di ascoltare le spiegazioni dei professori Tusa e Torre. I due studiosi hanno illustrato graffiti e disegni preistorici che si trovano all’interno della grotta, tra cui molto bene raffigurati tonni e delfini. Sia Tusa che Torre hanno scritto un volume su Levanzo con la descrizione della Grotta, sia da punto di vista archeologico che di quello geomorfologico. A conclusione della gita, un brunch offerto dai proprietari del Residence Lisola, quindi ripartenza per Favignana, dove, tra un acquazzone e l’altro, è stata raggiunta, di nuovo, con l’aiuto del pulmino del Residence Miramare, la sala convegni dell’Ex Stabilimento Florio. L’incontro con il Soprintendente Architetto Paola Misuraca sul recupero dell'ex Stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica è stato particolarmente interessante. Il Soprintendente ha spiegato la difficoltà del restauro costato 12 milioni di euro con i fondi europei e soprattutto i costi elevati per la manutenzione ordinaria, non coperti dai biglietti per le visite al museo, che per altro sono solo una parte perché la Regione Sicilia ne trattiene una buona percentuale.Subito dopo l’intervento di Paola Misuraca, è iniziata la visita guidata allo stabilimento con Tiziana Gusinu e Peppe Giangrasso (ex lavoratore della Tonnara) che con piglio di Cantastorie e Contastorie, ha raccontato e spiegato dove e come si lavorava il tonno. Molto suggestivo nel reparto chiamato Torino, l’installazione curata da Renato Alongi, dove, in un filmato, alcuni ex lavoranti di tonnara, raccontano e descrivono le varie fasi della lavorazione del tonno e la loro mansione

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Levanzo, il porto

Dopo la visita dello stabilimento nell’incontro “Tonni e Tonnare”mentre veniva proiettato il documentario La pesca del tonno in Sicilia 1924-1931 (Istituto Luce), Giampaolo Buonfiglio (presidente dell’ Agci-Agrital) che da numerosi anni si occupa di cooperative di pesca, ha ribadito che la pesca del tonno dovrà riprendere la sua attività, con imprenditori adeguati disposti ad investire, ma anche a ricavarne utili. Antonio Di Natale (Biologo Marino, ricercatore e collaboratore dell’ICCAT – International Commission for the Conservation of the Atlantic Tunas –ha descritto la storia di questa pesca che risale alla preistoria e ha consigliato il Comune di richiedere, agli organi preposti, il riconoscimento della Tonnara quale Patrimonio Mondiale dell’Umanità. ”Le Tonnare – dice Di Natale – non sono state ancora dichiarate dall’UNESCO “Patrimonio Culturale dell’Umanità”, i Governi non sembra le abbiano poste nella lista delle priorità per la salvaguardia e stanno scomparendo, malgrado l’elevato valore di mercato del tonno. La loro importanza storica, culturale, economica e produttiva è tale che l’ICCAT ha dedicato alle Tonnare un Simposio mondiale, tenutosi a Tangeri in Marocco nel Maggio 2011. Alcune Tonnare, come questa di Favignana, hanno edifici architettonicamente e storicamente importanti, tutte hanno una storia legata a località e comunità, fatta di ingegnosità, conoscenza, cultura, tradizioni, lavoro ed economia.” Conclude Di Natale “forse siamo ancora in tempo a fare qualcosa”.Mentre si proietta un video sulla mattanza del 1998 con Rais Gioacchino Ernandes, gli ospiti si trasferiscono a Palazzo Floriodove Maria Guccione racconta la storia della nascita del cous cous e l’arte della semola nel suo incontro con il mare. Naturalmente non poteva mancare una degustazione di cous cous cucinato dai ristoratori diFavignana, in modi diversi. Alla fine della serata i coniugi Marraffa, applauditi da tutto il paese, hanno intonato canti popolari con l’accompagnamento della chitarra.Relatori, giornalisti, accompagnatori e turisti, si sono tutti imbarcati, il terzo giorno per l’isola più isola, la più distante delle Egadi, l’isola dei pescatori professionisti che vanno a pescare anche in Canada e nei mari freddi del nord, l’isola dove trova rifugio la foca monaca, l’isola Sacra degli antichi: Marettimo. Accompagnatori d’eccezione: Rossella Giglio, direttore della Unità Operativa per i Beni Archeologici della Soprintendenza per i BB CC AA di Trapani, Vito Vaccaro esperto di ambiente e storia di Marettimo e il professor Francesco Torre.

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Levanzo

Il tempo a disposizione è poco ed è necessaria la divisione in tre gruppi: un gruppo è restato in paese con la guida Laura Lodico dell’Associazione CSRT Marettimo, il secondo ha seguito Rossella Giglio e Francesco Torre alle Case Romane, il terzo, più avventuroso con Vito Vaccaro per la visita al Castello restaurato di Punta Troia. “Scarsissime sono le fonti letterarie su Marettimo”- racconta Rossella Giglio nel percorso a piedi, per la visita del sito archeologico a Marettimo in località case Romane - e prosegue –è questa la più importante area archeologica, che si trova nella parte orientale dell’isola a m. 260 s.l.m., in prossimità di una sorgente di acqua dolce. Sappiamo che Annone nel 241 a.C., giungendo con la flotta da Cartagine, vi fa sosta e poi prosegue per Erice, sempre nella stessa occasione, dopo la sconfitta subita, Annone, aiutato da un vento favorevole, ritorna a Marettimo con la flotta superstite Certamente l’isola rivestì un ruolo fondamentale nelle rotte del Mediterraneo, nei collegamenti fra Africa e Sicilia.”Il terzo gruppo, guidato da Vito Vaccaro, si avvicina a Punta Troia con una barca da pesca e lungo il tragitto si visita una delle numerose grotte di Marettimo: il Cammello. Quindi, trovato il punto migliore per l’approdo, si scende dalla barca e si prosegue a piedi per salire alla volta del Castello, con la sua lunga storia che risale al nono secolo, quando i saraceni vi costruirono una torretta, ma il Castello vero e proprio fu costruito dagli spagnoli nel XVII e nel 1795 re Ferdinando II lo destinò a carcere per reati politici e vi rinchiuse i patrioti della Repubblica partenopea tra cui Guglielmo Pepe. I condannati venivano calati in botole nel soffitto formando così, delle fosse dove mancavano sia l’aria che la luce. Dopo il 1844, quando fu abolito il carcere, divenne un semaforo militare fino all’ultima guerra. E’ stato restaurato recentemente con i contributi della comunità europea ed è possibile la visita entro le fosse del carcere per rendersi conto di persona, come venivano trattati  coloro che criticavano il potere e i potenti. Si trova in una posizione eccezionale a 116 metri di altezza in una penisola con due spiaggette ai lati. Salendo fino in cima si gode di una vista che spazia dalla Sicilia alle altre due isole dell’Arcipelago delle Egadi. Dalla sommità è possibile notare in mare delfini, capodogli, tartarughe e foche. Infatti vi si trova un punto di avvistamento dell’AMP delle Egadi. Anche il Castello di punta Troia, come lo stabilimento Florio dovrà trovare i fondi per la manutenzione ordinaria e straordinaria, per evitare che si deteriori velocemente. Tornati in paese si visita la sede dell’Associazione CSRT Marettimo nata nel 1988, ricca di vecchi cimeli di pesca e altri oggetti marinari. I soci hanno accolto tutti offrendo un ottimo pane cunzato, bevande e frutta. I visitatori hanno quasi tutti sottoscritto una tessera con un contributo all’Associazione che organizza mostre fotografiche sul lavoro degli isolani anche in America, dove a Monterey, San Diego e San Francisco si trovano comunità di marettimari.Si ritorna a Favignana dove ci attende la processione per la Santa Patrona la Madonna del Rosario.Abbiamo parlato dell’Arcipelago delle Egadi: Favignana, Marettimo e Levanzo che fanno parte del triangolo d’oro della provincia di Trapani che si estende fra Trapani, Marsala, Mazara e comprende le tre isole.Se non le avete mai visitate, programmate le vostre prossime vacanze in questo piccolo paradiso che nulla ha da invidiare a mete più esotiche. Non ve ne pentirete.
Le fotografie sono di Fabio Bourbon

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