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Nuove frontiere dell’eroismo genitoriale: peppa pig

Da Gioacchina @disoccupingegna

ovvero “Conseguenze sociologiche di un fenomeno planetario”

Ormai lo sapete. Quando Gioacchina chiama, io devo rispondere.

“Il tempo era di quelli infernali. Pioveva, il vento alzava le foglie secche a terra, spazzava via gli ombrelli, le auto incastrate in un traffico senza soluzione, le strade allagate, la pioggia che veniva giù con rabbia e impeto. E lui correva. Contro il vento, contro la pioggia, schivando le pozzanghere, evitando le auto, con i fari che lo accecavano e la bambina in braccio che piangeva. Correva per andare incontro al suo appuntamento. Che non era con la moglie che tornava da un viaggio di lavoro, non era con la sorella che tornava a casa dopo il viaggio new age in Tibet, non era con il suo datore di lavoro che gli prometteva un aumento di stipendio, non era con Scarlett Johansson che gli infiammava i sogni notturni. No. L’appuntamento era con Peppa Pig.”

Peppa Pig accoglie a braccia aperte milioni di euro.

Peppa Pig accoglie a braccia aperte milioni di euro.

Chi sia Peppa Pig non ve lo devo certo spiegare io. A parte il fatto che una sua Summa Theologiae è stata già redatta da Gioacchina in questo post, Peppa Pig è semplicemente il fenomeno del momento. Prima o poi passerà, come passa un’influenza, un amore, un tormentone estivo, un regionale di Trenitalia.
Preoccupiamoci dei segni che lascerà.
Eserciti di bambini che piangeranno lacrime amare per giorni, mesi, anni, sapendo che il loro omogeneizzato Plasmon era fatto con Peppa Pig, sapendo che lo spuntino di accompagnamento all’aperitivo dei genitori era fatto con pura materia prima peppapighesca; genitori consumati dai sensi di colpa per non aver comprato ai proprio figli il pacchetto di figurine di Peppa Pig contenente proprio la figurina che avrebbe permesso loro di completare l’album e renderli così dei vincenti e magari futuri speculatori finanziari alla borsa di Tokio; cinema vandalizzati dalle locandine di una maialina che no, non prenderà il posto di quella di Martina Stella e nessuno noterà la differenza, ma sostituirà locandine del prossimo film di Tarantino, dei prossimi di Woody Allen e Scorsese.
E in futuro potremmo avere: A) una società di ambientalisti talebani (“Ma come, della sigaretta che hai fumato non separi filtro e carta per la raccolta differenziata?? E non usi la cenere per fertilizzare i gerani del tuo balcone??; o B) una società di barbari dell’ambiente, perché il troppo indottrinamento genera l’effetto opposto, un po’ come chi è andato a scuola dalle suore tende ad andare a partecipare a riti satanici banchettando su carcasse di cadaveri prelevati dai cimiteri nelle notti di plenilunio.

“And the winners are… I genitori!”

NUOVE FRONTIERE DELL’EROISMO GENITORIALE: PEPPA PIG

“And the winner is…”

Ma la vera attenzione va ai genitori, quella categoria sociale che ha ultimamente manifestato una strana patologia otorinolaringoiatrica che riguarda l’apparato della fonazione: lingua, corde vocali, muscoli intrinseci della laringe, polmoni, non riescono a collaborare ed emettere il suono “No”. Io chiamo in causa sulla patologia clinica, ma anche la psichiatria potrebbe essere coinvolta. Comunque, i genitori che non sanno più dire no. Mettetela sul senso di colpa, sul fatto che chi lavora sta tutto il giorno fuori e i figli li affida alle cure di un nonno, di una baby sitter, di RaiYoYo e Disney Channel, ma quando i figli reclamano, il genitore si piega alla loro volontà.
Ed ecco spiegato lo stoico pellegrinaggio di schiere di mamme e papà verso i cinema dove è programmata Peppa Pig. Come non tendere loro una carezza di compatimento, una pacca sulla spalla che manifesti vicinanza e solidarietà, perché non vanno a vedere un cartone Disney, che ne so, La Bella e la Bestia, Aladdin, Winnie The Pooh, Bianca e Bernie, Mulan. No, loro vanno a vedere Peppa Pig, un cartone educativo, che insegna l’amore per la natura e l’ambiente, insegna i numeri, insegna che devi stare a letto quando hai la febbre e non devi grattarti quando hai la varicella ma che ha per protagonista un orrendo maiale che un bambino di tre anni riuscirebbe a stereotipare meglio e che grugnisce fastidiosamente ogni tre parole pronunciate.
Seneca, che era uno stoico per davvero, si suicidò per molto meno. Vuoi mettere Nerone con un grugnito di Peppa Pig?

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