Il mondo della tv americana produce serie a un ritmo infernale, quasi quanto Pensieri Cannibali produce post e cazzate a non finire. Vediamo allora di fare il punto della situazione su alcune novità seriali delle ultime settimane, con due matricole che promettono molto bene e altre due che invece si può anche tranquillamente non iniziare a seguire.
Broad City Ho una nuova droga da proporvi.
NINO… NINO… NINO… NINO… NINO… NINO
Questo, se non si era capito, era il suono della sirena della polizia che sta venendo ad arrestarmi. Fermi, sbirri. Non stavo parlando di una droga di quel tipo. Stavo parlando di una droga seriale. Broad City è una di quelle serie che ti spari in vena un episodio e poi ne vorresti subito un altro. Peccato che quegli sfaticati di sottotitolisti non si muovano e siano ancora fermi alla prima puntata! Daaai, sbrigatevi! (scherzo, sottotitolisti, siete tutti bravissimi e bellissimi e vi voglio un mondo di bene, continuate così che senza di voi mi toccherebbe guardare ancora le serie su Mediaset, Cristoiddio)
"Hey, devi proprio leggere Pensieri Cannibali anche mentre ciuliamo?"
Broad City nasce come web-serie ma ora è diventata una serie-tv a tutti gli effetti, in onda negli Stati Uniti su Comedy Central. Scelta più che mai adatta, visto che il pilota di questo telefilm è una delle cose più comiche che mi sia capitato di vedere di recente. Cosa mi ha ricordato? Mi ha ricordato Girls. Così come Girls, è una serie ambientata a New York City e propone un alto livello di hipsteritudine, solo che rispetto alla serie di Lena Dunham sembra ancora più improntata sul fancazzismo e sul versante comedy. A differenza di Girls, in cui i personaggi sono (volutamente?) piuttosto odiosi, le due protagoniste di Broad City risultano invece simpatiche, tanto la nerdosa Abbi quanto la hip-hopposa Ilana. Idole fin da subito di una serie irresistibile. Sperando che l’entusiasmo prosegua dopo il pilot pure con i prossimi episodi, fate un salto anche voi nella Broad City e diffondete questa droga.NINO… NINO… NINO… NINO… NINO… NINO
Okay, non la chiamo più droga. Diffondete anche voi il culto di questa nuova fantastica serie! Così va meglio, sbirri? (voto 7,5/10)
Crisis Sono in crisis di astinenza. Astinenza da Jack Bauer. Non vedo l’ora che torni 24, con la nuova, nona attesissima stagione Live Another Day, in arrivo il prossimo 5 maggio. Tic tac, tic tac, il tempo sta per scadere ma, nel frattempo, per ingannare l’attesa non resta che trovare un buon surrogato. Il migliore finora si è rivelato Scandal. La serie di Shonda Rhimes con Kerry Washington apparentemente è nata come una specie di serial legal sui generis, ma ben presto è emerso chiaro come il suo adrenalinico indagare all’interno della Casa Bianca rimandi proprio dalle parti di 24. Tra le serie che si ispirano in maniera ancora più evidente a 24 ci sono poi Hostages, guardabile ma tutt’altro che memorabile thrillerone recente, e la nuovissima Crisis. Com’è, questa Crisis? Vale esattamente quanto detto per Hostages: un guardabile ma tutt’altro che memorabile thrillerone. Lo spunto di partenza è intrigante. Una classe di un liceo piena di figli
"Nerd noi???
Ma cosa scrive, 'sto Pensieri Cannibali?"
About a Boy Nick Hornby me lo immagino come Zio Paperone mentre nuota tra le monete d’oro. Non perché dai personaggi dei suoi romanzi emerga un particolare attaccamento al denaro, tutt’altro. Solo perché le sue storie continuano a essere talmente saccheggiate dal mondo del cinema, e ora pure dal piccolo schermo, che il Nick Hornby grazie ai diritti per gli adattamenti ormai avrà i soldi che gli escono dal buco del culo. Il denaro gli arriva da tutte le parti del mondo. Il cinema inglese ha realizzato le trasposizioni di Febbre a 90° e di recente di Non buttiamoci giù, quello italiano ha preso ispirazione da un suo racconto per il pessimo È nata una star?, e naturalmente Hollywood non si è fatta pregare girando L’amore in gioco, versione yankee di Febbre a 90° con il baseball al posto del calcio, e About a Boy. Adesso About a Boy è diventato anche una serie tv, una sitcom nemmeno del tutto malvagia, però del tutto evitabile. Il cast tv non regge il confronto con il film: l’anonimo David Walton non ha manco un briciolo del carisma e del fascino British di Hugh Grant, Minnie Driver, attrice che non ho mai sopportato, non vale minimamente Toni Collette, e poi il piccolo Benjamin Stockham non è al livello dell’allora esordiente Nicholas Hoult, uno che poi col tempo si sarebbe fatto Jennifer Lawrence. E se questo bambino qui…
…crescendo si è fatto Jennifer Lawrence, c’è speranza per tutti di farsi Jennifer Lawrence, prima o poi nella vita. Oltre a un cast non proprio fenomenale, la serie appare come una versione dilungata e non necessaria della pellicola, che io personalmente ho amato molto, ma che già appariva come la versione americanizzata del romanzo di Hornby. Ovvero, questa serie è come la fotocopia sbiadita di una fotocopia riuscita. Ne avevamo davvero bisogno?