Il più desiderato è, forse, il romanzo di Claudia Durastanti, A Chloe, per le ragioni sbagliate, un titolo irresistibile per un libro che promette grandi cose e soprattutto un'ambientazione a me particolarmente cara: New York. Sono sempre alla ricerca di altre visioni della Grande Mela, inoltre, la Durastanti, nonostante la giovane età, ha già collezionato vari riconoscimenti, tra il cui il Premio Mondello Giovani con il suo romanzo d'esordio, Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra. Titolo: A Chloe, per le ragioni sbagliateAutrice: Claudia DurastantiPrezzo: 18.00€Pagine: 240, brossuraEditore: MarsilioDisponibile in libreria dal: 4 Settembre 2013
Trama: Il 14 settembre del 2003, nell'affollata subway newyorkese, l'incontro casuale tra Mark Lowe e Chloe Gilbert si conclude a letto. E nonostante qualche giorno dopo Chloe venga ricoverata in una clinica per tentato suicidio, i ragazzi cominciano una relazione che li vede, tre anni dopo, vivere insieme, indaffarati nel tentativo di condurre una vita emancipata dal dolore. Sullo sfondo di una Brooklyn lontana dai circuiti hip, tra cliniche mentali, famiglie italoamericane, madri scrittrici ritiratesi dalle scene, casinò, amici che vogliono mettere in commercio chewinggum organiche e bambine che ricevono pistole per il compleanno, le vicende di Mark e Chloe si alternano a quelle dei loro genitori, in un confronto tra generazioni in cui le responsabilità di traumi e dolori emergono solo in un cortocircuito sociale e culturale.
I prossimi due romanzi sono entrambi di due scrittori italiani, ed entrambi mi hanno colpito fondamentalmente per due motivi: il tema della malattia che trattano e le loro rispettive copertine.
Il primo è Nessundorma di Marina Mander, autrice con all'attivo vari romanzi tradotti in giro per il mondo. Non sono un appassionato di calcio, quindi il fatto che le vicende si svolgano durante la notte dei mondiali del 2006 mi lascia piuttosto tiepido, ma, allo stesso tempo, sono stato conquistato dal resto della quarta di copertina, in particolare da questa promettente sentenza "Un romanzo capace di raccontare vicende uniche e indimenticabili, che si accendono nella notte come finestre illuminate.".Il secondo romanzo è invece Perdutamente di Flavio Pagano, di cui mi incuriosisce il piglio ironico e napoletano con cui, stando alle parole della trama, si parla di Alzheimer, nonché la componente da saga famigliare all'italiana. Vedremo. Titolo: NessundormaAutrice: Marina Mandler
Prezzo: 17.00€
Pagine: 228, brossura
Editore: Mondadori (collana Scrittori italiani e stranieri)
Disponibile dal: 17 Settembre 2013
Trama: 9 luglio 2006: l'epica serata della finale dei mondiali Italia- Francia, una serata estiva accarezzata dalla brezza elettrizzante dell'attesa. Una partita indimenticabile, la vittoria ai rigori e l'esplosione imprevedibile della testata di Zidane a Materazzi, avvenimenti unici che deflagrano sul campo dell'Olympiastadion di Berlino e risuonano nelle vite di tutti coloro che assistono all'evento dal divano del proprio soggiorno, da una piazza gremita, dai tavolini di un bar. In queste ore magiche il comune senso della realtà è sospeso e trova spazio -l'oceano delle possibilità-: le priorità vengono stravolte, la prudenza è spazzata via dall'azzardo, e "il presente, sempre costretto a stringersi in se stesso, a farsi sparuto tra passato e futuro come un passeggero qualsiasi, può stiracchiarsi e dilatarsi a dismisura fino a occupare l'intero palcoscenico".Mentre i calciatori - eroi del nostro tempo, gladiatori in un'arena solo appena più civilizzata - si sfidano per il titolo di campioni del mondo, altre partite decisive si giocano per le strade della città. Così è per Mario, gestore di un piccolo supermercato che somiglia a Tyrone Power e, come lui, sogna di pescare perle nei mari del Sud; per Manuela, infermiera innamorata del primario, che tutto vorrebbe salvo tornare nel paesino del Messico da cui è partita anni prima; e soprattutto per Andrea e i suoi genitori, stretti in un groviglio di conflitti repressi ma anche di grandi, segrete attese, per cui è in palio il bene più prezioso, la vita: i 90 minuti della partita sono forse gli ultimi 90 minuti di speranza per Andrea.Andrea, Giulia, Luca, Manuela, Enrico, Olga, come Zinédine "Zizou" Zidane, come Marco "Matrix" Materazzi, come tutti noi, sempre pronti a sbagliare, a disperarci, a esultare: una narrazione corale che si svolge nell'arco della storica partita di calcio, alternando la telecronaca con la vita vera, così che la retorica televisiva ufficiale si trovi a smascherare, quasi suo malgrado, l'ipocrisia del quotidiano.Un romanzo forte, intessuto di echi e scritto con una lingua cangiante, capace di evocare lunari paesaggi interiori, di sondare con ironia le dinamiche relazioniali, di sintonizzarsi sulle frequenze assordanti del grande evento collettivo, di riflettere su come le nostre vite possano cambiare di colpo per un guizzo imprevisto.Un romanzo capace di raccontare vicende uniche e indimenticabili, che si accendono nella notte come finestre illuminate.Titolo: PerdutamenteAutore: Flavio PaganoPrezzo: 12.00€Pagine: 240, rilegatoEditore: GiuntiDisponibile dal: 18 Settembre 2013
Trama: Cosa fare quando la persona che ci è più cara si ammala, lottare fino all’ultimo, sognare addirittura di sconfiggere la malattia, o accettare che il distacco è un destino ineluttabile, e che la vita continua? Perdutamente è un romanzo basato su una storia vera che si svolge in una Napoli convulsa e surreale, un inquietante modello di degenerazione metropolitana. È la storia di una famiglia – tanto allargata quanto scombinata – che si trova ad affrontare una delle emergenze più frequenti della vita di oggi: assistere l’anziana madre e nonna che si sta ammalando di Alzheimer. Tutto comincia con un viaggio che la donna ha cercato di intraprendere in segreto. Viene recuperata alla stazione, in stato confusionale, e nessuno riesce a capire dove volesse andare o da chi. È un piccolo enigma, reso più oscuro da una misteriosa lettera-testamento scomparsa, sul quale si favoleggia: vecchi amanti, luoghi sacri del passato... La malattia si aggrava, la convivenza con la donna – che dentro la sua mente è tornata bambina ai tempi del fascismo – si fa ingestibile, ma i suoi stravaganti familiari vogliono scoprire la destinazione di quel viaggio, e decidono di resistere. È l’occasione per un confronto struggente, eppure dai risvolti esilaranti, che penetra nei lati più riposti del rapporto tra genitori e figli. Ma i figli di oggi, sono davvero capaci di essere genitori o sono “figli per sempre”? Tra latitanza e inefficienza dello Stato, mentre si consuma una delirante battaglia burocratica per ottenere la pensione d’invalidità, la famiglia riscopre il proprio senso. Figli e nipoti si trasformano in “badanti estremi”, pronti a creare intorno all’anziana donna un’incredibile messinscena per realizzare il suo sogno di incontrare San Gennaro. Finché la lettera che lei aveva scritto prima di tentare invano di partire spunta fuori. Una lettera che svela tutta l’immensità dell’amore di una madre per i propri figli, e li spinge più che mai a rimanere in trincea fino all’ultimo, perdutamente accanto a lei.
Passiamo ora all'angolo Einaudi, editore che adoro per la qualità delle pubblicazioni, ma che apprezzo un po' meno per quanto riguarda i prezzi (del resto, però, la qualità si paga). La casa editrice sembra essersi data fare per portare in libreria nei prossimi mesi molti romanzi di una certa importanza, tra cui alcune opere di Julian Barnes e il nuovo libro di Haruki Murakami. Sono altri due, però, i libri su cui si è concentrata particolarmente la mia attenzione. Il primo e il più atteso (da me) è La bellezza delle cose fragili di Taiye Selasi, la prima scrittrice afropolitan che viene pubblicata anche qui in Italia. Per sapere di più su questa letteratura ancora poco conosciuta vi rimando all' articolo del blog Dusty Pages in Wonderland. Io dico solo che questo libro deve essere mio, anche a costo di andare a rubare i diciannove euro che chiede la Einaudi.Il secondo interessante avvistamento è, invece, ancora una volta italiano, Stanno tutti bene tranne me di Luisa Brancaccio, scrittrice al suo vero e proprio esordio letterario, nonostante possa vantare un racconto scritto a quattro mani con Niccolò Ammaniti nel 1996. Si parla di famiglia, di dolore, di esistenza: tutte cose che mi piacciono, insomma.
Titolo: La bellezza delle cose fragiliAutrice: Taiye SelasiPrezzo: 19.00€Pagine: 344, rilegatoEditore: EinaudiDisponibile dal: 24 Settembre 2013Trama: Kweku Sai è morto all'alba, davanti al mare della sua casa in Ghana. Quella casa l'aveva disegnata lui stesso su un tovagliolino di carta, tanti anni prima: un rapido schizzo, poco più che un appunto, come quando si annota un sogno prima che svanisca. Il suo sogno era avere accanto a sé, ognuno in una stanza, i quattro figli e la moglie Fola. Una casa che fosse contenuta in una casa piú grande - il Ghana, da cui era fuggito giovanissimo - e che, a sua volta, contenesse una casa più piccola, la sua famiglia. Ma quella mattina Kweku è lontano dai suoi figli e da Fola. Tra loro, adesso, ci sono «chilometri, oceani, fusi orari (e altri tipi di distanze piú difficili da coprire, come il cuore spezzato, la rabbia, il dolore calcificato e domande che per troppo tempo nessuno ha fatto)». Perché il chirurgo più geniale di Boston, il ragazzo prodigio che da un villaggio africano era riuscito a scalare le più importanti università statunitensi, il padre premuroso e venerato, il marito fedele e innamorato, oggi muore lontano dalla sua famiglia? Lontano da Olu, il figlio maggiore, che ha seguito le orme del padre per vivere la vita che il genitore avrebbe dovuto vivere. Lontano dai gemelli, Taiwo e Kehinde, la cui miracolosa bellezza non riesce a nascondere le loro ferite. Lontano da Sadie, dalla sua inquietudine, dal suo sentimento di costante inadeguatezza. E lontano da Fola, la sua Fola.
Ma le cose che sembrano piú fragili, come i sogni, come certe famiglie, a volte sono quelle che si rivelano piú resistenti, quelle che si scoprono piú forti della Storia (delle sue guerre, delle sue ingiustizie) e del Tempo.
L'esordio di Taiye Selasi è un romanzo su una famiglia contemporanea, un affresco potente e vertiginoso del mondo globalizzato (non a caso è stata proprio lei a coniare il termine, subito entrato nel linguaggio comune, di «afropolitan» per descrivere quei figli dell'immigrazione degli anni Sessanta e Settanta, brillanti, privi di complessi d'inferiorità, lontani da ogni stereotipo «etnico»), ma anche un'elegia, delicata, intima, sulla perdita e sulla bellezza.Titolo: Stanno tutti bene tranne me
Autrice: Luisa Brancaccio
Prezzo: 15.50€
Pagine: 138 pagine, rilegato
Editore: Einaudi
Disponibile dal: 17 Settembre 2013
Trama: Non è un altro romanzo sul malessere familiare. O meglio, l'autrice sembra portarci su questa strada: la famiglia borghese è il mostro che ci tiene in trappola e ci distrugge. Invece, colpo di scena dopo colpo di scena, scopriamo che il mostro è reale, in carne e ossa, e la famiglia borghese è solo la sua tana. Margherita è una donna sofferente di una sofferenza astratta, quasi esistenziale, sarà la noia di una vita fin troppo comoda, sarà che si sente esclusa dal "branco", il gruppo dei maschi, formato dal marito e dai tre figli che ne sono la copia esatta. Solo il suicidio del tutto inaspettato di uno dei tre riporterà il malessere di Margherita a una dimensione reale. La vita familiare, che fino ad allora era stata come un farmaco che stordisce e crea dipendenza, verrà scossa, indagata e rivoltata. Eppure questo romanzo oscuro è un inno alla vita. I personaggi vanno avanti, resistono, cambiano, divorano la propria esistenza o sopportano il dolore, facendo insomma qualunque cosa sia necessaria per continuare a vivere. Ci sono piante, animali domestici, costellazioni e tutto è vivo, tutto merita il rispetto che si concede alle cose animate. Nel momento in cui ci si ferisce, la pelle inizia a rimarginarsi. Nel momento in cui ci si ritrova di fronte alla morte, si prende atto che c'è vita dappertutto.
Ora tocca alla Minimum Fax, editore indipendente particolarmente attivo sul fronte della letteratura americana, che io sto scoprendo pian piano proprio di questi tempi e di cui credo di essermi già innamorato (l'ultimo libro che ho letto, America Oggi di Raymon Carver, è edito da loro). E proprio il romanzo che sto per presentarvi è, stando a quanto dicono critici e scrittori di una certa attendibilità (Jennifer Egan, Jonathan Franzen, David Foster Wallace), una pietra miliare della letteratura americana contemporanea, fino ad ora mai pubblicato in Italia e, finalmente, in dirittura d'arrivo. Si tratta di una raccolta di racconti intitolata Dieci Dicembre di George Sanuders e, secondo la recensione del New York Times, è il libro più bello che ci capiterà di leggere quest'anno.
George Saunders è inoltre giornalista presso testate come il Guardian e il New Yorker e proprio da quest'ultimo è stato inserito nella lista dei venti scrittori per il 21° secolo.Titolo: Dieci dicembreAutore: George SaundersPrezzo: 15.00€
Pagine: 220, brossura
Editore: Minimum Fax
Disponibile da: Ottobre 2013
Trama: Da anni, George Saunders è riconosciuto come una delle voci più originali e influenti della narrativa americana contemporanea; senza aver mai scritto un romanzo, ma solo racconti, ha ricevuto elogi unanimi dalla critica, nonché da colleghi come Thomas Pynchon, David Foster Wallace, Jennifer Egan, Jonathan Franzen. Ora, giunto alla sua quarta raccolta, ha definitivamente raggiunto anche il grande successo di pubblico. Dieci dicembre è la sua opera più accessibile: quella che, senza rinunciare alla vena surreale e immaginifica, si avvicina di più al realismo. Accanto a racconti ambientati in laboratori dove si creano improbabili psicofarmaci, o in sobborghi residenziali dove donne moldave o filippine in abiti bianchi penzolano da fili tesi fra gli alberi come decorazioni, ci sono storie di famiglie comuni la cui normalità è turbata dal ritorno di un figlio dalla guerra o dall’irruzione di un malintenzionato: in tutti i casi, i personaggi si trovano a dover scegliere fra l’egoismo e la compassione, l’orgoglio e il sacrificio. Commoventi e sorprendenti, mai banali o buoniste, queste dieci storie sono originalissime parabole per il nostro tempo.
Sempre per la serie "case editrici che mi spennano", vi presento ora qualche nuova e prossima uscita MarcosYMarcos, che non solo pubblica quel genere di libri belli e bizzarri che mi piacciono tanto, ma vi appioppa anche copertine coloratissime e accattivanti, impossibili da non notare in libreria. A loro va il merito di aver portato in Italia un romanzo che, probabilmente nessun altro si sarebbe filato prima dell'uscita della trasposizione cinematografica, ovvero La schiuma dei giorni di Boris Vian, che sul grande schermo è diventato Mood Indigo. Non sono andato a vedere il film perchè aspetto che mi arrivi il libro nei prossimi giorni e vorrei leggerlo sapendo poco e niente della trama. In ogni caso, la MarcosYMarcos ripubblicherà ad Ottobre un altro libro dello stesso autore passato in sordina ai tempi della prima edizione (nel 2000), una raccolta di racconti intitolata Le formiche. Interessante quanto Vian è Miriam Toews, scrittrice canadese di cui in passato avevo adocchiato in libreria Un complicato atto d'amore e che ora torna in libreria con Un tipo a posto, una storia che talmente strana, bella e particolare che non può affatto sfuggirmi. Infine, già disponibile in libreria, è il nuovo romanzo di Cristiano Cavina, uno scrittore italiano di cui ho sentito grandi elogi e già da prima della sua pubblicazione Inutile tentare di imprigionare i sogni ha ricevuto una splendida recensione positiva da La Leggivendola, che mi ha convinto a ordinarlo. Titolo: Le formiche
Autore: Boris Vian
Prezzo: 10.00€
Pagine: 272, brossura
Editore: Marcos YMarcos
Disponibile dal: 10 Ottobre 2013
Trama:L'amore, la musica, la guerra. Cosa c'è di più sconvolgente, meraviglioso, tremendo? Ci sono questi racconti di Boris Vian. Sconvolgenti come una notte trascorsa a covare mine dopo una cena con zuppa di mostrine, come una discussione chiusa su accordi di quinta aumentata, come biglietti falsi del treno, che valgono più di quelli veri. I racconti delle Formiche sono come la vita di Boris Vian: brulicanti di personaggi teneri e folli, di situazioni che lui stesso avrebbe definito "totalmente reali, perché me le sono inventate da capo a piedi".Titolo: Un tipo a posto
Autrice: Miriam Toews
Prezzo: 16.00€
Pagine: 320, brossura
Editore: MarcosYMarcos
Disponibile dal: 24 Ottobre 2013
Trama: Millecinquecento, non uno di più, non uno di meno: è il numero di abitanti che deve mantenere Algren per essere la città più piccola del Canada e aggiudicarsi la visita del primo ministro il giorno della festa nazionale.Hosea Funk, il sindaco di Algren, ha una ragione in più per desiderarlo: sua madre, sul letto di morte, gli ha confidato che il primo ministro è il suo vero padre, l'uomo misterioso che tanti anni prima la rapì dal ballo per far l'amore in un campo di colza e poi sparire nella notte. Quindi gli abitanti di Algren non devono assolutamente aumentare né diminuire, almeno fino al primo luglio: per il sindaco Hosea sta diventando un'ossessione.
Titolo: Inutile tentare di imprigionare i sogni
Autore: Cristiano Cavina
Prezzo: 16.00€
Pagine: 224, brossura
Editore: MarcosYMarcos
Disponibile dal: 5 Settembre 2013
Trama: All'istituto tecnico Alberghetti non suona la campanella. Una sirena da contraerea urla la fine dell'ultima ora. Confittoni è preoccupato: ha un intorto con una tipa di ragioneria e non può certo presentarsi con quella felpa piena di scheletri e simboli satanici. La tipa che lo aspetta insegna catechismo. Oscar Rosini, sultano dei pluriripetenti, si impietosisce: con gesto fluido da torero si sfila il fedele montoncino e lo drappeggia sulla felpazza dannata. Con le falde del montoncino svolazzanti e un sorriso immenso, Confittoni saltella verso il suo intorto. Creonti e Pigna lo guardano invidiosi dal cancello. Vittime predestinate del rientro pomeridiano, restano lì a rollare canne con una mano sola. Confittoni torna in ritardo, con un occhio nero e il montoncino insanguinato. A Creonti viene in mente la vicina del piano di sopra, che ha visto in cortile con il labbro spaccato e una ciabatta sola. Forse è per quello che si muove per primo. Aggrappato al piano B più scricchiolante del mondo, sfidando gli anatemi del vicepreside baffuto in tuta verde, affronta campioni della pace arcobaleno che ti stampano otto punti di sutura sulla fronte. Non l'ha proprio scelto, Creonti, ma ormai c'è dentro fino al collo. C'è un torto da vendicare, e molto di più. Ci sono sogni che non puoi mettere in gabbia e cuori che si spezzano. C'è una libertà, almeno una, che non ci faremo togliere. La libertà di scegliere che cosa cantare.
Un altro atteso ritorno previsto per il primo di Ottobre è quello di Rachel Joyce, scrittrice inglese del best-seller internazionale L'imprevedibile viaggio di Harold Fry in cui credevo così tanto da comprarlo a prezzo pieno il giorno stesso dell'uscita. A distanza di un anno devo ancora leggerlo, ma per non smentirmi acquisterò anche il suo nuovo promettente romanzo, Il bizzarro incidente del tempo rubato. Che dire? Sembra adorabile.
Titolo: Il bizzarro incidente del tempo rubato
Autore: Rachel Joyce
Prezzo: 17.00€
Pagine: 352 pagine, rilegato
Editore: Sperling&Kupfer
Disponibile dal: 1 Ottobre 2013
Trama: 1972. Byron Hemmings ha undici anni, una mamma che lo adora, una fantasia galoppante e un animo delicato, che lo rendono un po' diverso dai compagni. Solo l'amico James sembra curarsi di lui, l'intelligentissimo James che considera perfetta la mamma di Byron e ha una risposta a ogni domanda. È proprio James a comunicargli la notizia che gli cambierà la vita: alla fine di giugno, il tempo avanzerà di due secondi, per allineare gli orologi alla rotazione terrestre. Byron è sconvolto dall'enormità dell'evento: l'uomo può davvero cambiare il corso del tempo senza pagarne le conseguenze? Per una volta, la risposta la troverà lui stesso. Oggi. Jim ha cinquant'anni, vive in un vecchio camper e lavora nel bar di un supermercato. Si occupa delle pulizie e non serve più ai tavoli, perché i suoi cappuccini decorati con lamponi e garofani non erano molto apprezzati dai clienti. D'altro canto, Jim è un tipo piuttosto eccentrico: quando parla - pochissimo - balbetta, non entra mai nel camper prima di aver salutato tutti gli oggetti che lo popolano e non ama essere toccato. Almeno fino a quando non conosce Eileen, l'esuberante, appariscente, generosissima cameriera che lavora con lui. Eileen che non fa domande. E che forse conosce l'unica risposta possibile. Quella che non viene dalla mente, ma dal cuore. Passiamo ora ad una ristampa che farà esultare di gioia tutti coloro che in questi anni si sono messi alla vana ricerca di Casa di foglie di Mark Z. Danielewski, edito anni or sono da Mondadori ma tristemente fuori catalogo da tempo immemore, al contrario, in America è un vero e proprio libro di culto da milioni di copie. Per chi non lo conoscesse, Casa di foglie è un romanzo tra l'horror, il thriller psicologico e la critica letteraria posmoderna, ma soprattutto un libro-labirinto nella quale a perdersi sono sia i protagonisti tra le mura di una casa stregata, sia il lettore tra le pagine piene di trucchi di editing. Non credo di essere la persona più adatta per spiegare quanto sia particolare questa pubblicazione, il mio consiglio è: andate in libreria e sfogliatelo, rimarrete sbalorditi. Purtroppo la copertina scelta dalla Beat non ha nulla della bellezza della precedente edizione Mondadori, non colpisce l'occhio del lettore e fa sembrare Casa di foglie un comunissimo romanzo thriller.
Titolo: Casa di foglie
Autore: Mark Z. Danielewski
Prezzo: 14.90€
Pagine: 736, brossura
Editore: Beat
Disponibile da: Ottobre 2013
Trama: Sin dal suo apparire, il 7 marzo 2000 negli Stati Uniti, Casa di foglie viene subito considerato uno dei grandi libri dell’inizio del nuovo millennio, un’opera in cui la letteratura mostra la sua vera, enigmatica profondità. Apprezzato da critica e pubblico, celebrato da scrittori come Bret Easton Ellis e Jonathan Lethem, il romanzo di Mark Danielewski è da allora uno dei libri più venduti negli Stati Uniti, oggetto di un vero e proprio culto e di una sterminata letteratura secondaria. L’opera si presenta in apparenza come un horror tra i più riusciti nel suo genere. Johnny Truant, un ragazzo che trascina la sua giovane vita in un insulso lavoro in un negozio di tatuaggi, una passione non corrisposta per una spogliarellista e dipendenze varie da stupefacenti e alcol, si sistema in un appartamento di Los Angeles lasciato libero da un certo Zampanò, un anziano critico cinematografico cieco morto di recente. Tra gli oggetti di Zampanò, Truant scopre un manoscritto in cui si narra di un film-documentario intitolato The Navidson Record. Un film terrificante, in cui ci si imbatte in quanto di più alieno sia mai stato concepito. Nella più pura assenza. Nel vuoto. Nella tenebra che divora la tenebra. Nell’aprile del 1990 – racconta Zampanò – Will Navidson, celebre fotoreporter, e la sua compagna Karen Green, un’attraente ex modella, per rinsaldare il loro traballante rapporto, comprano una casa in Virginia. Con l’intento di riprendere il modo in cui il luogo comincia a essere abitato e vissuto, Navidson piazza un po’ di telecamere nelle varie stanze. Dopo qualche giorno, la stupefacente scoperta: dal nulla sbucano un corridoio e una porta visibili solo all’interno della casa. L’abitazione risulta di fatto più grande dentro che fuori. Col tempo il corridoio si allarga, trasformandosi in un labirinto sterminato e buio, fatto di stanze enormi e porte che conducono in altre stanze, ad altre porte e a infinite scale a chiocciola la cui discesa può durare da cinque minuti a settimane intere. Un terribile ruggito, inoltre, scuote i muri e annienta le sicurezze dei Navidson trasformandone i sogni in incubi. Il manoscritto di Zampanò afferma che la storia di Navidson ha raggiunto fama internazionale, giungendo all’orecchio di personaggi del calibro di Stephen King, Stanley Kubrick, Douglas Hofstadter e Jacques Derrida. Eppure, quando Truant investiga, non trova nessuna traccia della casa, nessuna prova degli eventi accaduti e null’altro che possa stabilire con certezza che The Navidson Record esista davvero al di fuori del testo di Zampanò. La casa dei Navidson, tuttavia, esattamente come per il fotoreporter e per Zampanò, è diventata per Truant un’ossessione ineliminabile, la prova dell’esistenza di un potere oscuro e incontrollabile o, forse, semplicemente dell’esistenza stessa di Dio.
La mia preparazione in materia asiatica è abbastanza scarsa, non mi vergogno di dirlo, e ritenendo i libri il più piacevole e soddisfacente strumento di conoscenza, qualche giorno fa, spinto anche da un regalo inaspettato (E l'eco rispose di Hosseini) mi sono messo a cercare romanzi di scrittori, appunto, asiatici, in particolare indiani. La mia wishlist si è abbastanza allungata e tra i vari titoli vi è anche una nuova uscita Guanda, ovvero La moglie di Jhumpa Lahiri, vincitrice del Premio Pulitzer ed elogiata dallo stesso Hosseini. Potrebbe essere un ottimo modo per approcciarmi a questa fetta di letteratura.
Titolo: La moglie
Autrice: Jhumpa Lahiri
Prezzo: 18.00€
Pagine: 432, brossura
Editore: Guanda (collana Le Fenici)
Disponibile dal: 12 Settembre 2013
Trama: Nati a quindici mesi di distanza in un sobborgo di Calcutta negli anni tormentati dell’indipendenza indiana, i fratelli Subhash e Udayan si somigliano al punto che perfino i parenti li confondono tra loro, ma sono anche l’uno l’opposto dell’altro. Subhash, silenzioso e riflessivo, cerca di compiacere i genitori esaudendo ogni loro richiesta; Udayan, ribelle ed esuberante, non fa che mettere alla prova il loro affetto. Così, quando sul finire degli anni Sessanta nelle università bengalesi si diffonde la rivolta di un gruppo maoista contro le millenarie ingiustizie subite dai contadini, Udayan vi si getta anima e corpo, pur consapevole dei rischi; Subhash invece se ne tiene alla larga e preferisce partire per gli Stati Uniti.I loro percorsi sembrano divergere inesorabilmente: Subhash intraprende una tranquilla carriera di studioso in una cittadina sulle coste del Rhode Island, mentre Udayan, contravvenendo alle tradizioni, sceglie di sposarsi per amore con Gauri, una giovane studentessa di filosofia, affascinata dal suo carisma e dalla sua passione. Poi la tragedia irrompe, improvvisa e distruttiva. Quando Subhash scopre cosa è accaduto a Udayan nella spianata dove da bambini trascorrevano intere giornate a giocare, si sente in dovere di tornare a Calcutta per farsi carico della sua famiglia e curare le ferite causate dal fratello, a partire da quelle che segnano il cuore di Gauri.Questa donna indipendente e forte, insieme alla bambina che porta in grembo, diventa il simbolo del legame indissolubile tra i due fratelli e assume un ruolo centrale in una storia travolgente di sentimenti e di abbandoni, di fughe e ritorni. Perché questo è un romanzo che definisce con straordinaria limpidezza i sentimenti nella loro complessità, nella loro capacità di lacerare, di provocare conflitti ma anche di comporli. E «la moglie» è, in questo, la figura più rappresentativa, quella che assume un valore fortemente emblematico.
Per quanto riguarda la casa editrice Feltrinelli ci sarebbero un bel po' di nuove pubblicazioni meritevoli di essere segnalate, ma, anche in questo caso, vorrei focalizzare la mia - e vostra? - attenzione su quelle che mi sembrano delle vere e proprie chicche.
Il primo è il romanzo è di Andrea Del Fuego scrittore brasiliano che con quest'opera si è aggiudicato il Premio Saramago - un riconoscimento con cadenza biennale che va alla migliore opera in lingua portoghese di un giovane autore -, il titolo del libro è Fratelli d'acqua, anche questa una saga famigliare ambientata in una terra magica e spietata allo stesso tempo.Nascita di un ponte di Maylis de Kerangal parla invece di vite incrociate all'ombra di un ponte in costruzione, e, per quanto semplice, mi sembra già una scusa più che valida per esserne incuriositi, almeno lo è per me.Titolo: Fratelli d'acquaAutore: Andréa del FuegoPrezzo: 14.00€Pagine: 144,brossuraEditore: FeltrinelliDisponibile dal: 18 Settembre 2013Trama: Un temporale colpisce la casupola della famiglia Malaquias, sperduta fra le radure dell’enigmatico luogo chiamato Serra Morena. Al disastro sopravvivono solo i tre bambini. Questo romanzo è la loro storia: animati da un’ostinazione visionaria che ha radici nella semplicità della loro educazione, e soprattutto del loro scarno eppure profondo universo, sono destinati a intraprendere un cammino vertiginoso lungo il qualesi imbattono in fazendeiros depositari dei codici della società patriarcale, strane signore coinvolte nel traffico di neonati nella babele di una gigantesca stazione degli autobus, eccentriche suore francesi, vallate misteriose trasformate dal progresso in fantasmagorici mari interni.Fratelli d’acqua è un romanzo poderoso e insieme delicato, viscerale e a tratti vertiginoso, complice lo scenario di un Brasile arcaico, apparentemente dimenticato dalla Storia e tuttavia contrapposto a una modernità sfumata e minacciosa. Con una lingua lirica ed efficace, quello di Andréa del Fuego è un esordio sorprendente nella letteratura brasiliana. Attingendo al realismo magico e a partire da un episodio della sua storia famigliare – un raggio misterioso che cade sulla casa uccidendo i genitori e lasciando miracolosamente illesi i tre figli – Andréa del Fuego racconta il Brasile più rurale e povero.Titolo: Nascita di un ponte
Autrice: Maylis de Kerangal
Prezzo: 16.00€
Pagine: 256, brossura
Editore: Feltrinelli
Disponibile dal: 4 Settembre 2013
Trama: Nella città impossibile di Coca, in un immaginario West contemporaneo, sulla sponda del fiume, ai margini della giungla e della storia, tutto può cominciare a muoversi e a pulsare, tutto può cambiare per l'arrivo del ponte e di coloro che lo faranno nascere. Come un potente magnete, il ponte attira a sé i destini incrociati di uomini e donne, visti fotograficamente in campo lungo, come massa eroica al centro di una storia corale, o zoomati fino al primissimo piano, nel dettaglio puntuale delle vite più diverse, nella geometria - lucida come un teorema - delle passioni. Ma la vera protagonista di queste pagine, insieme al ponte, è l'incredibile lingua che lo plasma. Lingua "poietica", lingua necessaria e senza sbavature. Lingua capace, nel flusso inesausto delle parole, di nominare e scoprire le cose. In un tour de force inaudito, Maylis de Kerangal intona un canto epico, teso come i cavi che reggono quell'audace struttura.
Ultima presentazione, lo giuro. E sarò anche breve. Si tratta del nuovo romanzo di una scrittrice fantasy che adoro perchè mi ha praticamente iniziato alla lettura, Cornelia Funke, di cui finalmente arriva in Italia Fearless. Il mondo oltre lo specchio, sequel dell'adorabile Reckless (qui la recensione).
Che dire? Il mondo creato dalla Funke è fiabesco, vagamente oscuro e traboccante di un'incantevole immaginazione e io non vedo l'ora di rientrarci. Titolo: Fearless. Il mondo oltre lo specchioAutrice: Cornelia FunkePrezzo: 17.00€Pagine: 372, rilegatoEditore: Mondadori (collana Chrysalide)Disponibile dal: 24 Settembre 2013Trama: A Jacob Reckless restano pochi mesi di vita e una sola possibilità di salvezza...
Gli occorrono quattro giorni e quattro notti per raggiungere il castello del vecchio nano Valiant e riabbracciare Volpe, la splendida e coraggiosa ragazza mutaforme. Troppo tempo nel Mondo Oltre lo Specchio per chi, come Jacob, ha per bagaglio la morte. E l'impronta di una falena che gli incenerisce il cuore, solo perché ha pronunciato il nome di una Fata Oscura. La speranza sembra celarsi in un'antica balestra appartenuta al re Guismund, la cui freccia può uccidere e insieme donare la vita. Anche Nerron il Bastardo, al servizio dei Goyl, i feroci guerrieri di pietra comandati da Kami'en, è alla ricerca del potente oggetto magico. Jacob, insieme a Volpe, deve affrettarsi se vuole imparare cosa significa restare vivo. Perché più la ragazza illumina la sua anima, più la falena annerisce la sua carne...
Dopo l'incantevole Reckless, un altro viaggio nel Mondo Oltre lo Specchio.
Amore, morte e magia in una storia gotica e potente.