CLEO:Stella-fondaz-on-lus-illumini.
Caro compagno Togliatti, il Comitato Centrale del Partito Comunista Unione Sovietica ritiene necessario esprimervi alcune considerazioni in relazione con la vostra intervista alla rivista ”Nuovi Argomenti”. E’ evidente che noi comprendiamo le difficoltà che sono sorte nei partiti comunisti fratelli, in relazione con il lavoro compiuto dal nostro partito per liquidare il culto della persona di Stalin e le sue conseguenze, e in particolare dopo la pubblicazione sulla stampa borghese del rapporto di Krusciov su questa questione. Queste difficoltà si sono in modo speciale manifestate in quei partiti, la cui direzione, per ragioni che vi sono note, non ebbe a tempo la conoscenza del contenuto del rapporto e non ebbe la possibilità di uno scambio di opinioni con i nostri rappresentanti. Ciò non pertanto, si può constatare con soddisfazione che nel complesso i partiti fratelli superano con successo queste temporanee difficoltà e giungono a un giusto apprezzamento di tutto il complesso di questioni collegate con il culto della personalità. Così, per esempio, i compagni americani, le cui difficoltà furono particolarmente grandi, per il loro isolamento e per la grande pressione della reazione, hanno elaborato una posizione giusta, formulata nel lungo articolo del compagno Dennis sul ”Daily Worker”. A giuste conseguenze e valutazioni nella questione del culto della personalità sono giunti e giungono anche altri partiti fratelli. Non vi è dubbio che ora prenderanno sempre maggiore rilievo i lati positivi del lavoro compiuto per superare le conseguenze del culto della personalità, benché i nostri nemici si sforzino ancora distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica con insinuazioni anticomuniste di varia natura. Per aiutare i partiti fratelli a superare più rapidamente le temporanee difficoltà che sono sorte, abbiamo preparato e a giorni pubblicheremo una speciale risoluzione, in cui sarà data risposta a una serie di questioni non illustrate nel rapporto al 20° Congresso del Partito Comunista Unione Sovietica, e in particolare alle questioni sollevate nella vostra intervista. Per quanto si riferisce a questa intervista, voi, secondo la vostra opinione, collegate in modo assolutamente giusto la questione della origine e della diffusione del culto della personalità di Stalin e la questione dei suoi errori, con le condizioni storiche dello sviluppo del nostro partito e della Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Purtroppo nella intervista, nel complesso molto interessante e ricca di contenuto, vi sono alcune affermazioni, con le quali non possiamo essere d’accordo. Questo è tanto spiacevole per noi, perché voi avevate la possibilità, essendo a Mosca, di esaminare con noi tutte le questioni che vi interessano oppure di consultarvi con noi preventivamente. Dobbiamo dirvi questo apertamente e da compagni anche perché queste affermazioni a nostro modo di vedere non giuste hanno dato ora appiglio ai nostri nemici, ed essi le sfruttano per recar danno ai partiti comunisti. La principale nostra opposizione suscita la infelice formulazione circa una ”degenerazione burocratica”, ”alcune forme di degenerazione” della società sovietica e la conseguenza che ne deriva da una burocratizzazione del partito e persino della necessità di mettere in guardia tutto il campo del socialismo dagli ”errori di ordine generale” che sarebbero stati fatti dal nostro partito, il che può essere interpretato come un dubbio circa la giustezza della sua linea generale del passato. A voi è ben noto, che la tesi sulla degenerazione della società sovietica mina la fiducia dei lavoratori nella superiorità dell’ordinamento socialista in generale e che questa è sempre stata attivamente sfruttata dai nemici del nostro partito. S’intende che noi consideriamo queste formulazioni nelle vostra intervista come sbagli casuali, tanto più che tutto il contenuto della intervista e particolarmente le vostre affermazioni sul carattere democratico dell’ordinamento sovietico lo contraddicono. Siamo però costretti a dirvelo, perché negli ultimi tempi non solo nella stampa borghese, ma anche nella stampa operaia queste non felici affermazioni hanno attirato l’attenzione e provocato storture. Anche per questo motivo abbiamo deciso di indicare brevemente, nella risoluzione sopra indicata, che non siamo d’accordo con l’affermazione fatta nella vostra intervista circa la ”degenerazione” della società sovietica. Concretamente nel testo della risoluzione si dirà: ”In pari tempo, nell’esaminare la questione del culto della personalità non si dà sempre una esatta spiegazione delle cause che hanno dato origine al culto della personalità e delle conseguenze di questo culto per il nostro ordinamento sociale. Così, per esempio, nell’intervista ricca di contenuto e interessante, data del compagno Togliatti alla rivista ”Nuovi Argomenti”, accanto a molte deduzioni estremamente interessanti e giuste, si trovano anche affermazioni sbagliate. In particolare, non si può essere d’accordo con la questione posta dal compagno Togliatti, se la società sovietica non sia giunta ”ad alcune forme di degenerazione”. Non vi è nessun fondamento per porre una questione simile. Tanto più essa è incomprensibile perché Togliatti in modo assolutamente giusto dice :”Si deve dunque concludere che la sostanza del regime socialista non andò perduta, perché non andò perduta nessuna delle precedenti conquiste, né, soprattutto, l’adesione al regime delle masse di operai, contadini, intellettuali che formano la società sovietica. Questa stessa adesione sta a provare che, nonostante tutto, questa società manteneva il suo fondamentale carattere democratico”. Per concludere, volevamo toccare la questione del modo come è accaduto che sia stato reso pubblico il Rapporto del compagno Krusciov ”Sul culto della personalità e sulle sue conseguenze”, perché nel comunicato dell’Ufficio stampa della Direzione del Partito Comunista Italiano e anche nella vostra intervista si esprime il rincrescimento per il ”modo non abituale della denuncia alla opinione pubblica degli errori di Stalin”. Come ha chiarito il compagno Robotti parlando con un collaboratore della nostra ambasciata in Roma, questo rincrescimento è provocato dal fatto che, secondo l’opinione di alcuni compagni italiani, noi avremmo consapevolmente deciso di passare il documento ad agenti del Dipartimento di Stato americano. Respingiamo in modo categorico questa supposizione. Come sapete, il Rapporto venne tenuto a una riunione chiusa del Congresso, e dapprima si pensava di farlo conoscere solo all’attivo del partito. In seguito fu deciso di far conoscere il Rapporto anche all’attivo sovietico nonché ai quadri dirigenti dei partiti comunisti dei paesi socialisti. Alcuni dei partiti fratelli misero a conoscenza del Rapporto un attivo abbastanza vasto, il che portò alla conseguenza che i Servizi americani entrarono in possesso di una copia del documento. Con la pubblicazione del testo del Rapporto i nostri nemici si sforzano di costringere noi e i partiti fratelli a una discussione, e così introdurre confusione nelle file del movimento comunista e operaio. Non cadremo in questa trappola del nemico. La risoluzione del Comitato Centrale del Partito Comunista Unione Sovietica che si pubblica in questi giorni aiuterà i partiti fratelli, speriamo, a porre fine più rapidamente alle difficoltà provocate dal chiasso della reazione attorno alle conseguenze del culto della personalità di Stalin e passare alla soluzione dei compiti attuali che stanno davanti a loro. Con saluti di compagni. Il Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista Unione Sovietica. (Meditazione sulla lettera di Krusciov, 30 giugno 1956).
SILENZIO, CHIASSO
Suona una sveglia nella notte
e ritorna la mente assopita
a pensare a un giorno che non esiste.
Un corpo rotola su di un materasso
e le calde coperte evaporano
per il calore della pelle
dove la mente che fugge nel sonno
lo splendore di una notte
muore temporaneamente
aspettando il chiaro di un giorno.
Silenzio che palpita
e ad ogni respiro
silenzio che vive
fino ad una data ora
e la gente si alza, si lava
con aria assonnata
ripercorre la solita strada.
Arriva il chiasso
che vive scialbamente.
Chiasso che ha bisogno di farsi sentire
per poter dire che anche lui esiste
e tutti di ciò ne siamo felici
e discutiamo e urliamo
per poter dire che anche noi esistiamo.
-Renzo Mazzetti-