Grillo non è il primo che vuole la chiusura de l'Unità. L'hanno preceduto altri, tra i quali, guarda caso, anche Silvio Berlusconi. Su un punto invece riconosciamo a Grillo un primato: nemmeno Berlusconi avrebbe avuto il coraggio di proporre un prolungamento del governo Monti.
(di Claudio Sardo - l'Unità)
Ancora Beppe Grillo contro i media, stavolta con un obiettivo ben definito: L'Unità. L'accusa: «Stiamo mantenendo con i soldi di tutti i contribuenti un progetto editoriale di propaganda». «È in rosso per circa 3,5 milioni di euro. Ha subito una perdita di 4,3 milioni del 2011. Lo stesso anno ha ricevuto 3,709 milioni di euro di contributi pubblici, 5,267 milioni di euro per l'anno 2010», ricapitola Grillo dal suo blog, aggiungendo che il quotidiano «ha un debito che a fine 2011 era di 21,22 milioni di euro: dei quali più di 8 nei confronti dei fornitori».
Il Comitato di redazione de l'Unità risponde a Beppe Grillo
Se ne faccia una ragione Beppe Grillo: l'Unità non ha taciuto sotto il fascismo o al tempo dei quotidiani attacchi di Berlusconi e non lo farà oggi. Penalizzata dalla raccolta pubblicitaria e in un regime di mercato distorto dall'assenza di leggi che tutelino la libera concorrenza, l'Unità riceve quei finanziamenti pubblici all'editoria che esistono in tutti i paesi democratici del mondo e che soltanto in Italia sono messi in discussione con una martellante e non disinteressata campagna di disinformazione.
Tali fondi peraltro sono già stati ampiamente ridotti e i tagli hanno costretto alla chiusura diverse testate, specialmente a sinistra. Queste misure di sostegno, infatti, servono proprio per garantire l'esistenza di voci libere e la tutela di interessi come la libertà di stampa e di informazione e il pluralismo che la Costituzione Italiana, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea hanno riconosciuto fra i valori fondanti della convivenza democratica.
Il dissenso e la libertà di pensiero non si possono cassare come un commento sgradito o non allineato al pensiero unico di un blog. E' il gioco della democrazia, e Grillo dovrebbe imparare a rispettarlo. (Il CdR de l'Unità)
Evidentemente Grillo non ha gradito il fatto che l'Unità abbia documentato e messo online i commenti più critici alla non-politica del comico, ma ormai deve farsene una ragione. Esistono ormai software "dedicati" ad intercettare i commenti "sgraditi" a Grillo appena appaiono sul suo blog, farne delle "fotografie", e pubblicarli. Un commento cancellato diventa così un commento amplificato mille volte. Chi di rete ferisce, di rete perisce. Grillo potrebbe eliminare del tutto la possibilità di inserire commenti, ma sarebbe la fine del suo blog (che è una macchina mangiasoldi), e delle sue teorie sulla "democrazia liquida".
La democrazia liquida di Grillo è ormai diventata una perenne pisciata fuori dal vaso. Insulti, incompetenza, senso di onnipotenza, trasparenza sulle cose che già sono trasparenti, segreto carbonaro su ciò che richiederebbe trasparenza.
In questo campo, siamo al paradosso del "vecchio" PD che trasmette in streaming le sedute dei propri organismi dirigenti, e del "democratico liquido" Grillo Rag. Giuseppe che in streaming mette roba che è già trasmessa in video - e in ottima qualità - dai canali satellitari Senato e Camera, (oltre che, spesso, da Youdem), e in audio anche da GR Parlamento e da Radio Radicale.
Insomma, finora i grullini hanno inventato solo i microchip e l'acqua tiepida. Ma diamo loro tempo di completare alla Luiss i raffazzonati "corsi rapidi" di formazione politica, durante i quali i neo-senatori grullini finalmente sapranno che i senatori non sono 500/600, e che il Presidente della Repubblica è eletto e non nominato, e forse perverranno persino alla scoperta dell'acqua calda. Tempo al tempo, e i grullini diventeranno grulloni.
Tafanus