Nuovi paradisi fiscali

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La crescente pressione esercitata dalle agenzie delle entrate europee e statunitensi sulle banche svizzere starebbe producendo significativi cambiamenti nella geografia globale del segreto bancario esaltando, in tal senso, il ruolo dei Paesi asiatici. Lo afferma il New York Times citando gli ultimi dati disponibili sui mercati di Singapore e Hong Kong.
Le legislazioni dei due Paesi, ricorda il quotidiano Usa, permettono alle banche nazionali e alle filiali locali degli istituti stranieri di garantire la massima riservatezza ai loro clienti. Una caratteristica che starebbe attraendo un crescente numero di investitori. Tra questi non ci sarebbero più soltanto i ricchi asiatici ma anche un crescente numero di depositari europei e americani finiti da tempo nel mirino del fisco dei loro Paesi. Le stesse banche svizzere si starebbero adeguando aumentando la propria presenza nelle piazze asiatiche. Ubs, in modo particolare, si starebbe concentrando su Singapore, Paese il cui governo conserva una quota di partecipazione del 9% nel capitale dell’istituto elvetico.

“Singapore è il luogo in cui la Svizzera può trovare oggi la segretezza perduta” dichiara Richard Murphy, uno dei fondatori di Tax Justice Network, una ong del Regno Unito impegnata da sempre nella denuncia dell’evasione e delle attività di riciclaggio su scala globale. Secondo Murphy una situazione simile si starebbe verificando a Hong Kong. L’ex protettorato britannico, ha ricordato, resta un luogo privilegiato per la registrazione di società poco trasparenti utilizzate tipicamente per l’evasione fiscale.
Dott Fabio Troglia
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