Canto africano, con la sua struttura circolare – in cui l’inizio coincide con la fine – è quasi un diario di viaggio, da Milano al centro dell’Africa, attraverso un deserto del Sahara superato con mezzi di fortuna e fra mille contrattempi apparentemente distruttivi, in realtà portatori di incontri significativi. Federica osserva, a volte si piega morbidamente, a volte si oppone e si ribella con rabbia.
Ma anche quando è vittima di soprusi è sempre cosciente della sua profonda indipendenza e forte della sua inattaccabile libertà di donna