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Nuovo cinema italiano: L’anteprima del film HO UCCISO NAPOLEONE

Creato il 25 marzo 2015 da Masedomani @ma_se_domani

Ho-Ucciso-Napoleone_poster_courtesy-of-01Distribution

Anita è giovane, bella e in carriera. È una professionista precisa, puntuale, inflessibile, ma le sue competenze non saranno in grado di salvarla dalla catastrofe. Poche ore dopo aver ricevuto la tanto agognata promozione, scoprirà di essere molto incinta e verrà scaricata sia dal futuro papà sia dalla azienda. Sarà proprio la sua freddezza (e rigidità) a farle trovare una soluzione: la vendetta, tremenda, spietata, senza esclusione di colpi, messa in atto con il solo aiuto di un gruppo di amiche dei… giardinetti.

La donna se la dovrà vedere con ex-amanti, ex-colleghi e una tribù di familiari eclettici. Un trittico che provocherebbe il mal di testa a chiunque ma che non scoraggia la nostra eroina. Neppure le continue scoperte e i colpi di scena scalfiranno Anita, tanta sarà la sua determinazione e la voglia di vincere. Anita affronterà indomita continue prove di coraggio e di resistenza e proprio per questo motivo, sin dalle prime battute, ci piace. Inizialmente perché i suoi eccessi ci fanno ridere poi, quando iniziamo a conoscerla meglio, perché vogliamo che vinca un po’ anche per noi. Nonostante i suoi difetti, o forse proprio grazie a loro, alla fine ci immedesimano e tifiamo per lei.

Photo: courtesy of 01 Distribution

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Micaela Ramazzotti è la regina indiscussa della pellicola, è lei l’Anita scritta e diretta da Giorgia Farina, regista che esordì due anni fa con “Amiche da Morire”, altra opera che osò superare i cliché del riso amaro all’italiana, format oramai sempre più trascinato e piagnucoloso. Anche in questo caso, il film si spinge in un territorio inconsueto: è una commedia, piuttosto cinica, con una recitazione marcatamente (e volutamente) sopra le righe, che mescola generi, che accarezza il politicamente scorretto, e con una protagonista che racchiude in se molte delle più fastidiose imperfezioni di tutte noi, tra cui l’essere una insopportabile maniaca del controllo.

“Ho ucciso Napoleone” sorprende con i suoi colori e con una trama ricca che denota una gran voglia di rompere gli schemi e andare oltre ciò che il pubblico si aspetta. Come già capitato nella precedente fatica, il potere è tutto nelle mani delle donne, che lo gestiscono al meglio, concedendosi pure qualche strappo al pensiero comune. Delle vere artefici del proprio destino che non perdono tempo a piangersi addosso o ad assecondare i benpensanti, ma si concentrano sul futuro e finiscono col mettere in riga i maschietti, talvolta con metodi non del tutto ortodossi.

Photo: courtesy of 01 Distribution

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Specchio del mondo che cambia e specchio delle umane virtù e debolezze, questa storia imperfetta (qualche difettuccio ce l’ha, ma volutamente sorvoliamo per premiare il tentativo della Farina di portare una ventata di freschezza nel panorama tricolore) sa intrigare lo spettatore e portarlo in volata alle battute finali. Tutto regge, ogni tanto scricchiola, ma non crolla. Tanta è la carne al fuoco, molte sono le risate, ottima è la fotografia e le note in sottofondo che in un paio di occasioni rivendicano la loro presenza.

Il soggetto è promosso, la Ramazzotti è da abbracciare e, nel suo complesso, il prodotto è più che dignitoso e divertente. È ufficiale, Giorgia Farina da oggi è nella lista degli autori da monitorare: in due soli film si è distinta. È solo questione di tempo e prima o poi ci strapperà un sonoro “bravo!”. Ora, se volete scoprire chi sia Napoleone, non potete far altro che correre al cinema.

Vissia Menza


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