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Nuovo parlamento in Abkhazija: note di un osservatore elettorale

Creato il 02 aprile 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Nuovo parlamento in Abkhazija: note di un osservatore elettorale

Domenica 10 Marzo 2012 si sono svolte le elezioni per il rinnovo del parlamento nazionale abchazo; si è trattato delle prime elezioni parlamentari dopo i recenti sconvolgimenti che hanno interessato la piccola repubblica caucasica riconosciuta in primis dalla Russia, a seguito della guerra dell’Ossezia del Sud nell’agosto 2008. Si tratta indubbiamente di un passo importante per la stabilità del territorio, dato che gli ultimi anni sono stati piuttosto turbolenti. Una breve rassegna dei fatti principali accaduti nel paese dal 2008 ad oggi ci aiuta a capire l’importanza di rafforzare le istituzioni della “perla del Mar Nero”.

La Georgia e le autoproclamate repubbliche di Abkhazija e Ossezia del Sud
Agosto 2008. Durante la disastrosa campagna militare georgiana in Sud Ossezia, l’esercito abchazo coglie l’occasione per riprendere il controllo dell’alta valle del fiume Kodor (o Kodori, in georgiano), occupata due anni prima dai Georgiani in violazione degli accordi internazionali sul conflitto abkhazo-georgiano. È l’occasione per l’allora presidente abkhazo Bagapsh di completare il controllo del territorio, dato che le citate operazioni militari georgiane avevano permesso di installare un governo “alternativo” fedele a Tbilisi presso il villaggio di Chkhalta, in realtà poco più che un gruppetto di edifici abitati da alcuni ufficiali georgiani.
Il 26 agosto giunge l’atteso riconoscimento dell’indipendenza da parte di Mosca, a cui seguiranno simili dichiarazioni di sostegno da parte di Venezuela, Nicaragua e alcuni Stati della Polinesia.

L'alta valle del Kodori

Marzo 2010. Muore a Mosca per malattia il primo presidente della repubblica Vladislav Ardzinba, considerato uno dei padri della patria abkhaza. Ardzinba aveva da tempo lasciato spazio a Sergej Bagapsh, il quale seguirà una sorte tristemente simile nel maggio 2011, scomparso per complicazioni dovute ad un intervento chirurgico di tipo oncologico. Così, mentre il primo presidente incarnava il simbolo della conquista dell’indipendenza, Bagapsh rimarrà nella storia del paese come il leader in grado di consolidare politicamente l’indipendenza grazie al riconoscimento russo.

Agosto 2011. Si svolgono le elezioni per sostituire Bagapsh: partecipano in qualità di candidati Aleksandr Ankvab, Raul Khadzhimba e Sergej Shamba. Ankvab, ex Primo Ministro ed ex Vice Presidente, trionfa al primo turno sugli altri candidati nonostante l’alto profilo politico istituzionale degli sfidanti (Khadzhimba è stato a capo dei Servizi di sicurezza e Vice Primo Ministro, Shamba è stato Primo Ministro e Ministro degli Esteri). Da subito Ankvab intensifica la lotta alla corruzione ed alle attività illegali per avviare ulteriormente il paese, la cui economia è in piena fase di ricostruzione post-bellica, ad un modello di trasparenza il più vicino possibile agli standard occidentali. Tale intento, oltre a rappresentare un aspetto importante dal punto di vista etico e politico, costituisce chiaramente un elemento fondamentale per dare al paese uno status di interlocutore politico, ponendolo nella sfera di interesse soprattutto degli investitori russi.

Grandi sono tuttavia anche le possibilità per gli investitori europei, soprattutto nei settori agricolo e turistico-ricettivi. Tuttavia la lotta alla corruzione in Caucaso costituisce una premessa indispensabile allo sviluppo e, di riflesso, ad una nuova fase di pacificazione. Una nuova fase di povertà potrebbe infatti creare facilmente problemi di ordine pubblico e di insorgenza dell’estremismo religioso, fenomeno che da tempo si osserva in alcune repubbliche del Caucaso settentrionale russo. In tale contesto sono da ascrivere forse anche gli attacchi che hanno riguardato il presidente Ankvab, sfuggito il 22 Febbraio ad un attentato con armi automatiche.

Vent'anni di Russia: il primo numero di Geopolitica
Tornando agli avvenimenti più propriamente politici i cui effetti caratterizzeranno l’attività amministrativa del paese nei prossimi anni, lo scrivente ha avuto l’opportunità di fare parte per conto dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) di una delegazione multinazionale di osservatori per il monitoraggio delle elezioni parlamentari, le prime dal riconoscimento russo dell’indipendenza ad oggi. Vale la pena ricordare tuttavia che già le precedenti elezioni parlamentari del marzo 2007 poterono svolgersi in un clima generalmente tranquillo e senza incidenti, grazie anche alla collaborazione di strutture governative e non governative che dalla Russia ne coadiuvarono l’organizzazione e lo svolgimento in modo complessivamente trasparente. Naturalmente le elezioni alimentarono un coro di critiche sostenuto dalla Georgia, per la quale ogni elezione in territorio abkhazo non organizzata da Tbilisi e svolta senza consentire il voto ai profughi espulsi durante la guerra doveva essere considerata priva di validità.

Quest’anno il copione si è ripetuto in modo pressoché identico. Il giorno precedente le elezioni, il nostro gruppo composto da osservatori internazionali indipendenti è stato convocato dal Presidente della Commissione Elettorale Centrale, dr. Batal Tabagua, per una riunione ufficiale sugli scopi e le modalità con cui operare nell’ambito della missione di osservazione. Lo stesso Tabagua ci ha fornito dapprima ampie garanzie sull’impegno di tutte le istituzioni coinvolte per uno svolgimento regolare delle consultazioni.

Dall’amministrazione abbiamo ricevuto i nomi dei 148 partecipanti alle elezioni dalla quale usciranno i 35 componenti del Parlamento nazionale (per un terzo dei seggi parlamentari disponibili sarà in realtà necessario ricorrere ad un secondo turno), una sintesi dei loro programmi, l’elenco di tutti i distretti elettorali e le postazioni di voto, oltre ad altro materiale informativo. Ci è stata inoltre assicurata una totale libertà di scelta per quanto riguarda i siti da visitare, i tempi con cui effettuare i sopralluoghi ed un’ampia libertà di azione per l’osservazione degli aspetti organizzativi, tra i quali si possono citare l’accesso ai seggi, le caratteristiche delle cabine e del materiale per il voto, il dialogo con gli elettori, i componenti delle commissioni locali ed i servizi di vigilanza.
Abbiamo visitato alcuni seggi elettorali localizzati nei distretti di Gudauta e Sukhum, ispezionando le attività elettorali presso alcuni seggi localizzati a Novyj Afon, Eshera, Likhnyj ed Sukhum.

La Conferenza stampa del Presidente della Commissione Elettorale Centrale
In tutti i casi le operazioni di voto sono apparse svolgersi in modo piuttosto ordinato, in un clima generalmente tranquillo, anche nei luoghi più affollati. L’accesso alle cabine elettorali è stato nel complesso libero ed ordinato; anche la gestione delle operazioni di voto presso il domicilio dei malati e degli anziani non deambulanti, per quanto concerne l’organizzazione esterna alle abitazioni, è sembrata svolgersi con regolarità. Non sono state generalmente annotate operazioni o episodi in grado di minare la regolarità formale e complessiva del processo elettorale.

Durante la conferenza stampa di presentazione dei risultati degli osservatori elettorali, è stato rivolto un accenno all’opportunità di effettuare modeste opere di miglioramento per quanto riguarda l’organizzazione, ad esempio completando la copertura delle cabine elettorali con un telo rimovibile, soluzione adottata sia nell’Unione Europea sia in Russia.

Personalmente, a prescindere dai risultati, è stato interessante notare anche la tranquillità dell’intera popolazione di fronte all’appuntamento elettorale, testimoniato dall’accesso piuttosto ordinato ai seggi e soprattutto dalla modesta presenza di forze di Polizia presenti nelle strade e presso i seggi, a dimostrazione di come tali appuntamenti non risultino più un facile pretesto usufruibile da eventuali provocatori per minare la sicurezza del paese.

Tali considerazioni si possono estendere almeno a gran parte del territorio locale. Dei 7 distretti amministrativi dell’Abchazija, abbiamo avuto la possibilità di percorrerne ben 5 (ad eccezione dei distretti di Tquarchal e Gal), annotando come da Ovest (Gagra, Gudauta, Sukhum) ad Est (Gulripsh ed Ochamchira) la vita del paese trascorra complessivamente in modo tranquillo ed ordinato, anche se è indubbio che complessivamente le condizioni di vita siano migliori nella parte occidentale del paese, dove la vicinanza con la Russia e la minore carenza di infrastrutture costituiscono il valore aggiunto del territorio.

Similmente a quando accadde nel 2007, l’Unione Europea ha espresso un giudizio negativo dell’evento, ricordando che l’UE non riconosce la Repubblica di Abchazija e di conseguenza il diritto della stessa ad eleggere proprie strutture di autogoverno.

Oggi, come negli anni passati, Unione Europea e Stati Uniti hanno inteso ignorare completamente la volontà del popolo abkhazo a proseguire sul cammino del rafforzamento delle proprie istituzioni, sposando invece la linea politica georgiana, per la quale l’Abchazija costituisce una porzione di “territorio occupato” entro il quale ancora si attende la reintegrazione dei cittadini di etnia georgiana espulsi negli anni ’90 durante la guerra. Inutile dire che tale posizione, per quanto costituisca una arma politica (ed elettorale) per il governo di Tbilisi, testimonia la volontà del governo georgiano di ignorare un dato criticabile ma tuttavia inequivocabile: indipendentemente dai progetti politici di Mosca o di Tbilisi, l’Abchazija costituisce de facto uno Stato indipendente e non un protettorato russo; in Abchazija vi è un presidente eletto dal popolo in possesso di passaporto abkhazo, un governo, un parlamento nazionale, un esercito, una banca nazionale, una lingua nazionale. Se si vuole stabilizzare la regione, di tutto ciò, indipendentemente dai progetti degli attori locali ed internazionali nel Caucaso, occorrerà tenerne conto. Non è fingendo che l’Abchazija non esista che i profughi georgiani potranno rientrare nelle proprie case.
La presenza di una missione di osservatori internazionali può in tal senso servire almeno ad alimentare un dibattito nella società civile europea, sia esso pure parallelo e complementare ai colloqui di Ginevra istituiti a seguito della guerra in Ossezia del Sud. In caso contrario, il popolo abkhazo continuerà a credere che la lontananza delle istituzioni europee non sia legata allo sviluppo più o meno avanzato delle istituzioni democratiche in Abchazija, quanto piuttosto ad un preciso diktat politico di attori locali o internazionali.

La lontananza dell’Europa e la sua assenza di impegno politico in Caucaso sono ormai molto evidenti, al di là delle dichiarazioni formali di Bruxelles. È sintomatico come in Abchazija operino da decenni istituzioni internazionali ed europee: nessuna tra queste, evidentemente troppo impegnate in altre attività, ha ritenuto di dovere manifestare pubblicamente la propria solidarietà al presidente Ankvab, vittima a fine febbraio di un nuovo attentato a cui è scampato quasi per miracolo. È legittimo chiedersi perché le forze internazionali presenti non ritengano di appoggiare il suo operato, al di là della questione di un riconoscimento giuridico dello stato abkhazo, schierandosi apertamente a favore della difesa della legalità e contro la criminalità locale.


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