di Danila Oppio. Ieri sera, 27 febbraio 2013, ho ascoltato parte delle dichiarazioni del filosofo Massimo Cacciari, relative all’esito delle elezioni politiche e alla rinuncia di Benedetto XVI al pontificato. (Su La7 – Otto e mezzo – conduttrice Lilly Gruber).
Tutti sappiamo che il filosofo veneziano è dichiaratamente “non credente” ma non possiamo mettere in dubbio la sua capacità di sintesi cognitiva, sulle situazioni parallele che hanno investito sia la politica dello Stato italiano che quella dello Stato Vaticano. Pare evidente che la crisi dell’uno si sia riversata sull’altro.
Cacciari ha sottolineato che da tempo (forse da sempre, mi verrebbe da dire) il Vaticano ha subito lì influenza della politica italiana in maniera negativa.
Alla domanda della conduttrice del programma Otto e mezzo su La7, rivolta a Cacciari su come dovrebbe cambiare la Chiesa, col futuro pontefice, il filosofo ha risposto: “Deve rinnovarsi, adeguandosi alle vere necessità dell’uomo attuale, non può stare nel suo mondo, come se vivesse sulla luna!”
Ma, in pratica, come intende il rinnovamento della Chiesa?
La novità più interessante, risponde Cacciari, sarebbe quella di ritornare alla radice del cristianesimo, alle sue origini. Resta comunque un vero miracolo che un’istituzione abbia potuto attraversare la storia per oltre 2.000 anni e stare ancora in piedi. Tutti gli altri governi, sia religiosi che politici, sono finiti, la Chiesa continua il suo cammino, che ora però è in piena crisi. Allora ci vuole un cambiamento. La Chiesa deve comprendere che la realtà odierna non è quella di 2.000 anni fa, che l’umanità ha bisogno di sentire che la Chiesa cammina con lei.
Per tutto il tempo dell’intervista, Cacciari ha ribadito più volte che la novità che potrebbe attuare il prossimo Pontefice, sarebbe senz’altro quella di ritornare alle origini del Cristianesimo. Che avrà voluto dire con queste sue parole? Che la Chiesa non rispecchia appieno le prime comunità cristiane che, talvolta, tende ad allontanarsi anche dagli insegnamenti evangelici.
Mi direte: ma Cacciari, che si dichiara “non credente”, come mai sostiene le stesse cose di molti cattolici?
Intanto, a mio avviso, perché un filosofo che si rispetti (e forse anche buon sociologo, visto il ruolo rivestito da Massimo Cacciari quale sindaco di Venezia) valuta ogni problema non solo dal suo punto di vista personale, ma per la semplice ragione che è stato – e forse lo è ancora – molto vicino al Carmelo Teresiano. Aveva instaurato un profondo dialogo con Madre Elisabetta, carmelitana claustrale, che fu priora del Monastero di Legnano, e che ricordò, l’anno successivo alla di lei morte, in una conferenza imperniata sulla fede, tenutasi presso il Palazzo Leone da Perego, sede della Galleria d’arte del Comune di Legnano. Quella fede che non si studia a scuola di catechismo, ma che è un dono del Signore. Mi chiedo: perché un “non credente” ha tanto interesse a discutere di fede con una suora di clausura? O con un padre carmelitano? Sete di conoscenza? Un bisogno interiore non dichiarato esternamente?
Sono questioni che riguardano l’ex sindaco di Venezia, ma mi servono per valutare meglio le sue affermazioni, riguardo al prossimo pontificato,e al necessario rinnovamento della Chiesa, affinché non frani come è franato il governo italiano. Perché anche Cacciari, così come altri milioni di cattolici, spera che il nuovo Pontefice sia quello che dovrebbe essere ogni Papa: la colonna portante della Chiesa, la chiave di volta della sua struttura. Se la Chiesa cattolica è rimasta in piedi per oltre 20 secoli, non lo deve certo ai Papi che l’hanno bene o male governata, ma al suo fondatore, che è Gesù Cristo Signore. Ecco perché Cacciari ha parlato di miracolo, riferendosi alla durata del potere spirituale della Chiesa cattolica: quel potere non viene dagli uomini di Chiesa (che devono comunque fare il possibile per rendersi credibili) ma direttamente da Dio.
Featured image Massimo Cacciari nel 1976.
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