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nuovo romanzo per D'Amicis...

Creato il 13 giugno 2014 da Omar
nuovo romanzo per D'Amicis...«In principio erano gli animali, e i cacciatori vivevano della loro morte.Avvolti in pellicce un tempo appartenute alle prede, arrivavano all’alba con i fucili a tracolla e si salutavano con un colpo di mento, strofinandosi le mani. Tacere era la più diffusa tra le tecniche con cui miravano a imitare l’unica autorità che riconoscevano sopra le proprie teste: la natura e le sue leggi.Nemmeno uccidere, in quelle leggi, richiedeva un dubbio, un approfondimento: le leggi della natura non avevano un perché. Una volta stabilito, questo bastava a legittimare l’imperturbabilità dei volti, la certezza del passo, l’inesorabilità della mira.I cacciatori avevano mani di fango e nomi da bestia. Le proprie generalità le avevano sepolte venendo al mondo, e da quel giorno si facevano chiamare come l’animale a cui, per indole o fisionomia, sentivano di assomigliare.Leone. Bisonte. Formica.E poi Vipera, Falco, Ramarro, Volpe, Lince, Sciacallo. Erano nomi che non potevi maneggiare senza avvertirne il peso. Per me quei nomi equivalevano a orazioni, ma, prima che trovassi la forza di pronunciarle, i cacciatori mi avevano già voltato le spalle.Le spalle dei cacciatori erano larghe come querce e non c’era modo di sottrarsi alla loro ombra. All’ombra di quell’ombra, io avevo imparato a fare a meno della luce: crescevo, semplicemente, lasciando che il tempo mi spingesse in avanti.nuovo romanzo per D'Amicis...Per nascondere alle prede il loro odore e per tentare di resistere al declino, i cacciatori avanzavano invece controvento. Sputavano sulla vecchiaia, ma ogni sputo gli ritornava in faccia.A causa di questo affronto dell’età, a noi cuccioli (per quanto cuccioli o bambini fossero parole che nessuno usava, come se fossimo imbarazzati dalla loro fugacità) era destinata una qualche punizione. O comunque, io me l’aspettavo da un momento all’altro, e scrutavo mio padre con preoccupazione.A volte avevo il timore che fosse proprio mio padre, la punizione.»
Quando eravamo prede
Carlo D’Amicis (Ed. Minimum Fax)

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