di Pierluigi Montalbano
Questa tipologia di edificio preistorico si diffonde in Sardegna (dove se ne trovano 8000 circa) a partire da poco prima della metà del II millennio a.C. La maggior parte di essi si presenta con una torre tronco-conica, ingresso con architrave, corridoio di accesso e camera circolare interna. Tutto l’edificio è costruito con rocce sedimentarie o eruttive, sempre senza malta cementizia.
Si tratta di poderose strutture adibite a varie funzioni, decise volta per volta dalle comunità locali secondo le esigenze del momento, e modificate nel corso dei secoli, a volte cambiando la destinazione d’uso, fino a diventare colossali edifici con torri e bastioni che sovrastavano il villaggio adiacente.
Sono presenti sia sulla fascia costiera sia all’interno dell’isola, specie sugli altipiani. Si hanno tipi semplici, a torre isolata, con camere affiancate, e tipologie più complesse, con camere sovrapposte a 2 o 3 piani con scale elicoidali e vari corpi addossati alla torre più alta, a volte collegati da gallerie. Talora sono parte di sistemi articolati, inglobati entro cinte murarie fortificate da numerose torri, a loro volta raccordate da cortine murarie.
E’ frequente scorgere intorno al nuraghe un villaggio di capanne circolari con fondamenta in pietra. A partire dal X secolo a.C., e poi in epoca punica e romana, è attestata un’utilizzazione dei nuraghi come luoghi di culto.
La civiltà nuragica comprende quell’insieme di aspetti culturali che caratterizzano la Sardegna tra il XVII e il VI secolo a.C. Deve il proprio nome dal nuraghe ed è attribuibile alle popolazioni residenti nell’isola, per le quali l’ipotesi di un’origine iberica trova parziale conferma in indizi di natura archeologica, risalenti al periodo in cui nell’isola si incrociarono, fondendosi più o meno pacificamente, le genti locali di Monte Claro e i commercianti iberici del Vaso Campaniforme. Accanto ai nuraghi, le più caratteristiche testimonianze archeologiche di questa civiltà sono le cosiddette Tombe di Giganti (sepolcri monumentali a corridoio che derivano dai dolmen, preceduti da una facciata a emiciclo e da una stele centrale) e dai templi a pozzo (strutture ipogee, spesso comprese in recinti, con scale d’accesso che scendono verso il fondo del pozzo) che attestano un culto delle acque.
Particolare sviluppo ebbe la lavorazione dei metalli, come dimostrano le sculture miniaturizzate in bronzo, raffiguranti animali, sacerdoti e guerrieri.
La produzione ceramica è d’impasto, decorata a impressione o a incisione, con motivi geometrici e anse di varia fattura che seguivano la “moda” del momento.
Il quadro che emerge è quello di una società protourbana organizzata in piccoli nuclei territoriali, gestiti pacificamente da famiglie che collaboravano con varie attività legate alla pastorizia, all’agricoltura, alla pesca, allo sfruttamento delle miniere e ad altre forme di economia. n tutto il corso della sua evoluzione, la civiltà nuragica fu perfettamente integrata nel circuito del commercio mediterraneo, con attestazioni di frequentazione nel Vicino Oriente, nel nord Africa, nella penisola iberica, nel midi francese e nella penisola italica.
Nelle immagini l'esterno e l'interno del Nuraghe Arrubiu di Orroli.