Cibo è, da sempre, metafora.
Imbruttisce mangiare bruttezza.
Rende belli mangiare bellezza – che sia una poesia, un cielo terso, un suono, una buona parola. Un’anima, un sorriso.
Piccole ovvietà da tenere presenti scegliendo il proprio menu.
Scegliendo: gerundio presente del verbo scegliere, colonna portante di un edificio progettato per resistere al terremoto più disastroso.
Un the alla cannella che cos’è, se non un caldo, dolcissimo abbraccio?
Quello che tutti vorremmo.
Quello che vi (e mi) auguro, cari soliti lettori.
