Nuudo no yoru: ai wa oshiminaku ubau (ヌードの夜/愛は惜しみなく奪う, A Night in Nude: Salvation). Regia e sceneggiatura: Ishii Takashi; riprese: Yanagida Hiroo, Terada Rokuro; montaggio: Murayama Yuji; musica: Yasukawa Goro; suono: Kitamura Mineharu; luci: Miyao Yasushi; interpreti: Takenaka Naoto, Satō Hiroko, Shishido Jo, Harumi Inoue, Ootake Shinobu; produzione: Femme Fatale, Kadokawa Eiga, Klock Worx; durata; 126': uscita: 2 ottobre 2010.Link: Sito Ufficiale - Trailer (Youtube) - Nicholas Vroman (a page of madness) - Chris Magee (Toronto J-Film Pow-Wow).Punteggio ★★★
Jiro è un uomo schivo e solitarioche vive in un buio e trasandato loft alla periferia di Tokyo. Il suo lavoro consiste nell’offrirsi alla gente come tuttofare (dainvestigatore, fino a sgombratore di locali). Quando un giorno la giovane etormentata Ren si presenta a casa sua chiedendogli di indagare sul Rolex delpadre andato perduto, mentre si stavanogettando le sue ceneri da un elicottero sul monte Fuji. Jiro pur rendendosiconto che la giovane sta mentendo, vistala necessità impellente di denaro, accetta la proposta. Dopo una folle ricercatra i boschi il Rolex viene incredibilmente ritrovato, ma insozzato da resti dicarne putrefatta. Bisognoso ma non stupido, il protagonista chiede ad una suaamica che lavora nella polizia di analizzare quei rimasugli presentisull’orologio. Jiro ancora non sa che la verità su questo Rolex lo catapulterà in una realtàben più pericolosa e folle di quel che può immaginare. Il prologo del film mostra in realtà Ren, sua madre e la sorella maggiore, alleprese con un violento cliente del loro strip bar di Kabukichô, costrette daglieventi a compiere atti ai limiti del gore e dello splatter per cercare dinascondere evidentissime prove contro di loro. Lo spettatore sa esattamente finda subito, quindi, come il Rolex sia finito sul versante del monte Fujicosparso da resti di carne umana. Il 2010 vede il ritorno di Ishii Takashial cinema vero e proprio. Abbandonati (momentaneamente?), anche in termini di fruibilità e visibilità, iterritori più sordidi e underground dei pinku eiga e del VCinema quali ilrecente The Brutal Hopelessness of Love odei due episodi di Hana to hebi, il regista del conosciuto ed apprezzato Gonin,realizza un’opera riconoscibilissima nel suo stile, ma con un deciso ritorno altanto amato genere noir o più precisamente “neo noir”. Il “neo noir”, di cui Ishii è considerato uno dei padri istitutori, affonda lesue radici nei manga realizzati da egli stesso e trova, nel cinema,connotazioni stilistiche assai chiare nell’utilizzo della fotografia, delleluci e della valenza del corpo femminile. Atmosfera notturna, monocromatica e sempre piovosa, squarciata daluci al neon della metropoli, corpi intagliati tra ombre e bagliori, in un carogioco di controluce e massicce dosi di feticismo legate a corpi di donne,instancabilmente percorsi dall’occhio della macchina da presa. Stilisticamente questi tratti si avvicinano molto a più noti ed apprezzati filmdello stesso regista, quali Kuro no tenshi (Black Angel) e Gonin.
L’ambiente inghiotte i personaggi, le inquadrature grandangolari gettano losguardo dal buio ad improvvise ed accecanti luci che ritagliano in nero lesagome in movimento. La notte della metropoli selvaggia (piogge, per portata, quasimonsoniche) e al contempo moderna (l’onnipresente luce al neon) è la veraprotagonista di questo tipo di narrazione assieme ovviamente, al sopracitatocorpo femminile. Il film è in parte il sequel (solo tematiche e scelte stilistiche accomunano idue film, mentre le storie non sono collegate) di quel Nûdo no yoru del 1993che vedeva Ishii ai primi esordi al di fuori dell’home video.Ciò che più colpisce di quest’ultimo lavoro è senzadubbio la fotografia con il lavoro alle luci di Miyao Yasushi che merita unamenzione speciale, nel rispolverare dopo qualche anno i connotati visivipeculiari dello stile di Ishii, ma anche la prova degli attori. Dalla leggendaShishido Jô, al veterano Takenaka Naoto aduna delle muse del regista, Inoue Narumi. Su tutti, però, la giovane Satô Hiroko,considerando che si tratta di una ex pop – idol e che lavora assiduamente nelmondo della moda, regala una prova di tutto rispetto: completamente a suo agiosenza veli, ma anche nell’interpretazione della giovane psicolabile Ren,incarna perfettamente un personaggio dal marcato erotismo, ambiguo e folle. Lasua prestazione le è anche valsa un premio al 32° Yokohama Film Festival.
A rendere ancor più degno di nota il tutto, le forti tendenze voyeuristiche ailimiti dell’onirico nelle sequenze girate in una sorta di grotta completamenteestranea ai paesaggi sin qui descritti: pathos, erotismo e sadomasochismo inuna delle scene più lunghe ed importanti del film. In preda ad una follia natada anni di violenze subite dal padre (Shishido Jô), decide di auto infliggersiuna punizione fisica con una frusta, per poter poi usare quelle ferite perconvincere Jiro ad aiutarla. La valenza del corpo della Satô scolpito tra luci ed ombre dalla inquadraturedi Ishii, diviene in questi casi (come anche nella sequenza della seduzione, acasa di Jiro) vera e propria arma alla quale difficile resistere per un uomosemplice come il protagonista. Jiro si ritroverà infatti ad affrontare, oltread una realtà già di per sé complicata, una donna con un corpo perfetto, nuda nelsuo letto e completamente inerme tra le sue braccia, ma intenta in realtà asferrare al pover’uomo l’attacco più basso e letale. Follia, sensualità ed ambiguità, sonotematiche da sempre care ad Ishii. Il fatto che con questo progetto sisia reindirizzato con convinzione ad incrociarle a quella della criminalità, maanche ad una componente più deviante hasicuramente giovato, in termini di accessibilità, al risultato finale. [Fabio "Ichi" Rainelli]