Matteo Vergani
In una serata piovosa, nei pressi di uno squallido e malfamato quartiere di una periferia danese, Seligman (Stellan Skarsgård), un uomo di mezza età timido e solitario trova il corpo esanime di una donna (Charlotte Gainsbourg), apparentemente vittima di un orrendo pestaggio. L’uomo è in procinto di chiamare soccorso, ma lei rifiuta categoricamente di ricevere cure mediche, costringendolo a portarla nella sua abitazione per offrirle assistenza. Dopo essersi ripresa, la ragazza afferma di chiamarsi Joe e di avere una lunga storia di peccati alle spalle. Seligman, incuriosito, la prega di raccontargliela, fino a quando Joe decide di rivelargli il suo segreto: lei è una ninfomane fin dall’infanzia, da quando scoprì il piacere di sfruttare gli altri per dare piacere ai propri sensi. Attraverso un grottesco racconto favolistico, la ragazza racconta la sua torbida vicenda, dal primo insipido rapporto sessuale con il tenebroso Jerôme (Shia LaBeouf) fino alle trasgressioni sempre più feroci di adolescente, in un percorso di crescita all’insegna di una perversione quasi poetica. Irriverente, provocatorio, eccessivo. In una parola, geniale! Questi sono solo alcuni degli aggettivi possibili per descrivere una personalità tanto istrionica ed imprevedibile come quella di Lars von Trier, autore sperimentale (nella tecnica e nei contenuti) con un carattere che dire irritante è poco. Un bambino cattivo, certo, ma pur sempre un genio, soltanto per il modo con cui si diverte a provocare e a giocare con i suoi spettatori, sapendo bene di poterselo permettere. Un autore che si è definito più volte un masturbatore dello schermo (mai epiteto fu tanto azzeccato per questo suo ultimo lavoro), affermando che il suo cinema è prima di tutto una scheggia in un occhio.
Ebbene, se volessimo riassumere la sua poetica in un unico lavoro, Nymphomaniac: Vol. I sarebbe di fatto la sintesi perfetta. Un prodotto ibrido e chimerico che sfugge a qualunque classificazione di genere, che mescola la violenza visiva tipica del più duro cinema nordico con il porno hardcore e un’autorialità da nouvelle vague. Numerose sono le trovate visive che il regista danese si concede, a cominciare da sovrapposizioni grafiche di disegni e intestazioni scritte sul modello di un libro illustrato (ma che ricordano sicuramente alcuni esempi di videoarte e poesia visiva del cinema sperimentale), seguite dai consueti viraggi di colore per passare all’uso di split screen e quadri compositi sullo schermo. Con questo film (suddiviso in due volumi rispettivamente da cinque e tre capitoli, ricalcando l’ossessione enciclopedica che lo ha sempre caratterizzato fin dalle origini), Lars von Trier conclude idealmente la sua trilogia della depressione, iniziata con il gotico Antichrist (2009) e continuata col sublime ed apocalittico Melancholia (2010), in un’epopea attraverso le origini delle perversioni sessuali di una giovane donna ossessionata dal piacere fisico, che vive la sua ambigua situazione come una poesia e un peccato al tempo stesso, assuefatta totalmente ai brividi che prova. Molto interessante e assolutamente geniale risulta il contrappunto fra la narrazione favolistica e partecipativa di Joe (la quale decide arbitrariamente la modalità di successione degli eventi, filtrandoli col suo personale punto di vista cinico e apatico) e i surreali paragoni di Seligman, un personaggio indecifrabile a metà strada fra un voyeur e un padre affettuoso, il quale si lancia in sublimi paragoni fra le tattiche di adescamento della ragazza e le tecniche di pesca più ingegnose.
Dopo uno straordinario incipit che ricorda, nemmeno troppo velatamente, la sequenza sonora iniziale di C’era una volta il West, il film si dipana nei suoi cinque blocchi narrativi distinti. Il primo capitolo, The Compleat Angler, descrive le origini di Joe, dalla scoperta del suo organo sessuale in tenera età passando al primo rapporto fisico (illustrato attraverso una brillante equazione matematica) con il giovane Jerôme, fino alle gare di adescamento e di servizi sessuali sui convogli di un treno fra la ragazza e la sua amica, senza risparmiare una dettagliata descrizione di un perfetto rapporto orale, germe primigenio di una tendenza pronta ad esplodere con l’adolescenza. Il secondo capitolo, Jerôme, ci presenta una deviazione nel percorso della beffarda Joe, ovvero il primo grande amore, che guarda caso coincide con colui che le rubò la verginità e che stabilisce con la giovane una relazione che va al di là del semplice rapporto carnale. Joe si trova così, come lei stessa dice, per caso impiegata nella ditta di copisteria dello zio di Jerôme, di cui il ragazzo è momentaneamente reggente. Nel terzo capitolo, Mrs. H (rimando cinefilo a I gioielli di Madame de… capolavoro datato 1953 di Max Ophüls), forse il più intimista e meno erotico degli episodi, ci viene posto il grande problema a cui Joe deve fare fronte: l’organizzazione dei suoi amanti occasionali, cercando di non scontentane nessuno ma senza dare l’illusione di un rapporto duraturo. Ed è qui che succede la prima catastrofe drammatica: uno di questi uomini, desideroso della compagnia della giovane Joe, decide di lasciare la moglie (una indiavolata e nevrotica Uma Thurman), la quale si presenta a sorpresa a casa di Joe con tanto di figlioletti tristi appresso, mettendo in atto una delle più grottesche e taglienti scenate di gelosia della storia della settima arte.
Il quarto capitolo, Delirium, è quello più oscuro e disturbante di tutti, virato in un intimistico bianco e nero e con tinte fosche destabilizzanti che ricordano la crudezza del cinema di Michael Haneke. Ci viene presentata la disperata agonia e la terribile morte del padre di Joe, figura centrale per la sua personalità (come il buon complesso di Elettra ci insegna), che qui viene ritratto essenzialmente come uomo vulnerabile alle prese con quella disgregazione del corpo a cui la sua malattia lo sottopone (ad esempio, ne viene mostrata l’incontinenza). L’ultimo capitolo, The Little Organ School è sicuramente quello più geniale e creativo, presentandoci il paragone fatto da Joe riguardo a tre suoi particolari amanti (il tenero, il rude e il completo) che, come le tre voci distinte di un’opera sinfonico-corale di Bach, presentano ognuno una propria voce, un proprio carattere, in perfetta armonia con gli altri, in una sorta di esemplificazione di un rapporto sessuale perfetto ed idealizzato. Charlotte Gainsbourg, attrice-feticcio del cineasta si ritaglia qui per il momento un ruolo marginale di semplice narrazione, lasciando che sia il suo alter ego adolescenziale, la splendida Stacy Martin, a sporcarsi le mani in performance erotiche che dimostrano se non il talento, almeno il coraggio di questa giovane attrice. Stellan Skarsgård, veterano del cinema nordico, appare come un perfetto mèntore-salvatore che condisce la narrazione di Joe con gustosi aneddoti metanarrativi che faranno impazzire gli spettatori più cerebrali, mentre Shia LaBeouf risente forse troppo della ristrettezza del ruolo assegnatogli, apparendo abbastanza impacciato e monolitico nei panni di Jerôme.
Una pellicola che nel complesso risulta molto più pudica ed intelligente di quanto non si creda, dove le scene di sesso esplicito non sono utilizzate casualmente per attrarre l’audience in età puberale, ma al contrario servono a rendere realista un cinema, come quello di Lars von Trier, che lo è sempre stato ma che lo ha dimostrato in modi sempre diversi, passando dall’estetica povera e asciutta dei film Dogma fino agli esperimenti brechtiani di teatro minimalista in Dogville (2003). A quanti possono vedere in Lars von Trier solo un istigatore ignorante e in questo film una provocazione commerciale vile ed offensiva, ebbene dobbiamo purtroppo confessare che, se costoro cercano questo in Nymphomaniac: Vol. I, resteranno con un pugno di mosche dinnanzi ad un’opera che, pur mettendosi ovviamente nell’ottica dell’estremo e del non universalmente digeribile, si mostra come una sensibile ed onesta poesia sui tabù dell’uomo, intime parti del nostro essere che malgrado la nostra apparente apertura mentale, continuiamo ancora oggi ipocritamente a negare. Rimaniamo ora in attesa di godere del secondo capitolo, dove assisteremo alla progressione della nostra piccola ninfomane, impegnata finalmente ad esporsi al mondo in prima persona.