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Trama: il racconto di Joe prosegue, mentre Seligman ascolta sempre più attonito. Dopo aver perso sensibilità all’”arto”, infatti, la ninfomane proseguirà la sua esistenza cadendo sempre più in basso, in un vortice di solitudine e degrado…
A dimostrazione del fatto che Nymphomaniac NON era film da dividere in due parti nonostante il cliffhanger, il tono della pellicola non cambia repentinamente dal faceto al serio ma l’allegria (in senso Trieriano, ovvero assai simile a quella di un Capezzone qualsiasi) si mantiene alta mentre lo spettatore assiste incredulo (ma anche no visto che, dopo dieci amanti al giorno per 5/6 anni COME MINIMO la protagonista là sotto avrà avuto il Tunnel della Manica) ai metodi grotteschi con i quali Joe tenta di risvegliarsi l’orgasmo, tra colpi di straccio bagnato, inganni meccanici, ricordi d’infanzia, gravidanze, big bamboos... fino a toccare, molto banalmente, il fondo sostituendo al sesso la violenza. Aspettavate la svolta cupa? Don't worry, arriverà danzando sulle punte, come avrebbe fatto Billy Eliott prima di trasformarsi nella versione annoiata dello Zed di Pulp Fiction. E se la protagonista Joe abbraccia finalmente il massimo punto di degrado, anche la pellicola, fino a quel momento scorrevole, si impantana un po' tra uno sguardo inespressivo di LaBeouf, un'autocitazione VonTrieriana e una fotografia sempre più cupa e triste, specchio dell'animo e della baginga provati della protagonista. Alla risata si sostituisce lo sbadiglio e non basta qualche spunto vagamente interessante o la "rivelazione" di Stellan Skarsgard per ridestare l'interesse, che si affloscia ulteriormente quando Nymphomaniac, che era riuscito a mantenere comunque una sua identità più o meno coerente, diventa una sorta di loffio gangster movie erotico introdotto dalle note di Burning Down The House. A quel punto le banalità si sprecano davvero, come se Von Trier avesse davanti una lista dei cliché tratta direttamente dal Manuale del piccolo sporcaccione: settant'anni vergine celo, neri superdotati celo, frusta celo, fist fucking celo, lesbicata celo, golden shower celo e, per finire in bellezza, pedofilo celo (A tal proposito, Lars, il film che hai girato è una sciocchezzuola e te lo concedo, non c'è nemmeno da arrabbiarsi o scandalizzarsi, ma per la tirata sulla pedofilia meriteresti di venir preso a calci da qui all'eternità, deficiente che non sei altro. Provare pena un paio di balle, c'è mica qualcosa che devi confessare? Ti ascolto con una mazza chiodata in mano, tranquillo). A completare l'opera ci pensa un finale da facepalm, tratto direttamente da una canzone degli Elii ma preceduto da un meraviglioso spiegone conclusivo che, senza possibilità di errori, ci spiega per filo e per segno come interpretare in chiave "psicanalisi d'accatto" OGNI scelta di Joe. GRAZIE!
Cambiando il ritmo e il tono della storia narrata cambia leggermente anche il registro utilizzato per sequenze ed immagini, che diventano molto meno pop e sperimentali rispetto al Volume 1, più cupe e "mature"; ogni tanto Von Trier tira qualche zampata delle sue, come nella sequenza dell'orgasmo accompagnato da improbabili visioni o come la genialata dell'improvviso e spiazzante fast forward nella storia, che lascia perplesso il povero Seligman, ma per il resto il Volume 2 di Nymphomaniac risulta più piatterello e banale anche visivamente. La Gainsbourg sostituisce, con mia somma gioia, l'orrida ragazzetta che interpretava Joe da giovane e si riconferma attrice di una bravura incredibile e ovviamente molto affascinante nonostante l'aria sfatta e dimessa che l'accompagna per tutta la durata del film. Le comparsate di Udo Kier e Willelm Dafoe sono invece poco più che chicche messe lì per i fan di questi due mostri sacri, tuttavia c'è da dire che il simpatico Udo si becca un omaggio talmente weird che il suo buon nome non ne viene sicuramente intaccato. Sono invece indecisa su Jamie Bell, imprigionato in un personaggio talmente caricaturale e spiazzante che diventa molto difficile farsi un'idea dell'effettiva bravura dell'attore: certo, anche solo il fatto che non sia stramazzato al suolo dalle risate durante il momento "silent duck" potrebbe indicare che il giovanotto sa fare il suo mestiere, quindi gli concederei il beneficio del dubbio. O forse sono io che non ho capito la "profondità" (e mi si perdoni il gioco di parole) di quella che ho visto solo come una perplimente postilla, aggiunta tanto per. D'altronde, mi sono vissuta allo stesso modo tutto questo bailamme sessuale messo in piedi da Lars Von Trier, prendendolo come un esercizio di stile, una mera operazione commerciale fatta di tanto fumo e pochissimo arrosto, buona giusto per fare discutere le signore e i signori bene (ma esistono ancora?) nei loro salottini borghesi e fomentare la solita diatriba tra chi odia Von Trier e chi lo ama senza riserve. Sinceramente? Io mi pongo esattamente nel mezzo, non gli auguro né bene né male. Se la mia recensione vi ha incuriositi e vi è venuta voglia di vedere Nymphomaniac guardatelo senza timore di incomprensioni o accuse di esser dei maniaci sessuali in incognito, altrimenti fate come diceva Virgilio a Dante: non vi curate di Lars ma guardate e passate, magari in queste quattro ore fate all'amore per davvero che è la cosa migliore!
Del regista e sceneggiatore Lars Von Trier ho già parlato qui. Charlotte Gainsbourg (Joe), Stellan Skarsgård (Seligman), Shia LaBeouf (Jerome), Jamie Bell (K), Willelm Dafoe (L), Christian Slater (il padre di Joe) e Udo Kier (il cameriere) li trovate invece ai rispettivi link.
Per eventuali curiosità su Nymphomaniac - Volume 2 andatevi a leggere la recensione del Volume 1 e... ENJOY!
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