Nymphomaniac, von trier e la critica poco necessaria
Creato il 14 febbraio 2014 da Veripaccheri
Il festival di Berlino è ormai alle fasi conclusive e
nell’attesa di conoscerne il vincitore possiamo affermare che un verdetto è
stato già emesso, e cioè che la critica cinematografica, da tempo alle prese
con una profonda crisi d’identità, ha assunto anche nel rapporto con l’oggetto
della sua indagine un ruolo sempre meno importante. E questo non solo nei
luoghi in cui da tempo la professione ha abdicato alla sua funzione di
approfondimento e di scoperta, parliamo della televisione e dei quotidiani che del
cinema hanno fatto articolo da rotocalco, ma anche in quei santuari della
settima arte che sono i festival cinematografici, solitamente abituati ad
accogliere con benevolenza e generosità le cronache ed i pareri degli
specialisti di settore.
Una prova di quanto stiamo dicendo l'ha offerta
proprio in
questi giorni la berlinale nella persona di Lars von Trier, regista
danese
abituato alle provocazioni e li sbarcato per presentare
"Nymphomaniac", il suo ultimo lavoro, già in odore di scandalo per le
suggestioni messe in circolo da un titolo che più esplicativo non si
può.
Ebbene il nostro non contento di aver orchestrato una campagna
pubblicitaria
interamente giocata sul vojerismo degli avventori, eccitati dalle
notizie di
una doppia versione della medesima opera (una casta e l'altra
comprensiva di
varie nudità) questa volta ha superato se stesso, regalando alla
kermesse
tedesca una copia del film che in pratica ne conteneva solo la prima
parte. Una scelta discutibile e solo in parte giustificata dalla volontà
del regista di recuperare un importanza artistica venuta meno dopo le
posizione antisemite assunte al festival di Cannes del 2009 , e che però
evidenzia il fatto di come della critica in senso stretto si possa
tranquillamente fare a meno, visto che in ogni caso del film se nè
parlato ampiamente anche in assenza degli strumenti per poterlo fare.
Se
consideriamo la contrazione dello spazio messo a
disposizione dalla carta stampata dove sempre più spesso si leggono
recensioni
simili a note d'agenzia, e fatte salve le eccezioni rappresentate da una
sparuto gruppo di riviste iperspecializzate, appare sempre più
chiaramente come la rete ed i blog, portali e siti cinematografici
abbiano assunto, pur con i limiti di una competenza in via di
formazione, quelle caratteristiche d'informazione che un tempo
appartenevano alla carta stampata. Senza fare nomi in un senso o
nell'altro ma per vedere, parlare ed ascoltare di cinema non si può più
fare a
meno del computer e di ciò che vi sta dentro.
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