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O Brega o tutti accoppati: la Libia libera contrattacca

Creato il 04 marzo 2011 da Enmig

mappa Libia tra lealisti e insorti
Due obiettivi sono fondamentali sia per i lealisti che per gli insorti: il petrolio e la costa.
Ieri e l’altro ieri il vento sembrava girare lievemente favorevole per Gheddafi.
Aveva avviato una pesante offensiva contro i ribelli, concentrata soprattutto verso Marsa el Brega, in mano ai ribelli. Brega è al confine tra Cirenaica (liberata) e Tripolitania (per la maggior parte in mano al colonnello). Ma soprattutto “è l’hub libico per petrolio e gas. Tutti noi mangiamo e viviamo grazie a Brega. Senza Brega, sei milioni di persone non hanno futuro, perché esportiamo tutto il nostro greggio da lì”. Non è uno sprovveduto quello che parla, ma il secondogenito di Gheddafi, Saif, intervistato a Sky News. Per questo verso Brega negli ultimi giorni sono state convogliate le armate mercenarie e fedeli al Rais, sono stati lanciati razzi e mandati i caccia a bombardare. “Le bombe servono solo a costringerli a ritirarsi – sostiene Saif – Non c’è centro abitato lì, la città di Brega è a miglia di distanza. Io sto parlando del porto, della raffineria di petrolio”. I bombardamenti- fortunatamente ma è strano- sono andati a vuoto: gli obiettivi mancati. Come mai? Forse sono solo una prova di forza per far paura ai ribelli. Ma il petrolio e le raffinerie per adesso non sono stati toccati. Sperando in un’imminente conquista?
“Nessuno permetterà ai miliziani di controllare Brega – ha concluso l’erede di Gheddafi- è come se voi permetteste a qualcuno di controllare il porto di Rotterdam”.
Invece i ribelli hanno resistito e oggi sono passati al contrattacco. Rinsaldato il controllo su Brega, hanno conquistato l’areoporto di Ras Lanuf, il secondo centro petrolifero del paese che dista pochi chilometri, sulla strategica strada costiera verso Sirte, città natale e roccaforte del colonnello, e andando oltre, verso Tripoli. O Brega o tutti accoppati: la Libia libera contrattacca
Oggi sanguinosi scontri – un testimone ad Al Jazeera parla di 50 morti- si sono svolti soprattutto a Zawiya, ancora aspramente contesa dopo essere passata in mano ai ribelli. Duro colpo per il colonnello: la città portuale si trova nella Libia occidentale, alle porte di Tripoli: solo 50 km la separano dalla capitale, la stessa distanza che c’è tra Milano e Bergamo. Secondo la tv di stato le forze di Gheddafi hanno ripreso il controllo della zona ma, data la parzialità della fonte, la diffidenza è d’obbligo. Dalle informazioni di una reporter di Sky news che si trova nei pressi, sembra che la città sia accerchiata dall’esercito e che manifestanti che volevano entrarvi per unirsi ai ribelli siano stati colpiti con armi da fuoco. Bombardata e attaccata da più parti, pare destinata a cadere.
Ma anche nella stessa capitale la situazione non è tranquilla. All’uscita dalla preghiera del venerdi’ come la scorsa settimana nella piazza Algeria alcuni manifestanti hanno protestato contro il regime incontrando caroselli di sostenitori di Gheddafi e disperdendosi dopo che la polizia ha sparato lacrimogeni e in aria. Dimostrazioni nel riottoso quartiere di Tajoura con entinaia di dimostranti anti-regime. Se Tripoli è ancora sotto il controllo del rais, almeno una sua parte cova un vivo risentimento contro il regime.
Insomma se Gheddafi riuscirà a vincere o perlomeno a non perdere questa guerra civile, non sarà certo per il favore della popolazione. Ringrazi i petrodollari che nel corso degli anni è riuscito a rubarle.


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