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O tempora! O mores!

Creato il 05 giugno 2009 da Danilo Baccarani @dumbbac
"Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?" (63 a.C.)
di Marco Tullio Cicerone*

Fino a quando, Catilina, intendi dunque abusare della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora questo tuo comportamento fazioso si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà la tua illimitata sfrontatezza? Non ti turbano il presidio notturno a difesa del Palatino, le pattuglie armate che perlustrano la città, l’angoscia del popolo, l’accorrere di tutti i cittadini onesti, e neppure la scelta di questa sede, così difesa, per le riunioni del Senato, né l’espressione del volto di costoro? Non ti accorgi che i tuoi progetti sono stati scoperti? Non ti rendi conto che il tuo complotto è ostacolato dal fatto che tutti qui ne sono a conoscenza? Credi forse che qualcuno di noi ignori che cosa hai fatto la notte scorsa e quella precedente, dove sei stato, quali congiurati hai convocato e quali decisioni hai preso?
O tempora! O mores! Il Senato è al corrente di questi progetti, il console ne è consapevole: eppure costui continua a vivere. A vivere? Non solo, ma addirittura viene in Senato, gli si permette di prendere parte alle decisioni di interesse comune, osserva ciascuno di noi e con un’occhiata gli assegna un destino di morte. Quanto a noi, uomini di grande coraggio, siamo convinti di fare abbastanza per lo stato vanificando i furiosi tentativi assassini di quest’uomo.In Italia, allo sbocco delle valli toscane, vi è un esercito schierato contro il popolo romano; il numero dei nemici cresce di giorno in giorno; il comandante, la guida di tale esercito, lo potete vedere in città, e persino in Senato, ordire giorno dopo giorno le sue trame contro la repubblica.Se ora dessi ordine di catturarti, Catilina, e di ucciderti, sono convinto che tutti i cittadini onesti direbbero che l’ho fatto troppo tardi, e non che ho agito con eccessiva crudeltà.Ma io per una ben precisa ragione sono portato a credere che sia bene non fare ancora ciò che si sarebbe dovuto fare già in precedenza. Alla fine sarai comunque giustiziato, quando ormai non si troverà più nessuno tanto ingiusto, tanto corrotto, tanto simile a te, da non riconoscere apertamente che ho agito secondo la legge.Finché ci sarà uno solo che oserà difenderti vivrai, ma vivrai così come stai vivendo ora, assediato dalle numerose e risolute guardie, in modo che tu non possa ordire trame contro lo stato. Molti occhi e molte orecchie ti osserveranno e ti ascolteranno, senza che tu te ne accorga, come hanno fatto finora.E dunque, Catilina, che motivo c’è per attendere ancora, se nemmeno la notte riesce a nascondere con le tenebre i tuoi incontri scellerati, se neppure le pareti di una casa privata bastano a coprire le voci della tua congiura, se tutto è chiaro, se tutto viene alla luce?Dammi ascolto, cambia il tuo proposito, dimentica massacri e incendi.

Che anzi offrirò volentieri la vita, se con la mia morte può essere affrettata la libertà di Roma, cosicché il dolore del popolo romano produca una buona volta quel che già da tempo anela di produrre. Infatti, se quasi vent’anni addietro, in questo stesso tempio, dissi che non può per un consolare la morte essere prematura, quanto più giustamente ora dirò che non lo è per un vecchio! Ma io, o senatori, avendo raggiunto ormai gli onori che ho raggiunto, e avendo compiuto le imprese che ho compiuto, non ho da desiderare ancora la morte. Queste due cose soltanto desidero: l’una, che morendo lasci libero il popolo romano – nulla più grande di questo potrebbe essermi concesso dagli dei immortali -, l’altra, che ciascuno sia trattato dalla sorte così come si rende meritevole verso la Repubblica.

*Oratore, avvocato e filosofo (106–43 a.C.)


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