L’abbazia è molto nota e vi sono stato un paio di volte. Ne parlo oltre per la bellezza della stessa e per il bel paesaggio circostante, perché dopo tanto parlare del signor (S)Fiorito della zona , mi sembra opportuno cantare le lodi di quel territorio, ricco di operosità e civiltà.
Siamo nella zona di Veroli a 300 m di altezza, tra Frosinone e Sora, e il nome ha a che fare con Mario, per la precisione Caio Mario, 7 volte console e avversario di Silla (88 d. C.). Pertanto Casamari sta a significare Casa di Mario.
Questo binomio Casa e il trovarsi sulla strada mi riconduce al Santuario di Loreto, di recente visitato dal Papa in occasione del cinquatenario dell’indizione del Concilio Vaticano II. Santuario, quest’ultimo, trasportato dagli Angeli e ivi deposto e che rappresenta la casa di Nazareth.
Un Santuario , un’ abbazia che determina la sosta lungo la strada, quasi un concetto per questi tempi: fermarsi, ripensare al modello di società, alla costruzione di un lavoro che dia valore al lavoratore e non solo al prodotto.
L’Abbazia di Casamari ha avuto nel tempo vari “abitanti” : diamo per buona la data del 1036 come anno di costruzione (storico Baronio) e dapprima ci furono i monaci neri (benedettini) , poi quelli bianchi, i Cistercensi.
I peccatucci del politico citato ahimè, sono riscontrabili anche qui sopratutto con i neri, che poco si curavano delle anime (loro e altrui) e più dei corpi tanto che furono sostituiti dai Cistercensi.
Non basta la grande frase del maestro di Norcia, “Ora et labora“, se gli scolari preferiscono …i supplenti!
Dopo un po’ di decadenza nel 1203 si pose la prima pietra di un nuovo Monastero, secondo lo stile gotico-cistercense, tuttora mirabile per il pellegrino, che si concluse nel 1217.
Lascio il dettaglio storico che comune a molte abbazie e comunità religiose, riconduce alla loro grande risonanza nel Medio-Evo e oggi molte delle loro ricerche di saggezza (salutistiche ed enogastronomiche) sono a disposizione del turista.
Oggi con la riscoperta di vocazioni monastiche e qualche strategia di accoglienza la Casa ha giovani monaci e ricca è la visita : la pinacoteca, la tipografia , la farmacia, l’Orto dei semplici, la liquoreria, ecc..
Ma oltre a ricordare l’operosità dei monaci , il valore è di fermarsi a contemplare questi luoghi e se parlino a noi consumatori di tutto e subito! La loro storia, lenta ma costante, dovrebbe dare valore al vivere il giorno intensamente, percependo i piccoli fatti/gesti come segnale dei nostri limiti individuali ma anche delle nostre inimitabili vite.
Un percorso virtuale delle bellezze ivi presenti lo si può fare andando qui