Barack Obama passa all’attacco. Nel suo quinto discorso sullo Stato dell’Unione, il presidente americano ha cercato di trasmettere la sensazione di non essere inerte di fronte alle sfide presenti e future dell’America e di tornare a battersi con rinnovato vigore per evitare un impasse politico ed economico e agganciare definitivamente la ripresa. “Il 2014 sarà l’anno della svolta per l’America, un anno ricco di azione”; le parole, pesanti e meditate di Barack Obama, predeterminano un rinnovato impegno per recuperare il terreno perso con il braccio di ferro politico tra democratici e repubblicani e le tante riforme e i tanti cambiamenti non ancora attuati, o fortemente menomati, da un presidente non rieleggibile che si appresta a varcare, ma non si sa ancora se a cavalcare, le elezioni di mid term. Elezioni che potrebbero determinare il corso della seconda parte del suo mandato, dato che i repubblicani puntano ad una maggioranza più cospicua per bloccare le odiate riforme come quella della sanità, mentre i democratici sperano di non perdere troppo terreno e di non lasciare un varco in vista delle prossime elezioni.
Da questo si pu capire il perché delle forti e pesanti parole di Barack Obama, parole rivolte soprattutto nei confronti dei responsabili dello stallo politico a Washington: “se il Congresso rifiuterà di prendere le misure necessarie per sostenere la classe media, le famiglie americane, agirò per decreto“.
Un Barack Obama determinato quindi ad utilizzare tutte le armi istituzionali in suo possesso e che annuncia una dozzina di decreti già pronti. Le cose da fare sono molte, dai provvedimenti contro la discriminazione delle donne, ai servizi sociali, alla revisione necessaria del sistema fiscale.
Oltre a questo, le sfide in politica estera, con il delicato tavolo sul nucleare iraniano in corso e il problema sempre pressante della Siria, per non parlare dell’eterno conflitto israelo-palestinese. Tutte sfide a cui Barack Obama non potrà più sottrarsi, a costo di rimetterci la faccia.