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Obama e la riforma migratoria: è festa in Centroamerica

Creato il 22 novembre 2014 da Eldorado

Fanno festa i paesi latinoamericani all’apertura mostrata del presidente Obama sul tema migratorio. Anche se non si tratta di una riforma vera e propria, il provvedimento permetterà di concedere uno status legale ad almeno quattro degli undici milioni di immigrati irregolari presenti attualmente negli Usa, nella stragrande maggioranza provenienti dal Messico e dal Centroamerica. A rientrare nel pacchetto ci sono i lavoratori con più di cinque anni nel paese e, soprattutto, i bambini giunti a migliaia per ricongiungersi con i genitori emigrati. La misura non è da poco, visto che fino a pochi mesi fa, la promessa era quella di ricacciarli tutti a casa. Obama ha finalmente mostrato il muso duro e l’ha fatto attirandosi le ire dei repubblicani, che ora minacciano ritorsioni politiche e lanciano velenosi strali. La guerra è già cominciata sui media. Le principali catene televisive (ABC, CBS e NBC) hanno boicottato il discorso di Obama, che giovedì sera in diretta, si è rivolto alla nazione per spiegare i dettagli del provvedimento. In cambio di potersi informare, gli statunitensi hanno ricevuto la solita infarinata di Grey’s Anatomy, Big Bang Theory e The Biggest Loser, reality show sull’obesità. Agli occhi dei repubblicani, il decreto spaventa. In fondo, però, si tratta solo di fare ordine: i lavoratori illegali avranno la possibilità di mettersi in regola e di ottenere un permesso di lavoro regolare, della durata di due anni. Il pacchetto irrigidisce invece i tentativi di entrare clandestinamente negli Stati Uniti, pena la deportazione immediata.
Le reazioni positive nella regione centroamericana non si sono fatte aspettare. Il primo a ringraziare Obama è stato Otto Pérez, il presidente guatemalteco. Conservatore come e più dei repubblicani Usa, Pérez ha invece gradito l’iniziativa ed ha annunciato l’istituzione di un forum di organizzazioni umanitarie per garantire la regolarità dell’intero processo. Da El Salvador, la seconda comunità più estesa di immigrati (due milioni e mezzo negli Usa, su una popolazione di sei milioni di abitanti), la notizia è stata ricevuta con giubilo. Per i paesi centroamericani, infatti, si tratta di una misura che dà sollievo, non solo dal punto di vista umanitario, ma anche da quello economico. Guatemala, El Salvador e Honduras ricevono all’anno ognuno più di 4000 milioni di dollari in rimesse provenienti dagli Stati Uniti, dai lavoratori in maggioranza clandestini che spediscono in patria i proventi del loro lavoro. Un toccasana per le pericolanti economie centroamericane, esposte più delle altre agli alti e bassi dei mercati internazionali.
Anche il Messico si è unito al coro delle lodi. Per la cancelleria, la soluzione presentata da Obama non migliorerà solo le condizioni dei milioni di messicani irregolari, ma anche l’economia dei due paesi.


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