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Obama ed il destino dell'occidente

Creato il 14 novembre 2012 da Webnewsman @lenews1

Obama ed il destino dell'occidente

Scritto da Cristian

Obama ha battuto lo sfidante repubblicano alla Casa Bianca Mitt Romney ed entra nel suo secondo, importante, mandato presidenziale.

La vittoria ottenuta ha un significato ancora più importante della precedente conferma. Nel 2008, quando la notte del 4 novembre era stata dichiarata al mondo la sua vittoria, l’America, e con lei tutto l’occidente, accarezzavano un sogno nuovo.

L’ homo novus della più importante potenza occidentale era un presidente di colore, dalle origini umili e dalle idee proprie di quello spirito democratico che incarna il sogno di garantire equità, pari diritti ed il riconoscimento di tutte le minoranze e le etnie.

Ma non era un sogno facile ed Obama non solo lo aveva intuito in partenza ma lo aveva plasticamente dichiarato, “La strada che ci si apre di fronte sarà lunga. La salita sarà erta. Forse non ci riusciremo in un anno e nemmeno in un solo mandato”.

Come afferma lo stratega elettorale Drew Westen parlando di Obama e del suo appeal, “i candidati vincenti sono quelli che hanno una storia personale, dei principi, una maniera di parlare delle proprie virtù e di come si preoccupano per la nazione, un modo di essere, capaci di attirare l’immaginazione del pubblico”.

Il presidente rappresentante di quel 99% della popolazione mondiale, per il quale i movimenti di protesta più importanti si sono chiamati a raccolta in tutto il mondo, era chiamato ad un compito arduo, dovendo operare all’interno di una crisi dagli sviluppi ancora sconosciuti e che aveva gettato gli Stati Uniti nella più grave recessione dal ’29 ad oggi.

Ma vi è di più. Sostenere la gravità del farraginoso sistema economico architettato dalle oligarchie finanziarie e dagli anti democratici centri decisionali di potere porta inevitabilmente a spostare la discussione verso gli effetti sociologici ed antropologici che muteranno gli scenari mondiali.

Obama è consapevole di questo e, in questa seconda chance presidenziale, sarà chiamato a dar voce ad un programma politico dall’imprinting social democratico o, in ogni caso, dovrà necessariamente ridistribuire sforzi e risorse nel nome di una vera equità.

Partire dalla previsione di una tassa patrimoniale è un ottimo viatico ed una dichiarazione di intenti che, se portata ad esecuzione, dovrebbe trovare echi favorevoli in tutto l’occidente.

Le disuguaglianze sono, oggi, il più terribile e nefasto dei mali moderni, veicolatrici della disoccupazione diffusa e di quelvulnus totale della politica mondiale ormai solo in grado di individuare le tematiche della protesta e non di garantire le risposte appropriate.

Parlare di antipolitica è improprio se la si considera il megafono dei movimenti e dei loro leader che fanno della dichiarazione delle iniquità e della corruzione la voce istituzionale.

Ma al termine inerisce anche un altro significato, cioè il tentativo  -  presente in modi diversi in esperienze morali ed intellettuali che vanno da Thomas Mann a Ernst  Jünger  -  di immaginare l'esistenza umana come una libertà sottratta alle logiche del potere, dell'ordine e del conflitto se deviati, corrotti e clientelari.

In questo senso, il significato del termine libertà, intenso nella sua accezione puramente soggettiva, ri – individua l’uomo come il protagonista della propria esistenza e ripone al centro il tema dei diritti civili.

La globalizzazione ha mostrato il volto più scuro della ingiustizia insita in un sistema concepito per arricchire i ricchi ed impoverire chi è già povero.

Risulta ancora più evanescente il tentativo di ristabilire l’ordine perduto, secondo una concezione risalente all’idea del diritto naturale aristotelico ed al razionalismo cartesiano, di fronte alla impossibilità di individuarne materialmente e soggettivamente le entità.

La macchina omologatrice dell’era post – moderna è tal punto assorbente se se ne osserva la  intrusione nelle diverse sfere della vita umana, dalla politica all’economia, dalla società alla religione.

Ciò che le società civili potranno fare, e con loro quegli esponenti politici illuminati che vedono ancora nell’uomo il vero ed unico soggetto decisionale e pensante, sarà ritornare ad esaltare gli antichi valori della solidarietà e delle relazioni umane che un abuso del know how tecnologico e della “iper finanziarizzazione” del sistema economico hanno oscurato in nome di una società alternativa e moderna, liquida, incerta e senza dubbio più povera di idee rivolte al progresso.

 


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