Obama oggi in vantaggio per il numero di delegati, ma l’America non parla il suo linguaggio. Tutte le statistiche dell’Huffpost americano

Creato il 19 ottobre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Obama risulta oggi in chiaro vantaggio su Romney: per vincere le elezioni occorrono almeno 270 voti dei delegati, e il presidente in carica ne conterebbe oggi 277. Pochi più del minimo necessario, ma Romney è più lontano, a quota 206.

Secondo l’analisi dell’Huffington Post americano  - ne esiste ormai una versione anche italiana, Obama dispone di 217 voti “forti”, 60 deboli, Romney di 191 forti e 15 deboli: i voti incerti sarebbero invece 55, un numero tale da rendere incerta la competizione.

Gli Stati dove domina l’incertezza sono il Colorado, la Virginia, la Florida e il piccolo New Hampshire, dove però Obama è dato per favorito.

Quel che colpisce però è che il numero degli elettori di Romney dovrebbe essere più alto. Tutti gli Stati Uniti centrali sono per Romney, tranne il New Mexico, e sono conservatori anche altri Stati orientali e occidentali. Questo significa che per Obama si schiera probabilmente la parte più acculturata della popolazione americana, democratica ma desiderosa di non perdere contatto con il “sogno americano”, come “l’America ideale” di cui spesso parla Barack Obama. I piccoli, popolosi e ricchi di delegati Stati della costa atlantica sono per Obama, fino all’Illinois, dove inizia a farsi sentire l’incertezza. La vasta area del centro America è repubblicana. Due mondi che stentano probabilmente a capirsi.

L’America reale invece non vuole saperne di conquiste sociali, di progresso civile, di sviluppo economico “ecologico”, e tanto meno di tutto ciò che ricordi l’Europa e il temuto Stato sociale con i suoi costi notevoli. E dire che lo Stato sociale ha radici proprio dalla Grande Depressione statunitense del 1929 e fu pensato per dare una garanzia al mondo liberal-democratico. Una sorta di compresso fra capitalismo e democrazia che viene potentemente messa in crisi oggi. Non si accetta di dover pagare per “gli errori di un altro”. “Chi ha sbagliato a non risparmiare per pagarsi le cure sanitarie ne ha colpa”: si leggono frasi di questo genere nelle cronache sulla politica statunitense e sull’evoluzione dei Repubblicani e del loro accordo con i Tea Parthy.

La mappa del voto è accessibile qui, sul sito dello Huffpost americano.


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